"Questa raccolta di Chine è andata formandosi a partire dal 1980.
Sono nate (drawing kinds of doodling), arrivato a Roma, da un mio disegnare a matita al modo usato dai viaggiatori di un passato più o meno recente. Sì, ma come presentarle oggi? E soprattutto come leggerle? E con quale scopo? Sono domande che oggi, volendo mostrarle, mi faccio.
Io stesso mi chiedo cosa sono. Cosa, se non l'espressione degli stati d'animo, degli umori di un non romano che andava assorbendo le prime impressioni della città. Le vedevo come la Roma pagana, dei palazzi e del potere, ma anche delle fontane. E di altro, come certe mie citazioni della mostra di Magritte, ma sentendo muoversi dentro di me fantasie e memorie di letture adolescenziali.
Questi temi mi portarono alle cose prodotte tra il 1980 e il 1985. Utilizzavo tecniche varie, acrilico e tempera. Quel ciclo si chiuse coi lavori dedicati alle città sull'acqua, dal titolo "Reveries".
Vado avanti coi ricordi. Alcuni mesi dopo feci amicizia con alcuni ragazzi che gestivano un negozio alternativo di dischi Rock, "Managua".
Lì organizzarono un evento, one day show, e lì, tra dischi in vinile e CD, esposero le mie Chine, sotto il titolo di 'Roma Esoterica'.
Continuo a raccontare. Roma di giorno era sconvolta da lotte politiche, ma di notte era incantevole anche per le iniziative di Renato Nicolini che escogitò "L'Estate Romana".
Così, prima del buio scendevo presso il Foro Romano per sedermi sui gradini ai piedi della Torre Tarpea, in attesa della proiezione di un vecchio film.
All'epoca tenevo sempre con me un taccuino su cui tratteggiavo dei bozzetti e fissavo delle note, come se fossi in viaggio. Lo vivevo anche come un passatempo. Però non disegnavo cose dal vivo, preferivo immaginare.
Le luci dell'arena e dei lampioni dei giardini del Campidoglio creavano atmosfere da fiaba, la Roma pagana cristiana e misterica mi appariva come un set.
Ne uscirono dei bozzetti particolari, così curiosi che li ricopiai: chine su carta d'Amalfi. E li arricchii di particolari.
Dopo che queste Chine furono esposte nel negozio di dischi, le misi da parte, e da allora non sono state più mostrate in pubblico.
I bozzetti, però, divennero una fonte di ispirazione per opere a tempera, olio e acrilico, e lasciate per molti anni a venire".
Prospero Andreani nasce a
Bibbiano nel 1946, cresce a Gussola, paese della bassa cremonese a pochi
chilometri dal fiume Po dove, grazie ad "incontri straordinari",
sviluppa la passione per la pittura.
A vent'anni dà il via al suo vagabondare
tra Stati Uniti, Francia e Spagna. Londra lo accoglie per anni, e qui,
con altri artisti partecipa alle prime esperienze di graffiti urbani,
inserendosi nel movimento underground: realizza opere nei pub e nelle
cantine di Earl's Court, occupa uno spazio al mercato delle pulci di
Islington, improvvisando happening e lavori su pannelli. In seguito, si
trasferisce a Roma.
Alla fine degli anni '80, iniziano i viaggi in Turchia, Siria, Giordania, Egitto, Libano. Ora risiede a Cremona.
Tra le sue numerose esposizioni
ricordiamo l'apprezzatissima anteprima di opere ispirate a Rubayat di
Omar Khayaam alla Biblioteca Vallicelliana di Roma.