sabato 21 giugno 2025

Sol sistit (tua manu)

 Sol sistit (tua manu)



Solstizio,

letteralmente

"il sole rimane"

Mai

mani in mano

mantennero

miglior

immanenza


(foto scattata all'idroscalo, qualche anno fa)

FABER


 

venerdì 20 giugno 2025

L' amore è impossibile, Dario Sztajnszrajber, Tlon edizioni

 L'amore è uno degli eventi centrali della nostra esistenza, ma per riscoprirne la forza dirompente è necessario infrangere le sovrastrutture che lo soffocano, lo addomesticano, lo neutralizzano. In otto tesi lucide e provocatorie, Darío Sztajnszrajber smonta le fondamenta dell'architettura sentimentale che il senso comune ha eretto attorno a noi: la coppia, la famiglia, il primo amore, l'altra metà. L'autore ci invita a lasciare i sentieri tracciati dalle convenzioni e a intraprendere una rivoluzione intima e perturbante, guidata dal desiderio. È proprio nell'impossibilità dell'amore che si cela il suo potenziale rivoluzionario. L'amore è impossibile libera l'evento amoroso dal suo simulacro commerciale e romantico, venduto come unico e normativo: solo esponendoci al paradosso possiamo incontrare l'amore.

mercoledì 18 giugno 2025

Summer poetry XI EDIZIONE 22-06-2025

 Summer Poetry Festival XI edizione

Di domande spesso senza risposta


Io ..me ..io ..dove sono?

(Testo di Zemira)

Cara Nora Desmond... Ugo Pierri

 
la primavera che di solito allevia la nevrosi (e reca le amate ciliege)

è torrida estate sotto il sole libero e giocondo del disordine nucleare


crono tormenta le giunture


marte combatte l'umanità

come vento del nord flagella il fragile sentire


il calcio in tv sotterra uomini e cose

martedì 17 giugno 2025

Il tuo schiavo sta arrivando - Cigno


70%
Il tuo ordine è stato consegnato
Allo schiavo sottopagato
Che pedala senza fiato
E pedala
E pedala sopra la tua indifferenza
Che ha lo stesso odore dell′immondizia
Mamma ho voglia di un pokè
Ancora due minuti
E la tua eiaculazione precoce
Si soddisferà
Guardando il sorriso di un arabo
E il suo fet***!
Il tuo schiavo è a momenti
Sta parcheggiando i suoi sentimenti
Nella tua stanza a aria condizionata
La tua pazienza è ormai finita
Citofona
Ti chiede di uscire
"cazzo mi devo vestire!"
Qualcuno ha risolto i tuoi problemi
Ma dentro la busta galleggia, fredda
La testa di Giulio Regeni

Controra

Nudo il corpo
In canicola steso.
Ronza la mosca.


La guerra di Piero


Pensando a Fabrizio de André.

(Foto ed elaborazione di Roberta Boccacci)

venerdì 13 giugno 2025

La storia di Genji, lo splendente

 Nella mia casa

dove si ferma perfino

la luna del vasto cielo,

la notte passa nell'attesa

ma voi, signore, non vi fate vedere- 

 

         Murasaki Shikibu ,Giappone, epoca Heian

in questa primavera

in questa primavera

vogliate venire ancora nella dimora

dove si aprono i fiori

fino a che il loro colore e il profumo

diventino parte di voi 

 

             Murasaki Shikibu , La storia di Genji

in questa primavera

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Negoziando con le ombre- Sullo scrivere e sulla scrittura, Margaret Atwood

 Orientamento, Duplicità, Dedizione, Tentazione, Comunione, Discesa: sono questi gli intriganti titoli delle sei lezioni tenute a Cambridge da Margaret Atwood sull'arte della scrittura, e da lei qui trascritte e raccolte. Dopo trent'anni dedicati alla narrativa e alla poesia, Margaret Atwood affronta le principali questioni che stanno al cuore del suo lavoro: che cos'è uno scrittore, e come lo si diventa; lo sdoppiamento alla Jekyll e Hyde che caratterizza chi scrive; il delicato equilibrio fra responsabilità sociale e integrità artistica; l'eterno triangolo scrittore-libro-lettore; la scrittura come discesa agli inferi, per rinegoziare il nostro rapporto con la morte. Come sarà successo a chi le ha ascoltate di persona, leggendo queste lezioni si resta incantati dalla genialità delle tesi proposte, dalla sorprendente varietà dei riferimenti citati – che indicano nuovi percorsi anche al lettore più navigato -, dal tono colloquiale e spesso ferocemente ironico dell'autrice. Un testo imprescindibile, che si inserisce di prepotenza nella tradizione novecentesca dei classici scritti sulla letteratura di Nabokov, Auden, Valéry, Bachmann, Calvino. E per di più, un'occasione unica per conoscere una delle massime voci della letteratura moderna.Teatro delle ombre: come costruirlo per i più piccoli | FILA

mercoledì 11 giugno 2025

Estelle Zhong Mengual, Imparare a vedere

 Un bosco? Un paesaggio incantato. Un corvo? Un oscuro presagio. Una rosa? Una metafora dell’amore. Nella nostra cultura, il mondo vivente è al tempo stesso onnipresente e invisibile. Ridurlo a una decorazione o a una fonte di simboli equivale infatti a non vederlo. Ma se imparassimo a guardarlo con occhi nuovi? In un’inedita storia ambientale dell’arte, Estelle Zhong Mengual ci offre gli strumenti per scoprire il mondo che ci circonda come un intreccio brulicante di storie ancestrali, relazioni nascoste e significati sorprendenti. Attraverso lo sguardo di chi ha dedicato la propria vita a osservare gli esseri viventi nella loro ricchezza di segni e significati – i pittori e i naturalisti inglesi e americani del XIX secolo – impariamo che esiste un modo di rapportarci alla natura più consapevole, rispettoso e armonioso. E che ogni giorno è un’occasione per addestrare i nostri occhi a vedere

martedì 10 giugno 2025

da "Ancestrale", Goliarda Sapienza

 T'ho rubato

 il sudore

d'alga

marina

e lo tengo

sul petto

sulle braccia

fra le cosce

nella mia carne

lo tengo

fino

all'alba 


Di migranti che non ti aspetti, di guerre civili e di America impazzita


 

Flipbook


 






"Un pallone"
(Samuele Bersani)

Un pallone rubato
E' dovuto passare
Dalla noia di un prato all'inglese
A un asfalto che fu Garibaldi a donare
Dalle scarpe di Messi
Alle scarpe ignoranti
A una rabbia calciata di punta che lo
Fa volare più in alto dei santi

Un pallone bloccato
Fra gli uccelli su un tetto
Finge di essere un uovo malato
In attesa soltanto di un colpo di becco
Per poter scivolare
E cadere dal bordo
Basterebbe una semplice pioggia però
Anche il cielo deve esser d'accordo

Ci vuole molto coraggio a rotolare giù
In un contesto vigliacco che non si muove più
E a mantenere la calma adesso
Per non sentirsi un pallone perso
Ci vuole molto coraggio a ricercare la
Felicità in un miraggio che presto svanirà
E a mantenere la calma adesso
Per non sentirsi un pallone perso

Un pallone scappato
Sa rubare la scena
Alle ruote dei camion che in mezzo alla strada
Per caso lo sfiorano appena
Quando gli manca un metro
A una lunga discesa
Una scheggia di vetro lo ferma perché
E' contraria alla libera impresa

Un pallone bucato
Non è più di nessuno
Anzi viene scansato da tutti i bambini
E lasciato a ingiallire nel fumo
Dei rifiuti bruciati
Sotti ai fuochi di agosto
Come se fosse giusto un destino così
Arrivando alla fine di un corso

Ci vuole molto coraggio a rotolare giù
In un contesto vigliacco che non si muove più
E a mantenere la calma adesso
Per non sentirsi un pallone perso
Ci vuole molto coraggio a rimanere qui
In un ambiente malato in cui è sempre Lunedì
E a mantenere la calma adesso
Per non sentirsi un pallone perso

Ci vuole molto coraggio a rotolare giù
In un contesto vigliacco che non si muove più
E a mantenere la calma adesso
Per non sentirsi un pallone perso
Ci vuole molto coraggio a ricercare la
Felicità in un miraggio che presto svanirà
E a mantenere la calma adesso
Per non sentirsi un pallone perso











sabato 7 giugno 2025

Di gatti, sguardi e illazioni notturne














Gatto di vedetta.

Gatto amorevole che attende il ritorno.

Vedi come si possono vedere in modo opposto le cose. Ambiguità dello sguardo. La cosiddetta realtà è diversa per ogni sguardo, quindi non c’è, appare solo.

Un’altra: la solitudine del gatto.

Sarò pessimista: l’ultimo gatto.
Oppure: c’è rimasto solo un gatto a vedere.
Oppure: che cosa vede il gatto?

Parlo solo con lui. Bellissima immagine, meglio di Matisse.

Finestre aperte.
Oppure: prima della chiusura.

Aprite la finestra, è prigioniero...come uscire? Soluzione banale: sono uscito, ho lasciato la luce accesa. Vai a spegnerla, per favore, o chi la spegnerà?

Cosa succede lì dentro?

Il Reale contiene infinite visioni, esistenza intima infinita dell'esistere.

E' finto.


(La Libraia)

La più bella libreria del mondo .(Grazie a chi ha infilato questo foglietto sotto la porta)


 

venerdì 6 giugno 2025

Be careful of the cat

Andava verso casa di nuovo a notte fonda. In redazione la cronaca nera lo impegnava sempre di più, così come era sempre più difficile e pericoloso per il giornalista stare al passo degli eventi in città.
Ritornare a casa con il buio quando la città dorme, il silenzio, i quattro passi in solitudine dal parcheggio al portone di casa, l’ultima avida sigaretta prima di dormire. Tutto finito, andato per sempre. Ciò che una volta rappresentava un piacevole momento di fine giornata si era trasformato in incubo ed era ora lui a rischiare di finire in un trafiletto di nera.
Quel maledetto gatto, in quel maledetto quartiere. Gli si era parato davanti un paio di settimane prima nella strada vuota, sbucato dal nulla e nero come la pece. Non era superstizioso ma un brivido gli percorse la schiena. Se hai un nome, il tuo deve essere Rasputin, pensò il giornalista.
Il gatto aveva cominciato a seguirlo quasi avesse uno scopo, incollato alle sue caviglie, forse a chiedere qualche croccantino o solo un attimo di attenzione. Il giornalista stanco e infastidito lo allontanò con un calcio e fu ripagato con una unghiata al polpaccio. Il tempo di una bestemmia e il gatto era sparito.

Dopo quell’incontro, cercava parcheggio il più possibile vicino al portone di casa e dopo aver scrutato a lungo la strada vuota a bordo della sua Fiat Ritmo, un catorcio che aveva alle spalle tempi migliori, lo raggiungeva quasi correndo con le chiavi già pronte in mano.
Chissà se sarà vero che i gatti vedono in bianco e nero ma, vero o no che sia, di certo mi starà osservando acquattato da qualche parte, pensò il giornalista. Aveva trovato un posto per l’auto a un centinaio di metri da casa, troppi per raggiungere in sicurezza il suo appartamento.
E, cazzo, il lampione sotto casa era fulminato. Casualmente? si domandò uscendo dall’auto, in preda delle sue paranoie.

















Si affrettò verso il portone ma la stringa slacciata di una scarpa lo costrinse a fermarsi dopo aver incespicato. Gli sfuggì una imprecazione sorda. Non voleva attardarsi così allo scoperto ma non aveva alternative. Febbrilmente la riannodò mentre controllava la strada in cerca di un movimento insolito. Insolito come? si disse. Tipo una massa nera che si avvicina rapida? L’immagine gli attraversò la mente e gli fece perdere tempo. Non vide il gatto alle sue spalle ma una sensazione di pericolo lo spinse a rialzarsi in fretta. Ma non abbastanza in fretta.
Una zampata alla caviglia gli arpionò il piede sbilanciandolo. Cadde a terra battendo malamente la nuca sul bordo del marciapiede. Non riusciva a muoversi e non poté fare altro che osservare il gatto salirgli lentamente sul petto e fissarlo con occhi gialli. Una fitta lancinante sulla guancia e, molto più tardi, la sirena dell’ambulanza. 










Chi scriverà il mio necrologio? Si chiese il giornalista mentre i paramedici cercavano di mantenerlo in vita. Sarebbe stato meglio che avessi fumato qualche sigaretta in meno e comprato qualche croccantino in più. Maledetto quartiere e maledetto quel gatto. Di certo mi starà osservando. 













(Foto 1 e 2 di Faber)

Ancestrale

 

PAF !!! giugno 2025

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giovedì 5 giugno 2025

Guido Gozzano

 Guido GOZZANO - Italian Poetry...ormai è pacifico intendere Gozzano come il poeta che ha dato la svolta decisiva alla poesia italiana nel primo Novecento: corrodendo la mitologia dannunziana con l'ironia ha permesso di abbassare i toni e di voltare le spalle alla retorica. i. La poesia di Gozzano condensa un forte nucleo emotivo attraverso l' artificio: dei sentimenti, che per essere veri devono sembrare falsi; e formale, come i raffinati giochi sulla metrica tradizionale che la evocano nel momento stesso in cui la mettono in crisi. Per molto tempo considerato riduttivamente il cantore delle "buone cose di pessimo gusto", la rivalutazione di Gozzano è partita grazie a Sanguineti, che sul poeta torinese ha prima scritto un saggio fondamentale (Da Gozzano a Montale, 1955), poi una monografia per Einaudi (1966) e infine, sempre per Einaudi, ne ha curato l'edizione commentata di tutte le poesie nella Nue (1973), poi aggiornata negli Struzzi (1984). Ora riproponiamo per la prima volta nella collana "bianca" questa storica edizione che vuole essere contemporaneamente un omaggio a Gozzano, nel centenario della morte, e a Sanguineti, la cui scomparsa ha lasciato un vuoto di intelligenza nella cultura italiana.

mercoledì 4 giugno 2025

Leautaud e Jeanne

  " Il piccolo amico" è una cronaca-confessione di straziante distacco, pur nell'immagine che vuol offrire di quasi gaio cinismo, del suo rapporto con la madre eterna assente: Léautaud, abbandonato a pochi giorni dalla nascita, la rivide solo dopo vent'anni (tranne per brevi incontri occasionali) e ne fu appassionato così intensamente da turbarla e spingerla ad allontanarsi per sempre...

 

“Ho trovato cosa mettere come epigrafe sulla mia tomba,” scriveva Léautaud nel settembre 1921: “Rimpiango tutto”. Tra le occasioni mancate, affidate alle 6500 pagine del suo diario, c’era posto anche per   il rimpianto di essere stato così sciocco davanti ai suoi no quella sera che ero in camera sua e lei si stava spogliando per andare a letto”. La lei a cui si riferiva era la madre, Jeanne Forestier, nata a Parigi nel 1852 da una modesta coppia di borghesi. Una domenica Jeanne, che non ha ancora sedici anni, va a far visita alla sorella Fanny e al suo compagno, Firmin Léautaud, un attore della Comédie Française, e ne diventa l’amante. Da uno di questi incontri, il 18 gennaio 1872, nasce Paul, che la madre abbandona subito per seguire la sua vocazione di attrice. Il futuro scrittore avrà modo di rivederla solo in quattro occasioni. Ma l’incontro cruciale avviene nell’autunno del 1901 a Calais. Paul ha quasi trent’anni, finsero dapprima di non conoscersi, poi, qualche ora dopo, caddero “l’uno nelle braccia dell’altra”, come scrisse Léautaud, ammettendo però che stava forzando i toni. Dopo quella volta non si videro più.

Leautaud (da Pangea che ringraziamo)

 

Di ospiti e simbionti

 
 
 



Tu non devi badare troppo al fatto
Che sono un vecchio ospedale
Ricondurresti al solo dolore
Gli intonaci parziali
Le reliquie
E Tutti 
I resti misteriosi
E gli oggetti risparmiati

Guarda le tracce
Invece
Di facce
Nei cocci
Sparsi dall'arte
Che, prima o poi, 
Arriva. Voglio dire, sai,
A un certo punto, ci scova
A noi, luoghi sbandati
Si insinua
Intrude
Prude
Come la vita 
Che si impegna
A sgorgare piano
Dai corpi dei morti
Dagli abeti orizzontali, 
Precipitati e apparecchiati
Per la fame del sottobosco

Vedi,
Sono ancora smaltati
Cocci, cotti, rotti
Rotti, e colorati
Vasellame modellato
Per essere immesso
In un flusso
Inviato, a suo tempo, 
In chissà quale mondo
Quale antico presente
E poi fatto servo
Di Memoria.
Guarda bene che
Da vecchio ospedale
Ho asperità da evidenziare
Col marker della luce obliqua
Che popola il pomeriggio
Del mio perimetro vuoto
E colmo.

(fotografie degli interni dell'ex chiesa di San Francesco, nota come Vecchio Ospedale di Cremona, chiusa al pubblico e resa accessibile in occasione dell'installazione realizzata al suo interno per l'art week 2025)

martedì 3 giugno 2025

Tra i Pub e le fate

 copertina Tra i pub e le fate...da allora, Mab abita l'eterno altromondo dell'impercettibile, in ascolto di tutti i desideri irrealizzati degli umani. Per questo, se sei nella zona di Sligo recati a piedi sul suo tumolo con un sassolino e lascialo lì con una speranza accesa : lei sentirà il tuo struggimento.

sabato 31 maggio 2025

Poesie per Lei, Dottore, Vivian Lamarque

 

Mi arrendo mi addormento

senza di Lei accanto

se non in sogno

nei sogni è Lei che si arrende

che tra  le Sue oscure braccia mi prende. 

Poesie per Lei, Dottore (1984-2025) - Vivian Lamarque - ( infanzia )

 IL BAMBINO DELLE CANTINE

 

 Avendo bevuto tanto vino, era un bambino ubriachino.

Allora barcollava?

No, ma dava baci  a tutte le bambine, dietro i barili, nelle cantine.

venerdì 30 maggio 2025

Teatro Valdoca

 Teatro Valdoca - Calendario 2025




INFRANERO

In mezzo al buio, all’oscurità, alle tenebre. È qui che ci troviamo. Nel nero che ci pervade, ci avviluppa, ci circonda. Fuori e dentro di noi. Davanti ai nostri occhi spalancati, l’abisso scavato dal pensiero raziocinante. Ogni giorno con la sua nuova catastrofe: un ecocidio, una guerra, un genocidio, lo sterminio generalizzato del vivente reso più possibile e tollerabile dalla formattazione algoritmica delle coscienze, garanzia di servitù volontaria. Nero come la morte. Ma dietro ai nostri occhi dischiusi, l’infinito squarciato dal desiderio. La folle scommessa di riaccendere la vita disobbedendo a norme, disertando ruoli, negando forme e apparenze del reale. Reclamare libertà civili porta a strisciare nelle istituzioni — ma la libertà è un salto nell’ignoto. Nero come l’anarchia. In mezzo al buio, all’oscurità, alle tenebre. Laddove, per cautela o discrezione, non si sbraita — si sussurra. Parole sconosciute, difficilmente afferrabili, che non acconsentono a farsi complici della propria epoca.

https://infranero.xyz/


(da Andrea T. )

giovedì 29 maggio 2025

no, non mi pento

 Non mi pento

di averti stretto con forza

la primissima sera

 

quando non c'erano giusto o

sbagliato

 

solo un mondo a parte

 

e il battito sconsiderato

del mio cuore agitato 

Alberi

 

mercoledì 28 maggio 2025

Militanti politici di base (Danilo Montaldi, Cremonabooks ed.)


 














Ristampato da Cremonabooks.

(by La Libraia)

Alcmane ,VII sec, a.C.

  -

e con desiderio che scioglie le membra, guarda con sguardi

più struggenti del sonno e della morte,

e non vanamente ella è dolce. 

Piccolo diario di viaggio - Portogallo

                            Coimbra, 19.5.2025

Coimbra si posa tra le pendici delle montagna e l’oceano vicino.

Case abbandonate, palazzi immensi, strade profonde, viali sospesi. Si articolano ricordi di canzoni smarrite, di viaggiatori, di combattenti, di studenti.

Quale spazio rimane tra i giardini e le piccole vie del centro, i ristoranti coreani e i kebab, i palazzi abbandonati, occupati per le libertà, le piazze piatte, gli edifici netti e l’immensità? 

Cosa rimarrà di Coimbra?

Cosa sogna Coimbra?

La sera si animano alcune piazze, musica e balli in strada.

Altre rimangono deserte, tra i cantieri e i rider affaticati.

Le finestre sono spesso aperte: parlano di una vita che non ha paura di raccontarsi.

Rimane poco da dare in pasto ai turisti.

Terrazze così piene di natura, palazzi talmente alti che dominano il cielo; tovaglie, vestiti stesi, gatti disorientati cercano un posto di vento e di sole che li accolga.

Così la città è dolce con chi beve, chi si dispera. Lo abbraccia con il silenzio, la musica, le mani gentili.

Coimbra sogna, sì. 

Sogna di rimanere libera.


                         Verso Nazarè, 20.5.25


A Nazarè la terra si dimentica di se stessa e si butta nell’oceano


Lungo la strada per Nazarè, nella campagna, si osservano boschi e coltivazione di ulivo, eucalipto, frutta, kiwi.

I paesi sono agglomerati di case: a quelle in rovina si accostano costruzione nuove, senza un’identità definita.

Tra piccoli bar isolati, stazioni di benzina, cimiteri, boschi immensi, pini sottili provati dal vento, si incontra un mondo fatto di ricordi. Quante vite immerse in cellule separate: ci si chiede chi passi per quelle strade e chi abiti quelle case.

In un piccolo bar lungo la strada, un signora ci accoglie con cura, sorpresa dalla nostra entrata. Tra espositori di cioccolato milka e tazzine per il caffè, abbiamo il dono di un volto sereno che ci saluta.


Arrivati a Nazarè


Nazarè si perde tra le piccole casette incastonate nelle strade minuscole e i palazzi che fagocitano la bellezza. Finestre dove non c’è luce, finestre che cercano disperatamente un contatto con il vento.

A Nazarè ondate di profumo di griglia invadono le strade: bambini giocano a palla davanti ad una casa in festa.

L’oceano, oltre la roccia, si sposa con i vento. Un verde così pieno di fiori ci saluta.

In mezzo alla spiaggia spessa, dove la memoria delle conchiglie è ancora viva, ci guarda l’infinito.


                        Verso Sintra, 21.5.25


La campagna portoghese ci abbraccia e ci accompagna da Nazarè a Sintra.

La luce di Nazarè solleva i nostri corpi in una dimensione fatata, sospesa. I boschi e le montagna non smettono di tenerli preziosamente elevati.

Povoa è il punto in cui le alture donano visioni di felicità. Un piccolo cimitero affonda nel punto di incontro tra le cime di questo mondo.

Una musica di festa rimane nei sogni degli abitanti.


Arrivati a Sintra


Tra frutteti e campi coltivati e poi ancora boschi di eucalipto, quercia da sughero e pini, Sintra compare all’orizzonte. Sintra è capricciosa, Sintra non sembra avere un cuore.

I turisti la mangiano a bocconi spessi; Sintra è illuminata dalle sue meravigliose piante. Platani gioiscono lungo i viali, sequoie tagliano il cielo.

Tra i palazzi reali e il desiderio ormai sprofondato, saltellano i merli e i passeri.

Il vento a Sintra arriva: sopra le chiome dei turisti indaffarati a scattare fotografie e a succhiare una linfa secca, illumina le piante e il cielo.

Qui le nuvole corrono veloci e i pensieri con loro.


                          Verso Cabo da Roca


Abbandoniamo i volti rigidi di Sintra, salutiamo quel piccolo bar il cui gestore serve il caffè con eleganza: ama il suo lavoro, ama i suoi clienti, le sue mani indicano i dolci con affetto.

Cabo da Roca è il punto più ad Occidente dell’Europa. Qui i colori dell’Irlanda dominano: verde intensissimo e marrone di terra oceanica.

Qui l’infinito esiste.

Qui l’oceano spaventa.

Qui la corrente non bacia le sirene, ma i pirati del nuovo mondo.


                              Lisbona, 21.5.25


Cara e meravigliosa Lisbona, la nostalgia della tua luce mi riempiva di angoscia e desiderio.

Tra querce da sughero e spighe in festa, arriviamo nella tua profondità.

Ci accogli nella notte, ci sorprendi nel mattino, ci porti verso i nostri sogni al tramonto.

Tra case e palazzi incastrati gli uni negli altri, la musica rimane un filo che ci accompagna.

Le strade divorate dai turisti sono tante. Canali zeppi di macchine, tuk tuk e pullman: come un formicaio di zainetti e scarpe da ginnastica, scavano nel cuore della città. 

Amata Bairro Alto, Amata Bica, Amata Alfama, qui si può trovare ancora la tua anima intera. 

Lisbona ha tante braccia e soffia con la sua bocca di conchiglia.

Fa spazio a tutti, per un po’.

Per chi rimane, è necessario stare in equilibrio nel suo vento.

Per chi non la dimentica, è necessario cucire un lenzuolo bianco e attendere il momento per volare quando la città soffia.


                          Porto, 23.5.25


Porto è energia. Porto è l’incontro tra un antico rumore profondo e il volo di un gabbiano.

Porto è squartata e dissanguata, ma resiste nella sua bellezza.

Il turismo la mastica e la vomita.

Ma Porto si difende.

La sua anima si estende dalla nudità della terra a dove solo gli uccelli possono stare.

Tra i vicoli che si nascondono fino al canale, il fuoco di Porto brucia l’anima di chi la vuole depredare.

Di notte, la magia di una cupola attorno alla quale i gabbiani dichiarano, a gran stridio: Porto è nostra.

Adorata Porto, resisti.

Amata Porto, la tua luce abbagliante, la tua sera dolorosa, la tua notte oscura siano sempre vicine a te.