domenica 31 luglio 2011
Pregare
(eppure dice di bussare).
Quando accade, chiedo uno sguardo libero da tralicci steccati reticoli indirizzi.
Se prego (e prego) ringrazio.
Ringrazio per il suo sguardo su di me, libero e fedele.
Ad.e
sabato 30 luglio 2011
mercoledì 27 luglio 2011
martedì 26 luglio 2011
sabato 23 luglio 2011
venerdì 22 luglio 2011
Le golose
Io sono innamorato di tutte le signore
che mangiano le paste nelle confetterie.
Signore e signorine -
le dita senza guanto -
scelgon la pasta. Quanto
ritornano bambine!
Perché nïun le veda,
volgon le spalle, in fretta,
sollevan la veletta,
divorano la preda.
C'è quella che s'informa
pensosa della scelta;
quella che toglie svelta,
né cura tinta e forma.
L'una, pur mentre inghiotte,
già pensa al dopo, al poi;
e domina i vassoi
con le pupille ghiotte.
un'altra - il dolce crebbe -
muove le disperate
bianchissime al giulebbe
dita confetturate!
Un'altra, con bell'arte,
sugge la punta estrema:
invano! ché la crema
esce dall'altra parte!
L'una, senz'abbadare
a giovine che adocchi,
divora in pace. Gli occhi
altra solleva, e pare
sugga, in supremo annunzio,
non crema e cioccolatte,
ma superliquefatte
parole del D'Annunzio.
Fra questi aromi acuti,
strani, commisti troppo
di cedro, di sciroppo,
di creme, di velluti,
di essenze parigine,
di mammole, di chiome:
oh! le signore come
ritornano bambine!
Perché non m'è concesso -
o legge inopportuna! -
il farmivi da presso,
baciarvi ad una ad una,
o belle bocche intatte
di giovani signore,
baciarvi nel sapore
di crema e cioccolatte?
Io sono innamorato di tutte le signore
che mangiano le paste nelle confetterie
giovedì 21 luglio 2011
sabato 16 luglio 2011
Chiunque si occupi di letteratura è un porco, soprattutto adesso
Antonin Artaud
Mi pongo contro gli ANACOLUTI del falso dire contemporaneo
contro i prodotti di FALSA QUALITà contemporanea
contro FALSI EDITORI contemporanei
contro I BESTSELLERS contemporanei
contro il libro come PRODOTTO contemporaneo
Insomma, ribalterei tutto, come Gesù nel tempio
mercoledì 13 luglio 2011
domenica 10 luglio 2011
Quando Narciso morì, i fiori del campo erano affranti e chiesero al fiume qualche goccia d'acqua volendo piangere per lui. "Oh!" rispose il fiume, "se tutte le mie gocce d'acqua fossero lacrime, non ne avrei a sufficienza per piangere Narciso. Io lo amo." "Oh!" replicarono i fiori del campo, "come avresti potuto non amare Narciso? Era bello." "Era bello?" chiese il fiume. "E chi può saperlo meglio di te? Ogni giorno, appoggiato al tuo argine, contemplava la propria bellezza nelle tue acque." "Se lo amavo" replicò il fiume "era perché, quando si sporgeva sulle mie acque, vedevo il riflesso delle mie acque nei suoi occhi."
Oscar Wilde
LEGGI L'INVETTIVA DI GOFFREDO FOFI
La reazione di dispiacere che quindi mi è venuta era doppia: da una parte per la miscomprensione di quello che sta accadendo al Valle, dall’altra perché ho pensato: Ti prego, Goffredo, per favore non anche tu. Per favore non trasformare, per amor di vetriolo, la tua capacità critica intransigente e lucida, la tua attenzione, in paternalismo e qualunquismo. Distingui, non farti incantare dal tuo intuito, vieni a vedere con i tuoi occhi le assemblee e gli spettacoli, collabora, discuti, irritati, ma non farlo con il disincanto caustico di chi ha già liquidato il fenomeno come uno sfogo da nostalgici di un maggio francese che hanno visto solo nei film. Altrimenti – questo è il terribile rischio – la tua diventa un’idiosincrasia funzionale alle destre becere di Alemanno e Giro. E te lo dico dandoti del tu qui sul giornale, perché sei stato e sei una delle pochissime figure di riferimento a cui molti di noi, artisti, intellettuali di un paio di generazioni dopo, riconosciamo un credito. Non per piaggeria, ma per due semplici ragioni. La prima è che ci hai insegnato quanto è inutile per l’essere umano l’arrivismo, quanto è distruttiva, diabolica, la retorica dell’impegno senza l’impegno; la seconda è che ci hai fatto capire – attraverso un modello di militanza quotidiana – quanto l’arte senza la comprensione e l’intervento sulla società sia un hobby per compagnie di giro o quanto la politica senza l’attenzione all’educazione sia amministrazione di un potere che si autocelebra».
L’altra sera ero al teatro Valle a fare da indegna spalla a Fabrizio Gifuni che leggeva un libro di interviste di Carmelo Bene, curato da Emiliano Morreale: ed è stato un momento fantastico. Le invettive di Bene contro i sacerdoti della «cultura» erano quanto di meglio potessimo ascoltare. Il pubblico rideva, veniva spiazzato, aveva i lucciconi agli occhi. E, disceso dal palco, pensavo: questa sensibilità comune, questa condivisione di sguardo, che abbiamo sviluppato in questo deserto di senso che sono stati gli ultimi trent’anni in Italia, tra persone che non si sono mai troppo frequentati come me, Fabrizio Gifuni e Emiliano Morreale e molti altri in mezzo al pubblico, la dobbiamo molto anche a te. Al merito che tu hai avuto di far passare saperi tra le persone, di creare relazioni, di attivare in chi si occupa di politica, di arte, di educazione, di sociale, in Italia un dispositivo di autocritica e un desiderio di confronto, attraverso i libri che ci hai consigliato, attraverso le riviste, attraverso quello che hai seminato, attraverso l’esempio. Sarebbe il lavoro normale per chiunque dedichi la propria vita a un impegno intellettuale. Ma sai meglio di me quanto è raro in Italia un atteggiamento di curiosità e disponibilità del genere. Nessuno lo vuole meridianizzare, come dire, per neutralizzarlo; ma tu non disconoscerlo.
Venerdì proveremo a fare un’assemblea aperta sul lavoro della conoscenza, la terza in tre settimane, per continuare a ragionare sulle possibilità di una diversa politica della cultura nel bel paese del quasi-dopo Berlusconi. L’abbiamo chiamata «La furia dei cervelli» trovando un tratto comune della stolidità di questi anni: il ricatto. Una comunità culturale cresciuta per cooptazione corporativa, il deficit di rappresentanza, la distruzione dello stato sociale, la delegittimazione dell’educazione ci hanno portato a accettare come normale uno stato di minorità. Solo adesso molti di noi riconoscono la sensazione di esser vissuti per anni sotto un ricatto che abbiamo subito da padri incapaci di riconoscerci una vera autonomia, un ricatto che abbiamo finito per introiettare e per tendere a noi stessi. Insomma che sia venerdì, stasera, o un qualsiasi pomeriggio di questi, se ti va vieni. Sei davvero il benvenuto. Sai quanto sono importanti le presenze fisiche, gli abbracci e le occhiatacce. Non farci parlare con te solo attraverso un franco botta e risposta su un giornale.
giovedì 7 luglio 2011
L’orso. Storia di un re decaduto
di Michel Pastoureau
Ci fu un tempo in cui l'orso era il re degli animali. Non il leone, l'orso. Così aveva deciso l'unica creatura in grado di sconfiggerlo, l'uomo. L'orso da sempre accompagna l'uomo, i loro destini sono intrecciati. Nei graffiti delle caverne, nei miti della creazione del mondo, negli alberi genealogici degli eroi, sui vessilli dei re del nord, nei riti iniziatici tra l'infanzia e l'età adulta di popoli guerrieri. L'uomo e l'orso condividevano le stesse foreste, lo stesso mondo. Il primo inquieto lanciato verso il suo futuro, l'altro pazientemente intento a occupare il suo posto nella natura.
Poi venne il cristianesimo. E cominciò una crociata silenziosa contro il re degli animali, protagonista e guardiano dei riti pagani che il nuovo dio non poteva tollerare. Un orso dietro ogni sorgente, un orso dietro ogni albero o luogo di culto pagano, un orso alla guida del pantheon di popoli da cristianizzare.
A partire da Carlo Magno e poi dall'anno mille la caccia al re diventò spietata. Quella fisica e quella psichica. Gli orsi furono sterminati, nuovi re presero il loro posto alla guida degli animali. Moriva l'orso diabolico (parola di Sant'Agostino), arrivava il leone cristiano.
Passano i secoli, le foreste scompaiono, le guerre si dimenticano, nessuna pensa più all'orso. Poi esce questo libro di Michel Pastoureau: L'orso. Storia di un re decaduto e uno riflette su due cose. Alle due orse nel cielo, sempre sopra l'orizzonte e da sempre guida dell'uomo. Agli orsacchiotti di peluche che ci consolano con il loro sguardo saggio e rassicurante e che ci tramandiamo da generazioni. Il re è morto. Viva il re.
mercoledì 6 luglio 2011
organizza una manifestazione di Poesia A Strappo
intitolata Dialogo.
L'esposizione delle poesie per lo strappo avrà luogo
Sabato 3 e Domenica 4 Settembre
nel porticato di Piazza del Duomo a Crema (Cr).
Chi intende partecipare può inviare un Max di 3 poesie a tema libero
in formato A4 fotocopiata ciascuna in 30 copie al seguente indirizzo civico:
Alberto Mori
Via L.Cadorna 11
26013 Crema(Cr)
La partecipazione è libera
Data termine invio:
Sabato 27 Agosto
Durante le due giornate:
Reading e Performance dei poeti
Videoperformance ed Action Poetry
Per informazioni sulla manifestazione:
Circolo Poetico Correnti
Alberto Mori
Cell.339 4439848
0373 86560 (Tel.Studio Fax e Segreteria Telefonica)
E mail albmor3@tin.it
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