La Montagna Fredda, solo nuvole bianche,
silenzio, silenzio, lontano da polvere e sporcizia,
erba come sedile ha la casa della montagna,
lampada solitaria la ruota della luna luminosa,
letto di pietra presso il laghetto verde giada,
tigri e cervi come vicini,
far tesoro delle gioie dell'eremitaggio,
da uomo che va oltre l'aspetto delle cose.
G: Cari amici, Han Shan, Montagna Fredda, è uno dei misteri più
profondi e affascinanti della civiltà cinese: un essere dalla realtà
sfuggente, ma con una personalità molto caratterizzata, ma anche una
raccolta di poesie che porta lo stesso nome, secondo la tradizione dei
grandi classici arcaici del Laozi, del Zhuangzi, del Liezi, del Mozi,
del Mengzi, e la località stessa dove tutto questo si sarebbe
manifestato nel settimo o ottavo secolo dell'era attuale.
Q: Quale di questi fattori abbia priorità sugli altri, non c'è modo di saperlo, nonostante i molti secoli di speculazione.
G: Eppure una corrente profonda della cultura e dell'arte
dell'Asia orientale si è abbeverata al mito che ne è derivato. La
corrente meno appariscente, certo, ma forse la più intima e incisiva, è
quella che scaturì dal taoismo o dal buddismo chan (zen) prima che
diventassero delle forme religiose definite.
Q: Quindi Han Shan è una realtà mitica complessa, ma unitaria,
formata dall'individuo, dalla raccolta poetica e dal luogo, e non se ne
può isolare ciascun aspetto dagli altri due: i tre costituiscono una
sostanza di spirito, materia e consapevolezza unica.
La mia casa è nascosta, un buon ritiro,
dimora senza polvere e rumore,
l'erba calpestata forma tre sentieri,
nuvole come vicinato ai quattro lati,
ad accompagnare il mio canto gli uccelli,
a far domande di dottrina nessuno,
oggi sono l'albero saha,
per tanti anni tutta una primavera.
G: Cari amici, i componimenti di Han Shan, vissuto nel
settimo-ottavo secolo dell'era attuale, sono uno straordinario inno al
romitaggio, alla vita immersa, anzi fusa, nella natura, e al superamento
di ogni convenzione sociale.
Q: Il suo nome, Han Shan, Montagna Fredda, fa riferimento ad un
luogo della Cina sud-orientale, fra i monti Tiantai, nel Zhejiang, culla
del buddismo esoterico per tutta l'Asia orientale, nonché al mitico
autore delle poesie, oltre che alla raccolta medesima.
G:
Han
Shan visse probabilmente in una grotta chiamata Hanyan, grotta fredda, a
un giorno di cammino dal tempio Guoqing, fra i monti Tiantai. Il solo
riferimento coevo all'esistenza del poeta sembra la prefazione di un
funzionario, Luqiu Yin, prefetto di Daizhou, l'attuale Linhai, nella
provincia del Zhejiang. Egli avrebbe ordinato di raccogliere le poesie
di Han Shan "scritte su bambù, alberi, rocce e falesie, e anche quelle
scritte sui muri di casa della gente". Ce n'erano più di trecento.
Q: Luqiu Yin scrive: "Nessuno sa che tipo di uomo fosse Han Shan.
Ci sono dei vecchi che lo conobbero e che dicono che fosse povero e
pazzo. Viveva solo a settanta li (37 km) a occidente del distretto di
Tangxing del Tiantai in una località chiamata Montagna Fredda. Spesso
scendeva al tempio Guoqing. Al tempio viveva Shide, che gestiva il
refettorio e che spesso conservava gli avanzi per Han Shan nascondendoli
in un tubo di bambù. Han Shan arrivava e li portava via; camminava per
la lunga veranda, chiamando e gridando, e ridendo fra sé e sé… Sembrava
un vagabondo. Il suo corpo e il suo volto erano vecchi ed esausti.
Eppure in ogni parola che esprimeva era contenuto un significato in
armonia con i sottili principi delle cose, se solo ci si pensasse
profondamente".
La casa dove vivo è nel Tiantai,
la strada tra le nuvole e le nebbie allontana gli ospiti,
rocce alte migliaia di piedi permettono di rifugiarsi,
innumerevoli valli e torrenti e massi sovrapposti,
cappello di scorza di betulla e zoccoli di legno, cammino lungo i torrenti,
vestito di cotone o pelliccia, bastone di amaranto, vado e vengo tra i monti,
cosciente che la vita è illusione e mutamento,
la gioia del libero vagabondare è perfetta.
G: Ritornando al magistrato Luqiu Yin, nessun documento
dell'epoca parla di un magistrato con questo nome, inoltre lo stile
usato è lontano da quello di un magistrato e manca anche la data, il che
farebbe pensare ad un'interpolazione spuria. Quindi potrebbe anche
essere uno stratagemma escogitato dallo stesso Han Shan per rendere
ancora più indefinibile la sua esistenza.
Q: La vicenda di Han Shan rimane quindi avvolta nel mistero, e gli
unici elementi di attendibilità della sua esistenza sono quelli che si
possono ricavare dalle poesie stesse.
G: Però vanno anche presi con attenzione, perché contengono
elementi contraddittori, per cui egli sarebbe sia un funzionario di
provincia che figlio di contadini. Inoltre il fatto di dichiarare di
portare con sé i classici quando va a zappare indica un tipo molto
particolare di lavoratore della terra. Però sembra chiaro che si tratta
di qualcuno che ha abbandonato una vita di tipo tradizionale e non di
basso livello nella prima età matura.
Trent'anni che sono venuto al mondo,
ho vagato per mille diecimila li,
camminando lungo i fiumi dove crescono le erbe,
entrando nelle terre dove vola la sabbia rossa,
ho cercato invano le pozioni dell'immortalità,
ho letto i classici e ho scritto odi storiche,
oggi ritornato alla Montagna Fredda
piego la testa sul torrente e mi lavo le orecchie.
G: Il mito di Han Shan come si è formato nei secoli è anche
strettamente legato alla figura di Shide ("prelevato"), un ragazzino di
dieci anni abbandonato per strada dalla famiglia, che il maestro Fenggan
"prelevò" e portò al tempio Guoqing, mettendolo a lavorare in cucina,
dove crebbe.
Q: Fenggan, Han Shan e Shide costituiscono una sorta di triade
informale libera dalle convenzioni sociali, anche da quella del
monastero di cui gli ultimi due facevano parte.
Uso a vivere in luogo remoto e solitario,
decido di recarmi al tempio Guoqing
con l'occasione visito il vecchio Fenggan
e vado a vedere il Maestro Shi,
ritorno da solo salgo sulla cima fredda
dove non c'è nessuno con cui parlare,
esploro un corso d'acqua che non ha sorgente,
anche se la sorgente si esaurisce, l'acqua è inesauribile.
G: Al sinologo americano Bill Porter (Red Pine), studioso di
letteratura zen, si deve fra l'altro una bella traduzione: "The
collected songs of Cold Mountain", che contiene 307 poesie di Han Shan, 4
di Fenggan e 49 di Shide.
Q: Secondo la tradizione cinese, Han Shan e Shide sono dei
personaggi un po' (o molto) squilibrati, che vivevano al di fuori di
ogni norma o comportamento accettabile. Forse anche per questo le poesie
di Han Shan non sono mai state considerate granché dai letterati cinesi
di taglio più accademico.
G: Del resto, in quanta considerazione Han Shan tenesse i
letterati, e forse ogni persona di potere, risulta anche dai suoi versi:
I saggi mi respingono,
gli sciocchi, li respingo io,
poiché non sono né sciocco né saggio,
ignoriamoci reciprocamente.
Cade la notte, canto alla luna chiara,
spunta l'alba, danzo con le nuvole bianche,
come potrei tener chiusa la bocca e composte le mani
e star seduto in sussiego coi capelli che ricadono sciolti?
C'è chi ride delle mie poesie,
le mie poesie sono all'altezza delle più raffinate,
non occorre chiedere a Cheng di annotarle,
inutile che il Maestro Mao le commenti,
non mi importa che pochi le capiscano,
chi conosce gli intimi pensieri è raro,
se andate alla ricerca dei suoni e delle rime
i miei errori potranno scoraggiarvi
ma se mi imbatto in qualcuno dallo sguardo lucido,
allora le mie poesie andranno nel mondo.
G: Han Shan forse appartiene a quegli uomini straordinari,
rarissimi, ma esistiti da sempre, che in Cina furono indicati per la
prima volta nel Zhuangzi come "jiren", e che appartengono a una realtà
diversa: "L'uomo straordinario è tale rispetto agli altri uomini, ma
normale rispetto al Cielo. Da qui il detto: un uomo insignificante per
il Cielo è grande per gli uomini, un uomo insignificante per gli uomini è
grande per il Cielo".
G: Le poesie di Han Shan, comunque, hanno indubbiamente un alto
valore estetico, ma sono, al tempo stesso, sia frutto che strumento di
meditazione, e spesso contengono addirittura delle indicazioni tecniche:
Arrivati alla Montagna Fredda tutto si placa,
non più pensieri confusi affollano la mente,
a piacere sulle pareti di pietra scrivo poesie,
mi affido alla corrente come barca disancorata.
G: E non è un caso che, anche se relativamente trascurate dalla
letteratura classica, le poesie di Han Shan siano però considerate fra
le grandi opere di quella zen, e uno dei suoi documenti scritti più
antichi in assoluto:
Chiedono la via della Montagna Fredda,
alla Montagna Fredda la strada non arriva,
d'estate il ghiaccio non si scioglie,
il sole si leva oscurato dalla nebbia,
come a me è stato dato di arrivarci?
Le nostre menti non sono uguali,
se la vostra mente fosse simile alla mia,
ci troveremmo qui insieme.
G: Le poesie di Han Shan sono certo andate e continuano ad andare
per il mondo portando il profondo messaggio di uno sconosciuto
stimolatore di capacità di ascoltazione, meditazione e creatività. Come
nel caso di Jack Kerouac, che nel 1958, in piena stagione beat, volle
dedicare proprio alla figura di Han Shan il celebre romanzo
autobiografico "The Dharma Buns".
I cervi vivono nei boschi profondi,
bevono acqua e si cibano di erba,
allungano le zampe a dormire sotto gli alberi
nella gioia senza preoccupazioni né pene,
ma legateli in una splendida sala,
nutriteli di cibi ricchi e squisiti,
tutto il giorno non toccheranno cibo,
il loro aspetto smagrito e rinsecchito.
Per una similitudine della vita e della morte,
prendi ad esempio il ghiaccio e l'acqua,
l'acqua gela e si trasforma in ghiaccio,
il ghiaccio si scioglie e ridiventa acqua,
quel che è morte deve tornare a vita,
quel che nasce alla vita va verso la morte,
ghiaccio e acqua non si fanno loro del male,
vita e morte sono belle entrambe.
Salgo a mio agio fino alla Cima dei Fiori,
una giornata splendida di luce radiosa,
guardo ai quattro orizzonti il cielo chiaro,
nuvole bianche volano con le gru.
Contento della vita semplice che ho scelto,
tra nebbie e rampicanti e grotte nella roccia,
senso di libertà nella natura selvaggia,
le nuvole bianche in ozio per compagne,
c'è la strada ma non raggiunge il mondo,
solo chi ha assopito i pensieri può arrivare qui,
siedo a notte da solo sul letto di pietra,
la luna piena sulla Montagna Fredda.
G: Cari amici, termina qui il nostro programma in ricordo della
sinologa Anna Bujatti, grande amica del popolo cinese, scomparsa di
recente, e sulla sua ultima fatica, la traduzione in italiano delle
poesie di Han Shan, Montagna Fredda.
Q: Anna sarà sempre ricordata con nostalgia e affetto dai suoi amici cinesi!
G.... e anche italiani e del resto del mondo!
Q: Grazie dell'attenzione e a risentirci presto!