(eppure dice di bussare).
Quando accade, chiedo uno sguardo libero da tralicci steccati reticoli indirizzi.
Se prego (e prego) ringrazio.
Ringrazio per il suo sguardo su di me, libero e fedele.
Ad.e
Le golose
Io sono innamorato di tutte le signore
che mangiano le paste nelle confetterie.
Signore e signorine -
le dita senza guanto -
scelgon la pasta. Quanto
ritornano bambine!
Perché nïun le veda,
volgon le spalle, in fretta,
sollevan la veletta,
divorano la preda.
C'è quella che s'informa
pensosa della scelta;
quella che toglie svelta,
né cura tinta e forma.
L'una, pur mentre inghiotte,
già pensa al dopo, al poi;
e domina i vassoi
con le pupille ghiotte.
un'altra - il dolce crebbe -
muove le disperate
bianchissime al giulebbe
dita confetturate!
Un'altra, con bell'arte,
sugge la punta estrema:
invano! ché la crema
esce dall'altra parte!
L'una, senz'abbadare
a giovine che adocchi,
divora in pace. Gli occhi
altra solleva, e pare
sugga, in supremo annunzio,
non crema e cioccolatte,
ma superliquefatte
parole del D'Annunzio.
Fra questi aromi acuti,
strani, commisti troppo
di cedro, di sciroppo,
di creme, di velluti,
di essenze parigine,
di mammole, di chiome:
oh! le signore come
ritornano bambine!
Perché non m'è concesso -
o legge inopportuna! -
il farmivi da presso,
baciarvi ad una ad una,
o belle bocche intatte
di giovani signore,
baciarvi nel sapore
di crema e cioccolatte?
Io sono innamorato di tutte le signore
che mangiano le paste nelle confetterie
Chiunque si occupi di letteratura è un porco, soprattutto adesso
Antonin Artaud
Mi pongo contro gli ANACOLUTI del falso dire contemporaneo
contro i prodotti di FALSA QUALITà contemporanea
contro FALSI EDITORI contemporanei
contro I BESTSELLERS contemporanei
contro il libro come PRODOTTO contemporaneo
Insomma, ribalterei tutto, come Gesù nel tempio
Quando Narciso morì, i fiori del campo erano affranti e chiesero al fiume qualche goccia d'acqua volendo piangere per lui. "Oh!" rispose il fiume, "se tutte le mie gocce d'acqua fossero lacrime, non ne avrei a sufficienza per piangere Narciso. Io lo amo." "Oh!" replicarono i fiori del campo, "come avresti potuto non amare Narciso? Era bello." "Era bello?" chiese il fiume. "E chi può saperlo meglio di te? Ogni giorno, appoggiato al tuo argine, contemplava la propria bellezza nelle tue acque." "Se lo amavo" replicò il fiume "era perché, quando si sporgeva sulle mie acque, vedevo il riflesso delle mie acque nei suoi occhi."
Oscar Wilde
L’orso. Storia di un re decaduto
di Michel Pastoureau
Ci fu un tempo in cui l'orso era il re degli animali. Non il leone, l'orso. Così aveva deciso l'unica creatura in grado di sconfiggerlo, l'uomo. L'orso da sempre accompagna l'uomo, i loro destini sono intrecciati. Nei graffiti delle caverne, nei miti della creazione del mondo, negli alberi genealogici degli eroi, sui vessilli dei re del nord, nei riti iniziatici tra l'infanzia e l'età adulta di popoli guerrieri. L'uomo e l'orso condividevano le stesse foreste, lo stesso mondo. Il primo inquieto lanciato verso il suo futuro, l'altro pazientemente intento a occupare il suo posto nella natura.
Poi venne il cristianesimo. E cominciò una crociata silenziosa contro il re degli animali, protagonista e guardiano dei riti pagani che il nuovo dio non poteva tollerare. Un orso dietro ogni sorgente, un orso dietro ogni albero o luogo di culto pagano, un orso alla guida del pantheon di popoli da cristianizzare.
A partire da Carlo Magno e poi dall'anno mille la caccia al re diventò spietata. Quella fisica e quella psichica. Gli orsi furono sterminati, nuovi re presero il loro posto alla guida degli animali. Moriva l'orso diabolico (parola di Sant'Agostino), arrivava il leone cristiano.
Passano i secoli, le foreste scompaiono, le guerre si dimenticano, nessuna pensa più all'orso. Poi esce questo libro di Michel Pastoureau: L'orso. Storia di un re decaduto e uno riflette su due cose. Alle due orse nel cielo, sempre sopra l'orizzonte e da sempre guida dell'uomo. Agli orsacchiotti di peluche che ci consolano con il loro sguardo saggio e rassicurante e che ci tramandiamo da generazioni. Il re è morto. Viva il re.