domenica 27 aprile 2025

Vaga la mente


 


Vaga la mente / Tra mani e tessuto. / Brusco sussulto.


Disegno di Tanino Liberatore

Poesia di un amico

sabato 26 aprile 2025

L'albero si spoglia
Non è con le radici che raccoglie
Ma con le fate
Dei nostri rumori
La linfa, proverbiale,
Così succhiata fino alle punte dei rami
sputata dalle gemme
Mentre tocchiamo
Il corpo dell'altro
Lontano

(by Fra)

"Fra Terra e Cielo" , mostra di Anna Cigoli, alla Libreria Ponchielli, Cremona, dal 3 al 15 Maggio

 

Fra terra e cielo

Dove tutto quanto avviene.

Atmosfere sospese, figure eteree in scenari bidimensionali ma dai colori profondi dove il blu e le sfumature della terra sono i protagonisti.
I colori del pianeta dove tutto vive, sogna, muore e si rigenera: nel cielo, nell’acqua e poi giù a trovare angoli segreti in un bosco che profuma di pioggia e funghi.
Memorie di lunghe passeggiate in autunno o primavera che ti lasciano nei capelli quel profumo di limo e nebbia.
Immagini che prendono vita come un flusso di coscienza. 
 
Anna Cigoli è nata a Cremona e vive a Casalbuttano.
Ha frequentato il liceo artistico B.Bembo e successivamente, ha conseguito la laurea in pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano.
I suoi lavori fondono spesso la pittura più accademica ad un richiamo all’illustrazione utilizzando varie tecniche come olio, acrilico e acquerello.


edgar allan poe, marginalia

 Gli swedenborghiani mi informano di aver scoperto che quanto affermo nell'articolo per un periodico, intitolato Mesmeric Revelation,è assolutamente vero, sebbene a tutta prima esssi fossero decisamente inclini a dubitare della mia attendibilità- della qual cosa, in quella particolare occasione, io stesso mai mi sono sognato di non dubitare, La storia è pura invenzione dall'inizio alla fine.

giovedì 24 aprile 2025

Wislawa Szymborska - Addio a una vista

Non ce l'ho con la primavera
perché è tornata.
Non la incolpo
perché adempie come ogni anno
ai suoi doveri.

Capisco che la mia tristezza
non fermerà il verde.
Il filo d'erba, se oscilla,
è solo al vento.

Non mi fa soffrire
che gli isolotti di ontani sull'acqua
abbiano di nuovo con che stormire.

Prendo atto
che la riva d'un certo lago
è rimasta – come se tu vivessi ancora –
bella com'era.

Non ho rancore
contro la vista per la vista
sulla baia abbacinata dal sole.

Riesco perfino ad immaginare
che degli altri, non noi,
siedano in questo momento
su un tronco rovesciato di betulla.

Rispetto il loro diritto
a sussurrare, a ridere
e a tacere felici.

Suppongo perfino
che li unisca l'amore
e che lui la stringa
con il suo braccio vivo.

Qualche giovane ala
fruscia nei giuncheti.
Auguro loro sinceramente
di sentirla.

Non pretendo alcun cambiamento
dalle onde vicine alla riva,
ora leste, ora pigre
e non a me obbedienti.

Non pretendo nulla
dalle acque fonde accanto al bosco,
ora color smeraldo,
ora color zaffiro,
ora nere.

Una cosa soltanto non accetto.
Il mio ritorno là.
Il privilegio della presenza –
ci rinuncio.

Ti sono sopravvissuta solo
e soltanto quanto basta
per pensare da lontano.

mercoledì 23 aprile 2025

da " Animalia " di Julio Cortazar

 Paese chiamato Alechinsky

 

Lui non lo sa che ci piace vagare nei suoi dipinti , che da molto tempo ci avventuriamo nei suoi disegni e nelle sue incisioni, esaminando ogni angolo e ogni labirinto con un'attenzione segreta, con un interminabile  palpare di antenne. Forse è giunto il momento di spiegare perché rinunciamo per lunghe ore, a volte per tutta una notte, al nostro destino di formicaio affamato, alle interminabili file che vanno e vengono con pezzettini d'erba, briciole di pane, insetti morti, perché da molto tempo aspettiamo ansiose che calino le ombre sui musei, le gallerie e gli atelier (il suo, a Bougival, dove abbiamo la capitale del nostro regno) per abbandonare le incombenze del tedio e salire verso i luoghi dove ci aspettano i giochi, per entrare nei lisci palazzi rettangolari che si aprono alle feste

martedì 22 aprile 2025

Voleva

 Desiderava tanto baciare delle labbra: morbide, umide,  crepitanti come capelli elettrici... Voleva impazzire al calore di una mano».

 

 

                       da "Un uomo inutile" , Sait Faik Abasiyanik

libri

 

Libri

 

Patti Smith: A Book of Days


 

"Angheloi"



Ogni volta che mi imbatto nel funambolico salvataggio di una memoria che pareva destinata inesorabilmente alla più inosservata delle derive, mi chiedo alle testimonianze di chi, tra i vivi che mi circondano, me compreso, toccherà la stessa fortunosa sorte.

Ci vedo tutti come fragili aerostati, nel peggiore dei casi palloni gonfiati, o semplici, onesti aeromobili giustamente presuntuosi, fanciullescamente fiduciosi della nostra propria portanza, che a un certo punto deflagrano in pezzi, e i pezzi si sparpagliano in un'area di gioco per il nascondino dallo sterminato raggio.

I Nessuno, I signor Carne da Cannone dei tempi, quelli senza mausolei, quelli rimasti soli all'arrivo, hanno poche carte da giocare. Anche chi, eventualmente, si prendesse cura del loro ricordo con una lapide o qualche amorevole tutela di reliquie, nella maggior parte dei casi non potrebbe ambire ad altro che ritardare il dissolvimento.

Qualcuno o qualcosa prima o poi butterà o disintegrerà tutte le suppellettili di pertinenza dei  corpi cadaveri e di quelle nostre menti abbandonate da una coscienza che, spero, si sarà librata altrove e fusa con altre entità. Ma c'è sempre un Oetzi. C'è sempre una Lucy. I brandelli saranno nel vento e chissà se e quali si ritroveranno, capitando esploratori per caso in qualche profonda gola di torrente: un pezzo di fusoliera, una cloche, una turbina, una valigia. 

Eccone una, guarda. C'è dentro roba ma non c'è il nome. Racconta quello che contiene, felice di essere scampata, ancora per qualche attimo, al nulla. Per un contenuto non c'è destino più glorioso: sopravvivere del tutto scollegato dal nome del suo artefice. Chiudi gli occhi e fai, anche solo a spanne, una stima delle soffitte abbandonate, solo in questa città. E immagina, dentro di esse, valigie chiuse. E a ogni valigia attribuisci le fattezze e la missione di un "anghelos", un messaggero misterioso. 


lunedì 21 aprile 2025

Tre rose


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Una rosa disse: eccomi.
L’altra disse: voglio nascondermi.
La terza disse: vorrei vedere oltre questo muro.

(Fra, 2025)
 

Infanzia di Prospero

Ascoltavo le arie da una vecchia radio color cioccolato.
Le imparavo e le cantavo a squarciagola, diffondendole nel cortile e nelle aie vicine.
Cantavo, cantavo, libero come non lo sarei mai più stato, bimbo singolare.

Margherite sfidano il ‘pericolo di morte’



Vita e morte
In sinergia

sabato 19 aprile 2025

Come la piena

Che le vostre passioni possano essere forti come le acque del fiume in piena.




FUORI 1971-1974

 FUORI!!! | NERO Editions

il tempo degli assassini

 

Fuori, sì

 Tre amici, tre intellettuali – i sociologi Didier Eribon e Geoffroy de Lagasnerie, e lo scrittore Édouard Louis – da oltre un decennio hanno sviluppato una relazione profonda, il cui nome è ancora tutto da inventare. Giorno dopo giorno i tre trovano un modo nuovo per condividere le idee e il mondo, caratterizzato da riti, luoghi, temporalità e connessioni culturali e sociali. 3, dunque, diventa un titolo che è anche una rivendicazione. Anzi, un’aspirazione al fuori: il racconto e la teoria di un rapporto militante che contrappone la curiosità, l’apertura e la creatività dell’amicizia alle chiusure di ogni familismo. Chiamando in causa Cicerone, Montaigne, Bourdieu e Barthes, ma anche Patti Smith e Sophie Calle, il libro interroga la scelta di non avere figli e i tempi che l’esistenza domestica impone agli individui, e tesse l’elogio dei luoghi pubblici, affollati e d’intimità condivisa, del «fuori» contro la sterilità di ogni «dentro» casalingo. Tra saggio autobiografico, pamphlet e trattato, 3 ci invita a riscoprire e reclamare affetti e incontri che la società tende a tarpare e sminuire, e a cui non sa, o non vuole, riconoscere diritti, provocandoci a ripensare la vita attraverso le coordinate intellettuali di un’utopia concreta e vissuta quotidianamente.

Fuori

 

venerdì 18 aprile 2025

Uomo-Bambino

 Vieni via con me, Uomo - Bambino,

Attraverso le acque e le lande selvagge.

Prendi nella tua mano la mano delle Fate

Perchè è il mondo, è più fitto di pianto di quanto tu possa capire

giovedì 17 aprile 2025

Il Desiderio veste il vento di foglie


 


L' ULTIMO DEI CHIURLI

 

Intorno alla metà del Novecento il chiurlo eschi­mese è stato dichiarato estinto. Questo piccolo, in­classificabile libro racconta l’odissea di uno degli ultimi esemplari, che a ogni primavera, mosso dal­l’istinto, dall’Antartide fa rotta verso l’Artide per accoppiarsi – e per garantire la sopravvivenza del­la specie. Una condizione tragica, la sua, giacché mai ha conosciuto i suoi simili, sterminati per pu­ro diletto a partire dall’Ottocento. L’ultimo dei chiurli parte così per un viaggio che ha del mira­coloso: Patagonia, Paraguay, Honduras, Messico, Stati Uniti, Canada... Supera catene montuose e vulcani, burrasche e tempeste di neve; copre mi­gliaia di chilometri in pochi giorni, senza riposare né sfamarsi; sorvola foreste, fiumi, laghi, paludi; si libra sull’oceano come sulle Ande e sulla pampa. Ma se finora ha sempre affrontato la spedizione da solo, questa volta ha la ventura di imbattersi in una femmina della sua specie, con cui involarsi verso il luogo da lui scelto per riprodursi: pochi conte­si metri di terreno spoglio nel Nord più estremo. Sempre che il Destino, nei panni esecrabili dell’uo­mo, non si metta di traverso. Al lettore non resterà allora che accompagnarli, complice e rapito, nella loro perigliosa, irrinunciabile missione, sull’ala di una prosa che per audacia, anelito e resilienza sa essere all’altezza di quel volo prodigioso.


mercoledì 16 aprile 2025

Onorando Maria Lai


 

 

 

 

 

 

 

Legava le montagne.
Montagne ricche di piccole caverne abitate da donne che con le loro voci raccontandosi cose in un mormorio incantevole tessevano legami nel mondo tra esseri molto lontani o geograficamente o psichicamente. 


Rai Cultura: Maria Lai "Legarsi alla montagna"

UNFOLDING - Duccio Guarneri


 

martedì 15 aprile 2025

L'imbrunire


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(foto di Giulia)

La poesia

 Questa notte,uno dei suoi amanti le ha gridato : "La poesia è meravigliosa ma  la caverna magica è solo ombre"

Raccolta nel suo  letto,sfinita, lei ha ricordato, guardando l'alba arrivare:

_L'albero oltre i suoi limiti caparbio si protende

e con tutti i suoi rami dà la scalata al cielo,

si attacca ad ogni vento,ad ogni uccello in volo,

invano proiettato in ciò  che lo trascende.

E il poeta che dice? Non parla. È imbarazzato.

Nell'aggrapparsi all'aria non è suo il primato-

                        Wislawa Szymborska

lunedì 14 aprile 2025

Sai aspettare?


‘Sai aspettare?’

‘So bruciare’

‘Fino alle braci?’

‘Fino alle braci’

‘E’ perfetto’


-disse Chandra Livia Candiani-


                                                     ‘Segni su pelle

                                                      tracciano ardenti vie. 

                                                      Rosso che guida.’


                                                      -Risposero-



Di boschi, di demoni e di streghe


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L'Urlante

È un demone che alberga la corteccia dei faggi e da cui si palesa allorché qualcuno o qualcosa disturba la sua quiete. Molto geloso della propria privacy e amante del silenzio, spaventa con urla belluine e raccapriccianti l’ignaro viandante che sia transitato nei suoi pressi: chi ha avuto la sfortuna di udirle trascorre ancora oggi le notti insonne, con la luce accesa e sobbalzando di paura a ogni scricchiolio. 

Orso cerca casa


Orso cerca casa
Sui monti vicino al cielo
Tra le viti 
Le tempeste
Le piene zuppe di terra
L'aria secca di agosto
Le api assetate
Le cigale assonnate
I sogni persi
tra i pesci del torrente
Sui sassi, nelle buche,
a mollo tra dighe
dimenticate
Lavori in corso
Frane copiose
Fantasie che scorrono
Tra mani di streghe
Pensieri antichi
Nei boschi
Foreste di radici
Maledette
Sospirano
Tra gli spiriti vivi
Delle case di pietra

(La  Fra)


 

Infanzia di Anna



Un abbraccio lungo una vita.

Ero piccola, alta poco più del bracciolo della poltrona, la mia mamma davanti a me che diceva qualcosa, ero alta come lei in ginocchio.
Era felice e anch’io.
Era tutto bello e perfetto in quel momento, nel salotto di casa mia.
Moquette marrone, poltrona a quadretti, io, la mamma e tanta luce del giorno che entrava dalle finestre.
Ho espresso un desiderio, forse l’unico che si sia mai avverato: “voglio ricordare sempre questo momento”.

Così è.

Nella fiducia è nato l'incontro


 

domenica 13 aprile 2025

First Page - estratto pp. 70-73 (txt. generazione Deep SeeK - img. generazione Adobe ID)


“Se questo testo inizia a scriverti, non allarmarti. È normale.”

   pp. 70-73








 

Patrizia Cavalli

Se perdo è giusto che io non sia amata.

Perdo perché non sono amata.

Perdo.

Faccio apposta a perdere.

Ho le mie buone ragioni.

Se perdo soffro di perdere, quindi sono spregevole.

Non sono amata perché sono spregevole.

Sono spregevole, non ho speranza di essere amata.

Giocare e’ spregevole.



Da: ‘Datura’, Patrizia Cavalli

Infanzia ...di F.

 Mio cugino si chiamava Guglielmo .aveva alcuni anni più di me-

Lo trovavo bellissimo e gli toccavo appena potevo gli zigomi forti.

     Era un pugile, cosa che lo rendeva divino ai miei occhi.

Veniva a trovarci molto spesso.

Un giorno venimmo a sapere che nel combattimento gli avevano rotto il naso.

Quando ritornò da noi,gli salii in braccio e gli accarezzai il naso spezzato.

 La stufa accesa cantava, la famiglia attorno parlava con morbide voci  e,piano, piano andarono tutti di sopra a dormire

Mi addormentai lentamente , io in braccio a lui, la nostra vecchia gatta in braccio a me.

   Non tornò  a casa,rimase a dormire sino a mattino sulla sedia per non svegliarmi.

Il caldo del suo forte corpo mi avvolge ancora nel ricordo

Ugo Pierri

 Addestrati miliziani

Trascorrono le loro virili esistenze

Oltraggiando popoli e paesi

sabato 12 aprile 2025

Librerie


 

Stanno lì. Ad osservarci guardinghe. Raccolte di ciò che siamo stati nel corso della nostra vita. Raccolte di ciò che avremmo voluto esplorare. Lande desolate che avremmo voluto attraversare. Vette del pensiero che avremmo voluto scalare.
Cosa farne di quelle rocche adamantine dell’essere? E di quelle frasi, sequela di segni pregni di sensazioni che non abbiamo mai avuto il coraggio di esperire?
Diventano torri d’avorio abitate da sirene. Il loro canto ci attrae fuori dal mondo, ci invita ad abbandonare la melma per battezzarci nella purezza di altri esseri. Siamo eterne inadeguatezze rispetto a ciò che è stato e a ciò che vorremmo essere.
Ma non è la nostra vita. Non sono i nostri fallimenti e le nostre debolezze. Sono solo librerie. Sono accumuli quantitativi di vite altrui.
La vigliaccheria di cui diamo prova ogni giorno non trova riscontro nella loro limpidezza. E che fare di ciò che vorremmo a volte ridurre ad un semplice ricordo, che fare di quel mondo insanguinato in cui sgusciamo ogni giorno?

I caratteri a piombo hanno lasciato il loro segno funereo sull’immacolata carta. Il nero si contende la pagina con il vuoto, delineando glifi che andiamo ad inseguire col dito. Sogni, utopie, desideri. Incubi, massacri, bisogni. Di questo si riempiono quegli scaffali. Oltre alla polvere.
Vorremmo essere libellule, leggere sulle rive dei ruscelli. A bagnarci le ali nelle fresche acque. Ma siamo falene che girano intorno alle poche luci. A volte ci bruciamo semplicemente le ali in una candela che abbiamo scambiato per il sole. Una fine che avrebbe fatto sorridere perfino Icaro. In fondo, però, è più facile padroneggiare una candela che una stella.
Dove sta l’eccedenza? In ciò che non ritroviamo già scritto da mani altrui, sconosciute, estranee? Perché è così difficile semplicemente esistere per sé stessi, senza ragione alcuna? Siamo forse rose che cercano costantemente la loro giustificazione altrove?

Barricate, quello possono diventare le librerie. Ostacoli da frapporre alla vita che ci circonda, o meglio alla sopravvivenza che filtra attraverso gli infissi. Questo cumulo di miserie ed infamie, battiti e processi fisiologici che meccanicamente proseguono, questi sì, senza un perché.
E noi, qui, pronti a vivere sempre un’avventura diversa, scorrendo con gli occhi i dorsi sempre allineati sullo scaffale. Sull’attenti nell’attesa di incrociare il nostro sguardo addolorato.

Ma chi ci dirà che è ora di chiudere il libro e vivere da noi?

https://abirato.net 

2025


 

venerdì 11 aprile 2025

Infanzia di...Nina

 A piedi nudi saltavamo dal fienile di sotto...era un'estate calda...sudata ...correre correre...fra una fila di mais e l'altra...e via...dolce l'anguria rubata...

Infanzia di Nina

 Correvo con la mia bicicletta nel buio della notte...spesso la luce non si accendeva...

La nebbia densa come una cioccolata...pedalavo forte...ma non avevo paura...nel campo...si nascondeva... chi voleva la mia innocenza? 

Luciano P.


 

giovedì 10 aprile 2025

CREMONA ANNI '50: nelle fotografie di uno straordinario artista anonimo


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Potevamo permettere che queste foto finissero al macero o disperse in mille rivoli su qualche mercatino?

Poco importa che il salvataggio si sia concluso nel posto più losco e ambiguo che si possa immaginare: il parcheggio di un centro commerciale.
Poco importa che le precedenti sulfuree tutrici siano comparse all'improvviso, une e trine, con sembianze e stravaganze degne di un sabba shakespeariano.
Poco importa che l'autore degli scatti sia un signor nessuno, che siano signori nessuno i mille volti ritratti.

Certezze ne abbiamo ben poche.
Data di nascita del fotografo: 1934.
Segni particolari: bazzicava le case di piacere cremonesi.
Epoca delle foto: primi anni '50 del secolo scorso.
Luoghi immortalati: Cremona e immediati dintorni.

Salvate come un Mose' dalle acque alluvionali della Fretta e dalla voracità spasmodica del Subito, non potevano trovare mani migliori ad accoglierle che queste pareti, muro e difesa per orfanelli smarriti e infreddoliti.

 

In Libreria fino al 30 aprile 2025.

Senza

Che poesia rimane

Senza l’istinto di mangiarsi il cuore 


Quando le piante si schiudono

Nella luce


E non puoi ingerire

Questo amore

Infanzia di Franca

 Sono nata in un giorno di primavera.

Mia madre si stava facendo portare in taxi all'ospedale e si stupiva di sentire che stavo nascendo ma che non sentiva alcun dolore .

Mentre il taxi correva veloce nella campagna  si alzò un improvviso vento nero e fortissimo che faceva piegare gli alberi.

Tra   i rumori del vento mia madre sentì una voce lontana chiamare : Franca, Franca...

In quel momento seppe che ero una femmina e che quello era il mio nome-

Ogni compleanno mi raccontava questo, e le venivano i brividi.

A sette anni credetti di capire che il vento era mio padre

A diciassette credetti di capire che era mio amante

 

 

martedì 8 aprile 2025

eros

 io lo chiamo Eros, secondo le parole di Parmenide il più antico degli dei...il colpo d'ali di quel dio mi sfiora ogni volta che compio un passo essenziale nel pensiero e mi avventuro per una strada inesplorata

 

           senza eros restiamo imprigionati all'interno dell' inferno dell' uguale

 

cosa vuol dire amico, oppure amante, non sarà piuttosto amante ?

E l'amico non reintrodurrà proprio nel pensiero il rapporto vitale con l'altro che si era creduto di poter escludere dal pensiero puro?

E' proprio per questo  che l'intelligenza artificiale non è capace di pensare, perchè non ha alcun amico,non ha alcun amante. L 'eros le è estraneo, essa non ha alcuna bramosia che va verso l'altro

Ugo Pierri

 Pungolato l'ego marziale

Urge armarsi fino ai denti

Tramontate le Ideologie della storia

Inumato il sol dell'avvenire

Non ci resta che una nuova età dell'ansia

lunedì 7 aprile 2025

La douce route jaune



Non lo saprei tracciare il tragitto che mi ha portato ai Pirenei. Resterà un ricordo senza coordinate. Era stato tutto un andare a caso, senza mappa o navigatore, che ancora non usavo. Evitavo le autostrade e seguivo i contrassegni stradali gialli che indicavano le strade dipartimentali e, con essi, il mistero. Anche con una certa apprensione, da tanto inesperto che ero, al nostro primo salto nel ricco ignoto delle derive: un mulo meccanico che ne trasportava un altro umano e nessuno dei due aveva idea di quanto saremmo durati. Abbiamo tagliato tutto il Paese nel mezzo e se lo fai così, te lo garantisco, ti rendi conto di quanto è grande e vario lo spazio dei francesi, molto più che a star a ragionare su una carta geografica, con le sue proiezioni fallaci. Ricordo quasi neanche un toponimo di questo spigoloso incedere. Solo attimi di stellate sorprese durante pisciate notturne, zone industriali, altipiani ventosi e, poco prima di avvistare il Pic du Midi da lontano, quest'alba fatta solo di girasoli. Gialli come i cartelli delle strade che mi dettavano la marcia e come i mattoni di un ben noto sentiero. Credo di aver cominciato in quel mattino a sentire per la prima volta sommarsi all'inquietudine del viandante il gusto dolce della pace del viaggio. Non la recupererò mai l'esatta latitudine e longitudine di questo metro quadro di strada stretta in mezzo alle colline dell'alta Garonna. Resterà come un sogno lucido la testimonianza di questa fuga infinita di girasoli carnivori di luce che diventano, man mano che la prospettiva si fa più profonda, piccoli occhi, piccole stille, piccoli bottoni, enormi galassie ma viste piccole, da lontano, con la mente ancora un poco pigra di sonno. 


 

Imbucare qui: 45°07'57.5"N 10°01'05.8"E


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

domenica 6 aprile 2025

contro il riarmo

 

Venere

 Venere è la dea della contraddizione, di tutte le contraddizioni-lo dimostrano i suoi miti e i suoi culti- o meglio di tutto ciò che manifestandosi in parole si esprime in termini contradditori. Venere è l'impossibile, l'assurdo che si dimostra vero con la sua presenza.

  Venere è vita e morte, gioia e dolore, estasi e spasimo, benevolenza e crudeltà, cacciatrice e preda, toro e agnello, maschio e femmina, desiderio e distacco, gioco e violenza

l amante cauto

 l'amante cauto

è un uomo ebbro

di precauzioni

 

            D.A.F. De Sade

sabato 5 aprile 2025

Gilda dell'ombra

    I fotografi rubano le anime, è vero,ma la Gilda dell'ombra, in qualche forziere nascosto, le conserva con cura.

Infanzia ...di Moreno

Camminavamo insieme nel campo di erba medica, dietro  la scuola.

Ti  sentivo

Fu più forte di me. Ti spinsi giù in mezzo all'erba

Brucio ancora adesso di vergogna.

Brucio ancora adesso di piacere

venerdì 4 aprile 2025

Boom!

 










Lo incontrai l’ultima volta un pomeriggio poco prima di Natale dello scorso anno, rintanato nel suo laboratorio di Ispra invece di godersi meritate vacanze.

Sei sicuro di essere in grado di maneggiare correttamente quella roba? gli chiesi al di qua dello spesso vetro piombato.

Tranquillo, mi rispose, è solo un nuovo tipo di fuoco d’artificio. Non è pericoloso se si è precisi con le quantità di componenti da miscelare.  

Lo lasciai ai suoi esperimenti, francamente un poco preoccupato del loro possibile risultato. Non rispose neppure al mio saluto, tant’era impegnato a far calcoli con il ridicolo pallottoliere da cui non si separava mai.

È il migliore strumento di lavoro, sempre pronto e non ha bisogno di inutili pile o ricariche, diceva a me e a chi gli chiedeva perché insistesse a usarlo.

Tuttavia, alla luce di ciò che avvenne poi, forse avrebbe dovuto dar retta agli scettici e dotarsi di uno strumento più moderno che permettesse una maggiore precisione nei decimali nel calcolo delle masse critiche.

(photo by Faber)

Infanzia ...di Guglielmo A.

 " È nata la figlia della  zia"

Non so ancora perchè ma ho preso la mia bicicletta, ho fatto sedici chilometri sotto pioggia e vento di primavera e ho raggiunto il tuo paese. Sono arrivato che  il sole splendeva di nuovo. Eri nella tua carrozzina, sotto un pesco in fiore.Avevi già gli occhi aperti e quando mi hai visto hai sorriso e hai fatto un piccolo sospiro, come se mi avessi atteso. Questo ho pensato io.

  Non ho potuto proteggerti, come desideravo ,dalle cose della vita ma non ho mai smesso di amarti. Di un amore sconosciuto, senza nome  su cui ancora mi interrogo.

Ieri era, come ogni sera ( Ugo Pierri)

 

mi ha telefonato putin


mi ha assicurato che a lui più dell'europa interessano l'istria e la dalmazia

luoghi ameni magnifico mare

ritiene che  siano le località frequentate da ulisse nel suo omerico peregrinare


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mercoledì 2 aprile 2025

La fedeltà di Ugo

 
*P*otrebbe riprendersi le antiche province

*U*na alla volta ragionevolmente

*T*ornerà l'ordine costituito

*I*nni e bandiere rosse canteranno nel vento

*N*essuna bocca riderà senza denti

Ugo Pierri

 *M*entre le stelle sbigottiscono


*U*briache di satelliti

*S*ogna un mausoleo su marte il

*K*aiser dell'etere

Infanzia ...di Aurelio

 Un giorno  mio cugino ed io nell'orto del nonno decidemmo di assaggiare tutto quello che c'era. Avevamo cinque anni entrambi.  Lui avrebbe mangiato quello che si vedeva, io quello sottoterra. Poi il contrario.

A sera ci portarono in ospedale tutti e due.

Eppure non ricordo il mal di pancia, ricordo solo io e lui nel sole a dividerci fraternamente il sotto e il sopra del mondo.

martedì 1 aprile 2025

La veranda di Rosa


 

Infanzia di Wanda

 Lui abitava di fronte a me, in una stanza sopra l'osteria dove lavoravano i suoi genitori.

  Una sera si affacciò alla finestra, noi bambine giocavamo giù nel cortile.

Aveva tra le mani l'uccello.

Un silenzio improvviso. Poi l'urlo feroce di Catia:- E' il manico della scopa, è il manico della scopa...

infanzia ...di Marcello

 Abitavo alla fine del paese, un cortile che si chiamava "Vicolo Chiodo".

Dato che ci lavoravano tre falegnami io pensavo che si chiamasse così per quello.

Un giorno a scuola un bambino mi gridò: -Tu sei quello che abita a Vicolo Chiodo, il vicolo di quelli che  fanno i debiti perchè non hanno i soldi neanche per il latte"

Fu così che seppi che chiodo voleva dire debito e che ero povero

Infanzia di Andrea

Rischiò

Di essere un po'

Tutto a base di suore, 

Di preti, 

Divieti. 


Poi, però,

Il prog rock.


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La noia fertile mi dirottava verso i dischi dei grandi, perché quelli del gatto con gli stivali anche basta, grazie. Una volta imparato a calar giù la puntina e a spostare il selettore da quarantacinque a trentatré giri, ebbi accesso alle più profonde liquidità dei sogni che erano stati, fino ad allora, privilegio di un fratello maggiore. Da essi, il punto di non ritorno fu un lento, misterioso incipit, costruito a partire da un crescendo di uccelli che urlavano un caos via via più saturo, e mi siringavano nell'immaginazione un vasto panorama di abissi verdi e umidi di cascate. Introducevano la prima traccia, che credevo mi avrebbe fatto compagnia per i soliti tre o quattro minuti di metadone sonoro e invece proseguiva fino all'ultimo solco del lato A. Ammazzandomi di colori, deviandomi e plagiandomi in modo molto più efficace di quanto i miei genitori temevano potesse accadere tramite l'assorbimento dei cartoni animati giapponesi della prima ora, a loro dire unici responsabili di tutto il camponario dei miei tic nervosi. Disteso sul pavimento del soggiorno, a fissare, durante l'ascolto, un lampadario fatto di piastre cromate che mi riflettevano più e più volte. Sul tavolo in cucina, abbandonati e lasciati in custodia al ronzio del frigo, il quaderno dei dettati, quello di una matematica a cui già intendevo fermamente sfuggire, un sussidiario di terza elementare aperto su una qualsiasi pagina  riguardante la scrittura cuneiforme dei sumeri. Nell'aria domestica, palpabile, la paura del rientro serale di mio padre, del suo sguardo sui miei compiti. E ancora oggi non trovo giusto ricordarlo solo così.

Original Soundtrack: Yes, "Close to the Edge", 1972

Dove Adriana e Alberto riflettono sul loro amore