venerdì 11 luglio 2025

Goffredo Fofi


... dedicare la nostra esistenza a qualcosa che non appartiene alla sfera della sopravvivenza, del successo o dell’arricchimento, alla sfera della cosiddetta felicità privata, ma a qualche cosa che dia valore e sostanza all’idea dell’uomo che tu ti fai e che l’umanità si è fatta nei momenti migliori della sua storia

I potenti e gli esseri umani

 Francesca Albanese, relatrice speciale dell’ONU per Cisgiordania e Gaza, ha reagito all’annuncio di sanzioni da parte dell’amministrazione Trump con un post su X: «I potenti puniscono chi parla per i senza voce, non è un segno di forza ma di colpa».

 

"  Ma quello che voglio dire è: sono solo un essere umano. Non vengo nemmeno pagata per fare quello che faccio. Sto mettendo in gioco tutto quello che ho. Se io posso farlo, allora anche voi, la vostra gente, i vostri politici, la mia gente possono fare almeno questo. Insieme possiamo resistere a questa pressione".

Goffredo Fofi

 , Non mangio niente che abbia gli occhi (2022), 

                                                       Goffredo Fofi 

Goffredo Fofi

 

È morto Goffredo Fofi. Era nato nel 1937. È stato il maestro, il padre di molti di noi. 



giovedì 10 luglio 2025

Lo strano caso dell'eclissi di Sant'Antonio



Di tanto in tanto, dietro una foto, ci sono storielle buffe e ho pensato che potesse essere divertente raccontare quella relativa a questo scorcio notturno di Pacentro, fotogenico centro abitato ai piedi della Majella.

Solitamente, scatto senza premeditazione e scelgo i soggetti e li inquadro mentre vado in giro, man mano che mi ci imbatto, siano essi viventi o inanimati. In certi casi, però, capita che pianifico. In questa circostanza, ancora prima di raggiungere la destinazione, avevo studiato la mappa per stabilire le coordinate del miglior avamposto panoramico sopra il paese e, avendolo localizzato nei pressi del periglioso curvone di una strada provinciale, mi ero riservato di verificare in loco i rischi e la fattibilità del blitz documentativo.

Raggiungendo a piedi il punto prescelto, ho quindi avuto modo di notare una sorta di sentiero in salita che, attraverso alcune rampe di scalini, conduce a una stretta balconata sulle rocce, sulla quale trova dimora stabile una statua di Sant’Antonio da Padova, che dall’alto veglia mite sulla piccola municipalità abruzzese. Mi è sembrata un’ottima e più sicura alternativa al curvone della morte e, una volta raggiunta la meta, ho avuto modo di constatare che la vista era anche migliore di quella offerta dal luogo scelto in origine. Dopo aver realizzato una prima serie di scatti diurni e  osservato la direzione in cui sarebbe calato il sole, ho stabilito che sarei tornato in prossimità del crepuscolo armato di treppiede per tentare di realizzare al meglio una panoramica notturna con i mezzi non professionali a mia disposizione. Mi sono quindi intrattenuto in paese fin verso le otto, reperendo interessanti informazioni tra bar, vicoli e piazze, e ho poi recuperato l’attrezzatura per dirigermi di nuovo al piccolo belvedere. Dopo aver sistemato e orientato il supporto e aver provato le inquadrature, ho consumato lì la mia cena in attesa della luce giusta.

Ora, è problematico, per me, ottenere una notturna appena decente. Dico sempre di non avere competenze fotografiche e di stare bene così, felicemente libero e ignorante, ma in casi come questi raccolgo tutte le informazioni utili per ovviare, nel modo più ortodosso possibile, alle carenze sia tecniche che tecnologiche. Ho, infatti, a disposizione una macchina bridge dal sensore piccino e approssimativo, roba che i 'veri" fotografi storcono il naso ma mi consente di muovermi agile e spensierato, e uno smartphone che si impegna per quanto può ma ha anch’esso i suoi ovvi limiti. Una volta impostati i tempi di esposizione, ISO, rapporto focale e bilanciamento del bianco al meglio delle possibilità offerte dal mio equipaggiamento, non avevo che da preparare un breve tempo di autoscatto per non trasmettere nessuna vibrazione al momento della ripresa e poi incrociare le dita.

Avevo appena effettuato quest’ultima, scaramantica operazione, quando, traditore e nascosto tra le rocce e i cespugli, più in basso rispetto al balconcino, un insensibile faro mi entra puntualmente e diligentemente in funzione inondando di gloriosa luce elettrica la già idealmente fulgida figura di Sant’Antonio e mandando a ramengo tutti i miei piani. Io ho al mio attivo una certa disponibilità di paranoie e nevrosi, che custodisco con cura, ma ancora non credo di aver avuto allucinazioni. Sono però quasi certo di aver udito la statua soffocare a stento una risata di fronte al mio silente disappunto. Apostrofandolo di rimando, ho chiesto all'illustre Dottore della Chiesa  che cosa trovasse tanto divertente, visto e considerato che era certamente condannato a trascorrere notti insonni con un simile fascio di luce proiettato negli occhi. Tutti segni di perfetta salute mentale, da parte mia, per non parlare di quanto realizzato in seguito.

Tutt’altro che incline alla resa, infatti, ho stabilito di scavalcare la balaustra, calarmi sulle rocce sottostanti nella semioscurità, raggiungere il faro, coprirlo con la mia giacca a vento il tempo necessario per realizzare un paio di riprese, riarrampicarmi sulla balconata e utilizzare le due fotocamere a tempo di record, montandole e smontandole in successione sul treppiede. Come operazione preliminare, ho ritenuto opportuno chiedere scusa per l’affronto a Sant’Antonio, assicurandogli che l’incidente sarebbe stato archiviato in pochi minuti, e, subito dopo, domandargli assistenza e apposite preci nelle alte sfere affinché non precipitassi nel dirupo sottostante durante la mia scriteriata impresa.

Ero ben conscio anche di un altro rischio, ossia che dal paese qualcuno potesse notare la mancanza di illuminazione al belvedere. Ero, in pratica, contemporaneamente in odore di scomunica, eresia, arresto per turbativa di pacifica comunità e relativa sanzione amministrativa. A tutto questo pensavo, dialogando con la statua, mentre mi districavo tra i cespugli e raggiungevo la maledetta luce bianca. Conclusa con successo l’operazione di oscuramento e riguadagnata la postazione, mi sono prodotto in una performance che non ho timore di definire olimpica, ben sapendo che il risultato finale non sarebbe stato minimamente degno di una medaglia o di un premio in denaro, né in nessun altro modo redditizio (altri dati utili per la mia profilazione presso le accademie di investigazione scientifica).

Avevo appena realizzato la prima serie di scatti con la prima fotocamera che, lanciando lo sguardo verso la strada provinciale, un cento metri più in basso, ho notato la figura di un uomo anziano, fermo a bordo strada che guardava in alto, scrutando nella mia direzione. “Ecco, lo sapevo, ci dobbiamo sbrigare Sant’Antò…”. Ormai comunicavo a getto continuo con il pio autore dei celebri Sermoni, poiché sentivo che era dalla mia parte e faceva il tifo per me, e con lui il bambinello che teneva in braccio. Del resto, era pur sempre un francescano, un ex aristocratico che aveva abbracciato la povertà evangelica e si era schierato a favore dei disgraziati. Un mentecatto come me non poteva che suscitare le sue simpatie. Daje, Anto’, ancora una e poi ti riporto alla luce.

Nonostante temessi di veder spuntare dalla strada i lampeggianti blu dei carabinieri e, perché no, di un’auto medica pronta a trasferirmi al più vicino reparto neurologico, l’intera operazione è stata portata a termine con l’approssimativo risultato che si può qui osservare e senz’altro incidente che il resoconto di un anziano signore, all’improvviso comparso tra i tavolini dei bar della piazza del paese a riferire. Mi piace pensare che il faro sia tornato a illuminare la statua nel momento esatto in cui tutti si sono voltati a guardare in su nella sua direzione, sancendo così la nomea di visionario, probabilmente dedito all’alcol (“Te l’ho sempre detto che non mi è mai piaciuto quello lì”) dell’unico testimone del misterioso caso dell’eclissi di Sant’Antonio, in una tranquilla e silenziosa sera di fine giugno.

P.S.: A riprova della veridicità degli avvenimenti narrati, si rende disponibile scatto ultragrandangolare supplementare che documenta l'effettiva presenza del santo.






Sensualità Sensibilità Contemplazione


Perché parlare.
Non servono parole.

 

(Titolo e testo Libreria Ponchielli)

sabato 5 luglio 2025

Senza Titolo




Vorrei vederti

Nella fetta di buio

Che separa la tua luce 

Dalla mia 


Luna intensa

Sei un bottone nel cielo

Tieni insieme il lembo del

Sogno

E il tessuto dell'inconscio



(Seconda fotografia adattata da Andrea P.)


In esposizione da oggi "Ascend.exe" di Roberta Boccacci, alla Libreria Ponchielli

 







venerdì 4 luglio 2025

Lou Reed, il Tai Chi e l'arte di invecchiare con gentilezza


Prima ancora che essere un manuale sul Tai Chi, cosa che effettivamente in buona parte è, Il mio Tai chi. L'arte dell'allineamento (Jimenez edizioni, traduzione di Natascia Pennacchietti) di Lou Reed è un libro sull'arte creativa e la sua elaborazione. Una porta che si apre all'interno dei processi creativi di uno dei più grandi cantautori e poeti contempora-nei. Curato da Laurie Anderson,

sua ultima compagna di vita, il volume è un ricchissimo impasto di testi di varia forma e natura che tuttavia vivono in maniera splendidamente armonica restituendo sia il senso profondo del Tai Chi, sia la complessità artistica e il percorso sentimentale di Lou Reed …


(Continua a leggere sul Manifesto …)

 


 

Danilo Montaldi

 https://www.libreriamascali.it/shop/222-large_default/militanti-politici-di-base.jpg

Macbeth ?

 

 

 

 

... e dando il via a una sequenza di sanguinosi omicidi che lo condurranno all’ossessione e alla pazzia e a un finale tragico

 

 

 Stampa “Volo delle streghe” di Francisco José de Goya ...

Prospero Andreani, Ancora uccide

 Vorrei dire “ adesso torno a casa “ anche se non saprei dove.
Una brezza scende come il respiro di un gigante e poi la calma. 
Almeno vedessi le sue labbra con la lunga barba tra le stelle.
Il profumo ritorna e mi guardo alle spalle è di un giusto che mi sfiora.
Quel libro che ancora uccide è lontano da me ma ne sento il lezzo ..

Partendo, Roberta Boccacci

 

sono in stazione, il treno parte tra un'ora e trenta.

 


martedì 1 luglio 2025

La Via Lattea sul Gran Sasso


Da Andrea, in viaggio.

Philip Dick, Solar Lottery (in libreria disponibile edizione 1956)

 Dick pur essendo nato come scrittore di fantascienza, tra i pulp più popolari, si rivela immediatamente affascinato dai capovolgimenti di punto di vista che, in seguito, diventeranno i capovolgimenti dell’intera realtà nell’ambito della dialettica che guida la tua analisi tra koinós kosmos e ídios kosmos, vale a dire tra realtà condivisa e realtà individuale. È attirato dal falso sin dai suoi primi scritti. Il suo primo romanzo, Solar Lottery, è basato su una truffa elettorale e su altri elementi legati alla falsificazione e alla bugia. 

 

 

                                            ( da Carmilla che ringraziamo) 

                           

Il mondo del principe splendente

 Il mondo del Principe Splendente. Vita di corte nell'antico Giappone - Ivan  Morris 

Questo mondo, credo

è proprio il mio mondo-

Risplendo come la luna piena

non offuscata dalle nuvole 

sabato 28 giugno 2025

INVITO finissage domenica 29.06

 




Domenica 29 giugno, dalle 18 alle 19, terremo un finissage per la mostra personale di Valeria Fiorello "È così semplice che fa quasi male". Sarà un'occasione per un rinfresco in compagnia e conversazioni libere in queste calde, calme giornate estive. Vi aspettiamo!

venerdì 27 giugno 2025

la pace, Ugo Pierri

 la pace finita nel cesso

si ritrova in un mare di cadaveri

Alan WATTS

 Questo libro colloca la controcultura americana (ed europea) in una contesto culturale molto ampio, descrivendone i legami con tradizioni filosofiche e spirituali, quali l'induismo, il taoismo, il buddismo e lo sciamanesimo delle tribù asiatiche e americane. Il tema conduttore è l'esperienza che l'uomo fa di se stesso e del mondo. Alla visione egocentrica e miope della cultura dominante in occidente, Alan Watts contrappone una visione globale e armonica del tutto e di noi stessi e ci introduce a quelle «realtà» universali, transnazionali e transculturali (quali, ad esempio, l'unità di tutto ciò che esiste, il carattere armonico e spontaneo della natura ecc.) Che hanno informato di sé la controcultura degli anni '60.

giovedì 26 giugno 2025

Variazioni. A Faber

 

 

          A Faber che si perde nei vincoli

         temendo la vita

                                          che sorprende 

Il Peru di Raffaello



(da Libreria Ponchielli)

 

martedì 24 giugno 2025

A Faber (e a Pietro)


A Faber
che si perde nei vicoli
cercando la vita che sorprende 
nei punti nascosti
nei dettagli dimenticati
frammenti vivi di se’
che portano vita agli altri 

(Anche per Pietro che ha fotografato Faber)


(testo di Fra e foto di Pietro, elaborata)

lunedì 23 giugno 2025

Extra da mostra: Inediti inizi

 


Mostra: È così semplice che fa quasi male


 È COSÌ SEMPLICE CHE FA QUASI MALE 

Mostra personale di Valeria Fiorello 

 





 

La mostra riporta una serie di disegni e dipinti prodotti tra il 2024 e il 2025.

In una cultura che si porta dietro millenni di una separazione erronea e antiscientifica tra mente e corpo (la cui forzatura è stata smentita ripetutamente da neurologia e antropologia), tanto che ora ne stiamo collettivamente subendo le conseguenze con nuovi, preoccupanti numeri sulla salute psicofisica collettiva, confrontarsi con altre entità viventi, reimparando a osservarli, può aiutarci a ritrovare il contatto con quell’Altro che abbiamo voluto cancellare. Focalizzandoci sulla flora, che insieme al regno dei funghi presenta un’intelligenza profondamente diversa rispetto a quella animale (che ci caratterizza, checché ne strillino gli antidarwinisti), è possibile non comprendere a fondo, ma intuire l’esistenza di forme di pensiero radicalmente differenti che possiedono il potenziale di mettere in dubbio l’idolo della razionalità. La scrivente sostiene che non potremo mai comprendere (com-prehendĕre) forme di intelligenza appartenenti ad altre specie, in quanto non fanno parte né della nostra biologia né del nostro esperito e cercare di interpretarla sotto i nostri schemi ontologici umani equivarrebbe all’ennesimo atto di antropocentrismo mascherato da buoni propositi. Tuttavia, riconoscere l’esistenza di forme di intelligenza diverse in altri esseri viventi è a sua volta la base per poterci staccare dall’antropocentrismo che ha causato e sta causando fin troppi danni non solo al resto della fauna, al regno della flora e a quello dei funghi, ma anche a noi stessi. 

Le piante disegnate e dipinte in questa esposizione partono dal tentativo di osservare altri esseri da pari, senza forzarvi sopra un’ottica scientifica che, seppur necessaria in altri contesti, necessita sia di un distacco verso un punto superiore da parte dell’osservatore umano, sia, di nuovo, di una categorizzazione secondo sistemi che valgono solo per noi. Invece di cercare uno studio di esse, secondo un’osservazione dei dettagli da naturalista, queste nascono spontaneamente da un’unione di memorie e della mano, cosicché non si cerca una rappresentazione realistica né di riprodurre una specie specifica. Il processo di disegno e pittura che accomuna tutti i lavori esposti è un vero e proprio processo meditativo che permette un migliore ascolto e un contatto con il presente. Ogni singola pianta è diversa dall’altra e si mostra come soggetto: in questo modo, si cerca di mettere in dubbio l’idea che il ritratto debba necessariamente riferirsi all’umano. Sia come singoli sia come insiemi, questi vegetali rivendicano sé stessi attraverso un’energia intensa che pervade la loro linfa. 

 

 

Riguardo a me 

Valeria Fiorello è un’artista, disegnatrice e scrittrice. Nata nel 2002 a Roma, nella sua infanzia vive in diverse città lombarde. Si laurea al liceo classico Daniele Manin di Cremona, al quale si iscrisse a causa del suo profondo interesse per la letteratura e gli studi umanistici. Nel marzo 2025 si laurea con 110 e lode al triennio di Pittura e Arti Visive in NABA, Milano. Al momento, lavora prevalentemente tra Cremona e Milano. 

La sua ricerca oscilla costantemente tra una produzione artistica e una filosofica. Si interessa particolarmente di tematiche come il rapporto tra il singolo e il luogo, l’antispecismo, il confine tra realtà e irrealtà, il costrutto di identità e la crisi di salute mentale del presente postmoderno. 

 

 

 

Contatti: 

Instagram: @_yumiyo