domenica 30 aprile 2017
venerdì 28 aprile 2017
"Lo zen e l'arte della manutenzione della motocicletta, Robert M. Pirsig, Adelphi
«Il Buddha, il Divino, dimora nel circuito di un calcolatore o negli ingranaggi del cambio di una moto con lo stesso agio che in cima a una montagna o nei petali di un fiore»
giovedì 27 aprile 2017
mercoledì 19 aprile 2017
martedì 11 aprile 2017
Giorgio Agamben e l'erba
Nella
chiusa del suo ultimo libro, Agamben dice : “Nell’erba – in tutte le
sue forme, i ciuffi di steli sottili, il trifoglio gentile, il lupino,
la portulaca, la borragine, il bucaneve, il tarassaco, la lobelia, la
mentuccia, ma anche le gramigne e l’ortica, in tutte le loro
sottospecie, e il nobile acanto…”. Un vero e proprio pantheon verde.
Tanto che l’ultima frase chiarisce esplicitamente: “L’erba, l’erba è
Dio. Nell’erba – in Dio – sono tutti coloro che ho amato. Per l’erba e
nell’erba e come l’erba ho vissuto e vivrò”.
lunedì 10 aprile 2017
domenica 9 aprile 2017
ANTROPOLOGOS, FESTIVAL DEI DIALETTI, Bacajàa l'Amàaro, il gergo cremonese, studio di Gianamleto Feraboli
Forze dell'ordine, Polizia, Carabinieri, Forze armate, Vigili Urbani, Guardie in genere
Gàfa, nòtula | Guardia notturna |
Giuàn, Giösta | Carabinieri |
Gès
|
Vigile urbano in tenuta estiva |
Giösta | Polizia, Questura |
Furmigòon rùs | Presidente della repubblica |
Mèco de la giösta | Prefetto |
Piantìina de la giösta | Questurino, Guardia |
Pitùur | Giudice |
Pìanta, piantìina | Custode, in generale; portinaio |
Magiorèendo de la giösta | Questore, delegato di P.S. |
Dupiòon de la giösta | Ispettore di P.S. |
Piantìina de büiùusa | Guardia carceraria |
Piantìina de le furmìighe | Guardia militare, sentinella |
Piantìina de la nèegra | Guardia municipale, vigile urbano |
Gàfa | Guardia di P.S in borghese |
Piantìina de la fìna | Guardia di finanza, finanziere |
Piantìina de le lòdule | Guardia di finanza |
Mèco de la bùla | Sindaco |
Bacajadùur de la giösta | Avvocato |
Furmìiga | Soldato |
Furmigamèent | Esercito |
Furmigòon | Imperatore |
Dupiòon de le furmìighe | Generale |
Bùfa, la bùfa | Franteria, la Fanteria |
Dupiòon | Comandante, vale il doppio! |
Muntüüra | Uniforme |
Giurgèt | Zaino |
Spaghèt | Gradi sul cappello degli ufficiali |
Gamèla | Gavetta |
sabato 8 aprile 2017
ANTROPOLOGOS, "BACAJA'A L'AMA'ARO", IL GERGO CREMONESE, GIANAMLETO FERABOLI
Proseguiamo con le voci del gergo cremonese:
Gioco, giocatori, carte
Vàasco Asso
Bedìina due
Ghimèene tre
Alba quattro
Camìisa cinque
Umbrèela sei
Gàamba sette
Spìa fante
Balarèen, cavallo
Vascòon Re
Uciàai de'l prèet il due di denari
Simboli delle carte-Sgòbi de le brème
Sacàgn Spade
Pìla Denari, ori
Slèensa Coppe
Ramèenghi Bastoni
I giorni, i mesi, le stagioni
Lùnùus lunedì
Martèl martedì
Marcòon mercoledì
Giuiùus giovedì
Venèfic venerdì
Paganìin sabato
Santòcia domenica
Giàni gennaio
Barbelùus febbraio
Balenghùus marzo
Verdùus aprile
Cùciarèlo maggio
Ghirùus giugno
Rùfidùur luglio
Alèegher agosto
Balarèen settembre
Mustùus ottobre
Lùnesch novembre
Bambisùur dicembre
Selòon inverno
Fiurèent primavera
Caldèent estate
Scabiùus autunno
a domani per la terza incursione nel glossario di "Bacajàa l'amàaro" studio di Gianamleto Feraboli sul gergo cremonese
Gioco, giocatori, carte
Vàasco Asso
Bedìina due
Ghimèene tre
Alba quattro
Camìisa cinque
Umbrèela sei
Gàamba sette
Spìa fante
Balarèen, cavallo
Vascòon Re
Uciàai de'l prèet il due di denari
Simboli delle carte-Sgòbi de le brème
Sacàgn Spade
Pìla Denari, ori
Slèensa Coppe
Ramèenghi Bastoni
I giorni, i mesi, le stagioni
Lùnùus lunedì
Martèl martedì
Marcòon mercoledì
Giuiùus giovedì
Venèfic venerdì
Paganìin sabato
Santòcia domenica
Giàni gennaio
Barbelùus febbraio
Balenghùus marzo
Verdùus aprile
Cùciarèlo maggio
Ghirùus giugno
Rùfidùur luglio
Alèegher agosto
Balarèen settembre
Mustùus ottobre
Lùnesch novembre
Bambisùur dicembre
Selòon inverno
Fiurèent primavera
Caldèent estate
Scabiùus autunno
a domani per la terza incursione nel glossario di "Bacajàa l'amàaro" studio di Gianamleto Feraboli sul gergo cremonese
venerdì 7 aprile 2017
ANTROPOLOGOS, "BACAJA'A L'AMA'ARO", IL GERGO CREMONESE, GIANAMLETO FERABOLI
Gianamleto Feraboli nasce a Cremona nel 1929. Dopo aver compiuto studi classici frequenta l'Accademia di Belle Arti Paolo Toschi di Parma. Lavora per "Vogue" a Parigi e a Milano. Compie numerosissimi viaggi e vive una giovinezza intensa e condivisa. Ha infatti innumerevoli amici con cui inventa serate di musica, letture e teatro o semplicemente di vita quasi impensabili nella Cremona di quegli anni.
Negli anni della maturità lavora come affrescatore e restauratore per i più importanti musei tedeschi.
Torna spesso a Cremona di cui ama tutto, la gente, il Po, gli argini.
Camìni in spiciula
lòonch a l'àarzen d'estàat,
ghe fares dèenter
en bel quàader
Cammino in bicicletta/ lungo l'argine d'estate/ ci farei/ un bel quadro.
Nel 1996 pubblica con la Libreria Ponchielli, a cura di Mario Balestreri, il primo volume di quella che sarà la sua trilogia sulla vecchiaia: "In piàarda", "Adès che sùunti vèec..." e "Quàant te rìivet in fòont...".
Mario Balestreri ha scritto: "...si tratta di poesia "umile" (nel senso etimologico: che sa di terra e d'acqua, e d'aria) segnata da una grazia nativa acerba e svelta, da antica arguzia e da una breve ombra di malinconia, risolta nel rapido giro di pochi versi: come epigrammi greci o come haiku giapponesi in dialetto cremonese...E' chiaro che l'autore concepisce e immagina "in dialetto", che solo questa e non altra può essere la forma della sua creazione". (dall'introduzione di M. Balestreri a "In piàarda", Libreria Ponchielli, 1996).
Mentre andava costruendo la sua parola poetica, Gianamleto Feraboli portava parallelamente avanti studi rigorosi sul dialetto. Pareva pensare che in quelle parole, in quel gergo restasse viva e pulsante un'idea della vita forte, sincera, senza eufemismi e musealizzazioni .
Era particolarmente interessato a tutte le voci dialettali che appartenevano alle minoranze: girovaghi, venditori ambulanti, artigiani, sensali di animali, accattoni, i seggiolai del mantovano, gli ombrellai, i venditori di cùni, castagne infilate a collana, i mendicanti che vendono santini davanti alle chiese, i suonatori ambulanti, chiamati in gergo Drìto strilàant.
Basta scorrere questa lista per sentire che il mondo, il nostro mondo così impoverito e irrigidito, riprende a respirare, a muoversi, a cantare.
da "BACAJA'A L'AMA'ARO"
Gianamleto Feraboli
dall'Introduzione:
-E' difficile oggi ricostruire la genesi del gergo in questione: abbiamo termini che provengono "dal parlar furbesco" del XVI secolo, altri provengono dai sensali di cavalli, altri dall'ambiente militare, altri dagli zingari ma sono solo supposizioni ... Comunque si è accertato che già negli anni attorno alla prima guerra mondiale Bacajàa l'amàaro, parlare il gergo, era ampiamente diffuso nell'ambiente della legèera cremonese ... ovunque si facessero sagre, mercati, fiere ...Va inoltre precisato che l'Amàaro non è uno strumento linguistico polivalente, non permette cioè discussioni ampie e articolate. Esso è piuttosto una lingua per l'occasione, da usarsi a piccoli spezzoni, in singole frasi, in brevi commenti e osservazioni. E cioè sopratutto nell'ambito di un gruppo in cui L'amàaro evidenzia e rafforza la coesione interna e l'identità.
...Passiamo ora a vedere da vicino in che modo è costruita questa parlata.
...Per quanto riguarda i verbi, il procedimento...articolato con la costruzione verbale composta solitamente da due parti:
una variabile, costruita dalle rispettive voci dei verbi:
Fàa Fare
Stàa Stare
Andàa Andare
Eser Essere
Vìighe Avere
Ecco alcuni esempi:
Fàa 'l cuntràst lòfi : fare il tonto, lo scemo (simulare, con un fine)
Fàa 'na tiràada : fare una soffiata, la spia
Fàa casàansa : fare della prigione, della galera
Fàa l'imbunimèent : fare il discorso accattivante (il venditore)
Fàa nìsba : fare niente
Fàa el sgòbo : fare un lavoro
Stàa sò : non confessare, non parlare
Stàa in campàana : stare all'erta, attenti
Andàa per Giòbe : fingere di andare
Giubàa : fare la commedia
Andàa a l'ùrto : andare a lavorare, andar per pane
Stàa incavalàat : essere armato di pistola
fàa la bèla : evadere
vìighe smurfìit : aver mangiato
andàa a pulegiàa : andare a dormire
.
(a domani, Sabato 8 Aprile, per altre voci)
Negli anni della maturità lavora come affrescatore e restauratore per i più importanti musei tedeschi.
Torna spesso a Cremona di cui ama tutto, la gente, il Po, gli argini.
Camìni in spiciula
lòonch a l'àarzen d'estàat,
ghe fares dèenter
en bel quàader
Cammino in bicicletta/ lungo l'argine d'estate/ ci farei/ un bel quadro.
Nel 1996 pubblica con la Libreria Ponchielli, a cura di Mario Balestreri, il primo volume di quella che sarà la sua trilogia sulla vecchiaia: "In piàarda", "Adès che sùunti vèec..." e "Quàant te rìivet in fòont...".
Mario Balestreri ha scritto: "...si tratta di poesia "umile" (nel senso etimologico: che sa di terra e d'acqua, e d'aria) segnata da una grazia nativa acerba e svelta, da antica arguzia e da una breve ombra di malinconia, risolta nel rapido giro di pochi versi: come epigrammi greci o come haiku giapponesi in dialetto cremonese...E' chiaro che l'autore concepisce e immagina "in dialetto", che solo questa e non altra può essere la forma della sua creazione". (dall'introduzione di M. Balestreri a "In piàarda", Libreria Ponchielli, 1996).
Mentre andava costruendo la sua parola poetica, Gianamleto Feraboli portava parallelamente avanti studi rigorosi sul dialetto. Pareva pensare che in quelle parole, in quel gergo restasse viva e pulsante un'idea della vita forte, sincera, senza eufemismi e musealizzazioni .
Era particolarmente interessato a tutte le voci dialettali che appartenevano alle minoranze: girovaghi, venditori ambulanti, artigiani, sensali di animali, accattoni, i seggiolai del mantovano, gli ombrellai, i venditori di cùni, castagne infilate a collana, i mendicanti che vendono santini davanti alle chiese, i suonatori ambulanti, chiamati in gergo Drìto strilàant.
Basta scorrere questa lista per sentire che il mondo, il nostro mondo così impoverito e irrigidito, riprende a respirare, a muoversi, a cantare.
Illustrazione di Mario Balestrieri tratta da In piàarda
da "BACAJA'A L'AMA'ARO"
Gianamleto Feraboli
dall'Introduzione:
-E' difficile oggi ricostruire la genesi del gergo in questione: abbiamo termini che provengono "dal parlar furbesco" del XVI secolo, altri provengono dai sensali di cavalli, altri dall'ambiente militare, altri dagli zingari ma sono solo supposizioni ... Comunque si è accertato che già negli anni attorno alla prima guerra mondiale Bacajàa l'amàaro, parlare il gergo, era ampiamente diffuso nell'ambiente della legèera cremonese ... ovunque si facessero sagre, mercati, fiere ...Va inoltre precisato che l'Amàaro non è uno strumento linguistico polivalente, non permette cioè discussioni ampie e articolate. Esso è piuttosto una lingua per l'occasione, da usarsi a piccoli spezzoni, in singole frasi, in brevi commenti e osservazioni. E cioè sopratutto nell'ambito di un gruppo in cui L'amàaro evidenzia e rafforza la coesione interna e l'identità.
...Passiamo ora a vedere da vicino in che modo è costruita questa parlata.
...Per quanto riguarda i verbi, il procedimento...articolato con la costruzione verbale composta solitamente da due parti:
una variabile, costruita dalle rispettive voci dei verbi:
Fàa Fare
Stàa Stare
Andàa Andare
Eser Essere
Vìighe Avere
Ecco alcuni esempi:
Fàa 'l cuntràst lòfi : fare il tonto, lo scemo (simulare, con un fine)
Fàa 'na tiràada : fare una soffiata, la spia
Fàa casàansa : fare della prigione, della galera
Fàa l'imbunimèent : fare il discorso accattivante (il venditore)
Fàa nìsba : fare niente
Fàa el sgòbo : fare un lavoro
Stàa sò : non confessare, non parlare
Stàa in campàana : stare all'erta, attenti
Andàa per Giòbe : fingere di andare
Giubàa : fare la commedia
Andàa a l'ùrto : andare a lavorare, andar per pane
Stàa incavalàat : essere armato di pistola
fàa la bèla : evadere
vìighe smurfìit : aver mangiato
andàa a pulegiàa : andare a dormire
.
(a domani, Sabato 8 Aprile, per altre voci)
giovedì 6 aprile 2017
Gianamleto Feraboli e il gergo della malavita cremonese
Gianamleto Feraboli e il gergo della malavita cremonese
In occasione dei tre giorni di
ANTROPOLOGOS, I dialetti e le lingue madri, Festival in Cremona, 1° Edizione
la Libreria Ponchielli pubblicherà sul suo blog voci da " Bacajàa l'amàaro", studio inedito sul gergo cremonese di Gianamleto Feraboli.
"Esiste nel Cremonese e in tutto il territorio della "Bassa", con le zone di confine di cinque provincie, un gergo chiamato "amàaro" basato essenzialmente sui dialetti cremonesi, una lingua speciale parlata da specifici gruppi sociali che non intendevano farsi comprendere da altri. Una sorta di arma di difesa ideale per gruppi corporativi: girovaghi, venditori ambulanti, artigiani, sensali di animali, accattoni e naturalmente, la malavita. Questo linguaggio nato in strada, in taverna o nel carcere, va inserito nella grande e molteplice schiera dei gerghi della malavita italiana."
la Libreria Ponchielli pubblicherà sul suo blog voci da " Bacajàa l'amàaro", studio inedito sul gergo cremonese di Gianamleto Feraboli.
"Esiste nel Cremonese e in tutto il territorio della "Bassa", con le zone di confine di cinque provincie, un gergo chiamato "amàaro" basato essenzialmente sui dialetti cremonesi, una lingua speciale parlata da specifici gruppi sociali che non intendevano farsi comprendere da altri. Una sorta di arma di difesa ideale per gruppi corporativi: girovaghi, venditori ambulanti, artigiani, sensali di animali, accattoni e naturalmente, la malavita. Questo linguaggio nato in strada, in taverna o nel carcere, va inserito nella grande e molteplice schiera dei gerghi della malavita italiana."
dalla prefazione di Gianamleto Feraboli
Venerdi 7 aprile pubblicazione delle prime voci.
martedì 4 aprile 2017
Gianamleto Feraboli e il gergo della malavita cremonese
In occasione dei tre giorni di
ANTROPOLOGOS, I dialetti e le lingue madri, Festival in Cremona, 1° Edizione
la Libreria Ponchielli pubblicherà sul suo blog voci da " Bacajàa l'amàaro", studio inedito sul gergo cremonese di Gianamleto Feraboli.
"Esiste nel Cremonese e in tutto il territorio della "Bassa", con le zone di confine di cinque provincie, un gergo chiamato "amàaro" basato essenzialmente sui dialetti cremonesi, una lingua speciale parlata da specifici gruppi sociali che non intendevano farsi comprendere da altri. Una sorta di arma di difesa ideale per gruppi corporativi: girovaghi, venditori ambulanti, artigiani, sensali di animali, accattoni e naturalmente, la malavita. Questo linguaggio nato in strada, in taverna o nel carcere, va inserito nella grande e molteplice schiera dei gerghi della malavita italiana."
la Libreria Ponchielli pubblicherà sul suo blog voci da " Bacajàa l'amàaro", studio inedito sul gergo cremonese di Gianamleto Feraboli.
"Esiste nel Cremonese e in tutto il territorio della "Bassa", con le zone di confine di cinque provincie, un gergo chiamato "amàaro" basato essenzialmente sui dialetti cremonesi, una lingua speciale parlata da specifici gruppi sociali che non intendevano farsi comprendere da altri. Una sorta di arma di difesa ideale per gruppi corporativi: girovaghi, venditori ambulanti, artigiani, sensali di animali, accattoni e naturalmente, la malavita. Questo linguaggio nato in strada, in taverna o nel carcere, va inserito nella grande e molteplice schiera dei gerghi della malavita italiana."
dalla prefazione di Gianamleto Feraboli
Venerdi 7 aprile pubblicazione delle prime voci.
Qui un'intervista a Gianamleto Feraboli
lunedì 3 aprile 2017
ANTROPOLOGOS, FESTIVAL IN CREMONA, PRIMA EDIZIONE, 7-8-9 APRILE 2017: I DIALETTI E LE LINGUE MADRI
In occasione dei tre giorni di
ANTROPOLOGOS, I dialetti e le lingue madri, Festival in Cremona, 1° Edizione
la Libreria Ponchielli pubblicherà sul suo blog voci da " Bacajàa l'amàaroo", studio inedito sul gergo cremonese di Gianamleto Feraboli.
"Esiste nel Cremonese e in tutto il territorio della "Bassa", con le zone di confine di cinque provincie, un gergo chiamato "amàaro" basato essenzialmente sui dialetti cremonesi, una lingua speciale parlata da specifici gruppi sociali che non intendevano farsi comprendere da altri. Una sorta di arma di difesa ideale per gruppi corporativi: girovaghi, venditori ambulanti, artigiani, sensali di animali, accattoni e naturalmente, la malavita. Questo linguaggio nato in strada, in taverna o nel carcere, va inserito nella grande e molteplice schiera dei gerghi della malavita italiana."
la Libreria Ponchielli pubblicherà sul suo blog voci da " Bacajàa l'amàaroo", studio inedito sul gergo cremonese di Gianamleto Feraboli.
"Esiste nel Cremonese e in tutto il territorio della "Bassa", con le zone di confine di cinque provincie, un gergo chiamato "amàaro" basato essenzialmente sui dialetti cremonesi, una lingua speciale parlata da specifici gruppi sociali che non intendevano farsi comprendere da altri. Una sorta di arma di difesa ideale per gruppi corporativi: girovaghi, venditori ambulanti, artigiani, sensali di animali, accattoni e naturalmente, la malavita. Questo linguaggio nato in strada, in taverna o nel carcere, va inserito nella grande e molteplice schiera dei gerghi della malavita italiana."
dalla prefazione di Gianamleto Feraboli
Venerdi 7 aprile pubblicazione delle prime voci.
Antopologos
Festival in Cremona I dialetti e le lingue madri
è un progetto in divenire, inteso da un lato a
fare rete delle unità culturali interessate alla parola poetica, come fondante
la comunicazione originaria e culturale dell’uomo, dall’altro a porre
dinamicamente in dialogo, all’interno dei territori, parole,discorsi e
riflessioni di natura antropologica. Veicolo linguistico privilegiato è la
parola, Matrix della lingua madre. Il dialetto e tutte le lingue madri,
recuperano l’oralità che si fa vita e canto, nella musica. Così che parola,
dialetto, lingua madre,poesia e musica agiscono la gestazione profonda che,
nell’uomo, genera in senso biografico, geografico e storico, la sua
autobiografia, la sua cultura, la sua antropologia.
Venerdì 7 Aprile
Museo
della Civiltà Contadina Cascina “Il Cambonino Vecchio”
Alle ore 16:30
Inaugurazione, saluti ed introduzione del
festival a cura di Anna Mosconi ed Alberto Mori
16:45 - 17:00
Esecuzioni
di Canti Popolari
a cura del Duo Folkloristico Cremonese Sorelle Biazzi
Parte Prima
Pot-pourri di
canzoni dialettali popolari (varie strofette eterogenee)
Sàalta fò so pàader
17:00 - 18:00
“L’evoluzione della lingua dialettale”
Dalla lingua arcaica all’attualità verso una
prospettiva futura
a cura della Prof.Bruna
Silvana Davini Petracco e del Dott.Enrico Tomasoni
Il latino parlato nell’antica Roma ha avuto nel tempo una propria
evoluzione storica che ha dato vita alle lingue romanze ed ai molti dialetti
che caratterizzano la storia linguistica italiana. Particolare rilievo ha avuto
nell’Ottocento, la cosiddetta “Questione della lingua” in parallelo con il
processo di unificazione nazionale. La “lotta ai dialetti” fu particolarmente
attuata sotto il regime fascista. Nel secondo dopoguerra, sulla scorta degli
studi etnografici di Levi Strauss ed in Germania dei fratelli Grimm, anche in
Italia le lingue dialettali furono rivalutate dagli studiosi attraverso una
ricerca antropologica e una documentazione culturale di vasto respiro. Le
condizioni attuali del dialetto cremonese saranno illustrate con esempi concreti
delle variazioni nell’uso parlato e scritto dovute alla scolarizzazione di
massa, all’influenza della televisione e della globalizzazione.
18:00 - 18:15
Esecuzioni
di Canti Popolari
a cura del Duo Folkloristico Cremonese Sorelle Biazzi
Parte Seconda
La ballata del Burtulìin
El me murùus
18:15 - 19:00
Dove té
vèt o Mariettina
L'amore visto attraverso i canti della cultura
contadina
a cura del Gruppo Padano di Piadena
Componenti del Gruppo Padano di Piadena : Silvana
Soresina, Ornella Leorati, Leardo Taraschi, Simona Maffini, Gino Tonini, Sergio
Lodi (direttore artistico).
Altri componenti che attualmente collaborano con il Gruppo Padano e che
costituiscono il neonato Gruppo di canto popolare di Cremona: Elsa Scarinzi,
Emilia Sordi, Francesca Ardoli, Carla Zeni, Anna Tamborini, Fiorella Bottini,
Simona Mele, Giulia Ghinaglia, Pierluigi Rizzi, Enrico Rossi, Francesco
Sarcone.
Biografie e note dei partecipanti alla serata:
Le sorelle Biazzi
Potremmo definire Francangela e Fiorenza,
sorelle Biazzi del “Duo Folk cremonese”, ‘figlie d’arte’ in quanto il padre fu
organista, direttore della Schola
cantorum e della Banda di Pieve
d’Olmi. Conseguito il diploma magistrale, entrambe si sono impiegate nelle
segreterie scolastiche. Per passione si sono dedicate al teatro e al canto,
recitando testi teatrali in dialetto nell’Oratorio del loro paese ed in quelli
dei paesi circonvicini e partecipando a manifestazioni canore in vari paesi
della Provincia. In particolare, Fiorenza canta nella “Camerata di Cremona” e
per alcuni anni fu corista anche del “Coro Ponchielli Vertova”.
Bruna Silvana Davini Petracco è nata nel 1941 a Vescovato(CR).Sebbene
risieda a Cremona dal 1966 rivolge le sue
ricerche al dialetto Vescovatino in ambito antropologico e linguistico.Dopo gli
studi classici presso il Liceo “Daniele Manin” di Cremona, si laurea in
filosofia all’università degli studi di Milano ed insegna presso le scuole
medie. Si è occupata attivamente anche della sperimentazione didattica dei
media audiovisivi e dello studio del dialetto locale nell’ambito
dell’insegnamento linguistico. Conclusa la carriera scolastica si dedica a
composizioni in vernacolo conseguendo premi a concorsi provinciali con
interesse prevelante per la ricerca.E’ presidente del gruppo dialettale
cremonese “El Zach” e cura le pubblicazioni editoriali del periodico “nòstre
nooe”.
Enrico Tomasoni è nato nato a Cremona il 31 agosto 1967
edHa conseguito la maturità tecnica in
Elettronica Industriale nel1986 presso l'ITIS "J. Torriani" di
Cremona. Nel 2008, con altri amici, ha fondato la compagnia teatrale
"Spazio Mythos crt" nella quale svolge il duplice ruolo di attore e
regista, ruol.Laureato in lettere e Beni Culturali presso il Dipartimento di
Musicologia e Beni Culturali dell'Università di Pavia a Cremona,atualmente è
vicepresidente dell'associazione "Coordinamento Teatro Cremona":
associazione che vede riunite 16 realtà artistiche legate al teatro,
professionistiche e non, con l'intento di promuovere la cultura attraverso il
teatro e le sue possibilità espressive.
Il Gruppo Padano di Piadena viene fondato nel 1962 all'interno della Biblioteca
Popolare, istituita nel 1945 come servizio
culturale promosso e sostenuto dalla Cooperativa di Consumo di Piadena che
promuoveva ricerche sulle condizioni di vita e di lavoro di diverse fasce di
popolazione del proprio territorio e di ciò che restava del mondo contadino.Il
Gruppo Padano partecipa attivamente al dibattito presente in quegli anni nel
movimento di folk revival italiano, creando nuove canzoni nello stile popolare
che vedono l'apporto artistico di Sergio Lodi, uno dei fondatori storici del
Gruppo e che a tutt'oggi rimane punto di riferimento progettuale fondamentale.
Attualmente il Gruppo Padano prosegue la sua attività nel promuovere iniziative
e progetti che favoriscano la tutela e la diffusione del valore culturale della
musica e del canto della tradizione contadina del proprio territorio.
Sabato 8 Aprile
Palazzo
Cattaneo Sala “Ivan Illich “
Dalle 15:30 alle 19:00
l’associazione Sa Domu Sarda presenta:
Lingue Migranti, Lingue in
Transumanza/ Limbas Disterradas, Limbas in Tramuda
Viaggio in compagnia di poeti seguendo orme e
tracce di piccole e grandi opere tra Lingua e Limba
Presentazione dell’incontro a cura del
presidente Dott. Antonio Millia
Appunti linguistici sulla Sardegna
contemporanea
a cura del Dott. Simone
Pisano
Simone Pisano Laureato in Glottologia e
dottorando in linguistica storica a Pisa si è occupato di morfologia verbale
del sardo moderno e di alcune questioni di sociolinguistica in alcune varietà
linguistiche del centro della Sardegna connesse con la variabile sessuale.
Lettura di alcune poesie in lingua
(Limba Sarda)
a cura del
Dott. Antonio
Gonario Pirisi
Gonario
Pirisi è Presidente onorario Associazione “G. Deledda” di Parma.
Neuropsichiatra, psicoterapeuta. Ama tradurre in Limba Attilio Bertolucci ed
altri poeti. Ha collaborato con diversi artisti :Giancarlo Ilari del Teatro Due
di Parma, il performer Svizzero Nando Snozzi, il regista teatrale Oreste
Braghieri
Al termine rinfresco a base di
prodotti della cucina sarda
L’associazione
Sa Domu Sarda di CR Fondata come Circolo
Culturale, nel settembre 1997, con il riconoscimento della regione Sardegna, ha
come scopo quello di divenire punto di riferimento permanente e luogo di
aggregazione per i Sardi emigrati in tutto il mondo negli anni,’20,’30 e ’40 e
gli amici dei Sardi. Oggi si contano 67 associazioni in tutta Italia e 18 nella
sola Lombardia.
20:30 - 21:30
Teatro Monteverdi
SPACCANAPOLI
(mito musica e folklore)
a cura del Gruppo Amici
Arte Partenopea
I brani musicali, teatrali e di folklore sono stati scelti tenendo
conto del patrimonio umano e poetico della Napoli più genuina. Vi si cantano
l'amore, l'allegria, il pianto, la nostalgia, le ingenue filastrocche che i
bambini apprendevano sulle ginocchia dei nonni. Non a caso il titolo è
“Spaccanapoli”, la strada che attraversa le più antiche e famose piazze di
Napoli e che ai tempi della Neapolis greco-romana, costituiva il decumanus
maximus.
Interpreti:
Luisa Arli, Mimmo Calabrese,
Antonietta Crescenzo, Maria del Giudice, Cinzia Iannelli, Giovanni Greco, Maddalena Lieto, Lino Osta, Mafalda
Ribera
Regia: Giovanni Greco
Antiche musiche napoletane eseguite da:
Maria Del Giudice, canto
Maddalena Lieto, canto
Giovanni Greco, canto e pianoforte
Il Gruppo Amici Arte Partenopea è stato
fondato da Giovanni Greco nel 1972 con lo scopo di diffondere la cultura
partenopea, ha recitato più volte al teatro Ponchielli e in vari teatri della
provincia di Cremona (come il S. Domenico di Crema, il Sociale di Soresina, il
Comunale di Casalmaggiore), rappresentando in particolare le maggiori commedie
di Eduardo. Negli anni '80 Greco ha creato anche un ensemble musicale per
l'esecuzione di musiche napoletane. Da alcuni anni vengono messi in scena
spettacoli che coniugano prosa e musica.
21:30 - 23:00
Teatro
Monteverdi
DAMMI DEL TU
VIDEOCONVERSAZIONI CON FRANCO LOI.
Presentazione del poeta dialettale milanese
Franco Loi
con letture e videoproiezioni a cura di
Cristiano Sormani Valli
DAMMI DEL TU è il diario visivo di uno dei più
grandi poeti contemporanei italiani, Franco Loi
che sarà presente all’incontro, saremo accolti in casa sua per conoscere
opinioni, vita ed esperienze: materiale fondamentale delle sue opere. DAMMI DEL TU vuole narrare la figura di un uomo
il cui pensiero è riflesso nella sua poesia. Ma soprattutto vuole raccontare
quanto c’è di non scritto, la vita, gli stimoli e i luoghi che hanno ispirato
la sua parola poetica. Provare a tracciare attraverso le conversazioni, la sua
visione. DAMMI DEL TU è
una sorta di diario per argomenti, in cui il poeta racconta e si racconta
attraverso gli occhi di una telecamera.
Franco Loi è nato a Genova nel 1930. Nella sua opera poetica ha assunto il
dialetto meneghino come il crogiolo di un più complesso espressionismo
linguistico, talvolta animato anche di una risentita passione politica,
mescolando elementi di varia provenienza, talvolta rielaborati e reinventati
per piegarli alle sue esigenze espressive. È autore di numerose raccolte
poetiche in cui ha saputo fondere una poesia di ampio respiro narrativo e
improvvisi slanci lirici.
Cristiano Sormani Valli ha scritto, pubblicato, messo in
scena, in video e in musica: racconti,
poesie, favole, storie per bambini, parole per canzoni, testi teatrali, sceneggiature.
Nel 1999 fonda la compagnia teatrale ilinx con cui realizza otto spettacoli. Collabora con realtà sociali,
immagina cortometraggi, suona il pianoforte. Gestisce laboratori di teatro, di
scrittura e di realizzazione di cortometraggi.
Domenica
9 Aprile
Auditorium A.V.I.S.
“Appunti veneti: prosa e poesia in
dialetto ovvero la lingua dell'anima messa a nudo”
Relazione e
letture a cura del poeta Renzo Favaron
“Ci sono due strati nella personalità di un
uomo: sopra, le ferite superficiali, in italiano, in francese, in latino;
sotto, le ferite antiche che rimarginandosi hanno fatto queste croste delle
parole in dialetto. Quando se ne tocca una si sente sprigionarsi una reazione a
catena,che è difficile da spiegare per chi non ha il dialetto.
C’è un nòcciolo indistruttibile di materia apprehended, presa coi tralci prensili dei sensi; la parola in dialetto è sempre incavicchiata alla realtà, per la ragione che è la cosa stessa,
appercepita prima che imparassimo a ragionare… “
da “Libera Nos a Malo” di L.Meneghello.
Renzo Favaron è nato nel 1958, vive e lavora a San Bonifacio (Vr). Dopo
un'iniziale plaquette in lingua, nel 1991 pubblica in dialetto veneto Presenze e conparse, con una prefazione di Attilio
Lolini. Del 2001 è il romanzo breve Dai molti vuoti. A partire dal 2002 pubblica alcune minuscole plaquette
presso le edizioni Pulcino-Elefante. Nel 2011 Un de tri
tri de un con nota
introduttiva di Giovanni Tesio e postfazione di Lorenzo Gobbi che raccoglie
venti anni di poesia in dialetto.Del 2012 è Ieri cofa ancuò (nostos par passadoman)
con una nota di Paola Tonussi.Del 2014 è il racconto breve Esordi
invernali e del 2015 la raccolta Balada incivie, tartufi e arlechini.E'
presente nelle antologie: “Guardando per terra”, “L'Italia a pezzi”, “Verona:
Antologia dei grandi scrittori”,“Con la stessa voce (Poeti dialettali
traduttori)”.
18:15 - 19:00
“Pilade”
Presentazione del poeta dialettale Pilade Serafini
autore del libro “Asmodeo e…Poppea contadina. Cume s’erum”
a cura di Maria Grazia
Morandi.
Letture dei testi di Teresa
Odelli, Castorina Zaffaroni e Augusto Rigonelli.
Pilade Serafini è autore dallo spirito sanguigno che utilizza espressioni
dialettali esplicite e dirette.Asmodeo e Poppea sono due
personaggi che nell’opera del poeta incarnano il demonio e la lussuria per
meglio penetrare e rendere partecipe il lettore all’epopea del mondo contadino.
Maria Grazia Morandi è nata a Cremona nel 1957 ed ha
avuto Pilade Serafini come insegnante
alle medie ed alle superiori all’Ist.Sofonisba Anguissola.Laureata in lingue e
lettere straniere ha viaggiato e soggiornato in diversi paesi europei ed
extraeuropei ed ha intrapreso parimenti un percorso spirituale legato
all’induismo ed al buddhismo, fondando un centro Yoga a Mac Load Ganjie in
India. Attualmente insegna all’ Ist.Galileo Galilei di S.Secondo Parmense.
20:30 - 21:30
La città della lingua
a cura del filosofo Franco
Gallo
A partire da riflessioni di Wittgenstein e
Pasolini, si sviluppano considerazioni sulla pratica della poesia e della prosa
come itinerari di visita della città della lingua, percorsi di esperienza di
rivelazione dei tragitti in essa possibili tra dialetto,vernacolo, lingue di
nicchia, gerghi e koiné, condizionati dalla focalizzazione della scrittura e da
numerosi altri fattori.
Franco Gallo (Crema 1962) si occupa di filosofia, critica letteraria e d'arte
ed estetica. Ha scritto su Nietzsche, Leopardi, Heidegger,
il cristianesimo arcaico, Dilthey, Hegel, Scaravelli e su diversi temi del
pensiero contemporaneo. Numerose prefazioni, postfazioni e scritti di
accompagnamento per poeti e artisti contemporanei
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