mercoledì 23 ottobre 2013
Attenti al lumpen.
La buona Adelphi ha recentemente ripubblicato un romanzo (o romanzetto, appunto) del titanico Roberto Bolano -mi scuso per l'ignoranza informatica, non so far comparire una tilde o qualcosa che le somigli- imprimendogli un titolo che ha incuriosito parecchi di noi: Roberto Bolano- Un romanzetto lumpen. Il dubbio ha iniziato a serpeggiare quando ci si è resi conto che l'altrettanto buona Sellerio aveva già edito il suddetto titolo, traducendolo però quel "lumpen" come "canaglia". Non sembra granchè come distanza, o differenza, ma ad un occhio più teso, il generico "canaglia" si lascia andare ad una certa sottile ironia, poichè gioca di astuzia sulla differente interpretazione: è il romanzetto ad essere canaglia o è una canaglia che fa romanzetto? Ecco, la lettura Adelphi non lascia tanto spazio all'interpretazione, dato che il termine "lumpen" indica genericamente una condizione di alienazione dalla propria classe socioeconomica di appartenenza, quantomeno in un contesto marxista; a volerla mettere giù semplice, può essere tradotto, a livello molto generico, come "sottoproletariato". Capita però che mi balzi agli occhi la ricerca eccezionale di P.Bourgois e J.Schonberg, dove per circoscrivere grossolanamente, salvo poi rimuovere le varie difficoltà e incrostazioni del concetto, una comunità di eroinomani statunitensi si usa il concetto composto "abuso lumpen". Attenzione, però. "Lumpen", qui, è usato dagli autori per descrivere una condizione strutturale di vulnerabilità sociale, corporea, economica e psicologica le cui cause sono state oscurate. Cara Adelphi...
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