Non so scrivere odi, la Franca ne meriterebbe una. La sua ("sua? ma è di tutti!") libreria è il punto esclamativo di questa città piena di penose parentesi-cataratte che ottundono il pensare libero. Parla dei libri, li legge anche, sa dire cose sui libri a chi entra spaesato in cerca di chissà cosa, è ironica e gentile come non si usa più da almeno trent'anni...
Lo so bene che meriterebbe un Majakovski o un Jean Genet o un Henri Michaux... le dono da umile lettore un racconto breve dei miei, che non ha pretesa alcuna... solo un tributo alla Ponchielli e a Franca che ne è la Dea (ex machina)...
Lui suonava, lei ballava.
È
sceso in cantina anche stasera, come di nascosto. Ha aperto la porta di
ferro, cercando di non fare rumore. Il lucchetto è scattato, l’ha tolto
e ha fatto scorrere il chiavistello. È entrato. Poi si è accesa la
luce.
Lo sento sempre rovistare, da dentro. Di solito sposta la sedia, ci sale
sopra e toglie come delle scatole per prendere lo strumento. Si capisce
quando l’ha preso perché scende dalla sedia e ci si siede sopra.
A quel punto attacca a suonare.
Più che altro soffia, all’inizio. Sembra proprio un principiante che sta
provando a far uscire dei suoni e si stupisce di quello che ne esce. Fa
come delle scale, almeno a me sembra così.
Non è che me ne intenda, io. Sono solo un ragazzino. La musica che
ascolto è quella dei dischi che ogni tanto fa suonare papà nel salotto.
Però so riconoscere che il signor Antonio non suona male, quando ci si
mette. Potrebbe essere jazz.
La mamma mi ha raccontato che sua moglie, tanti anni fa, faceva la
ballerina. Loro si sono conosciuti così. Lui suonava, lei ballava. Si
sono sposati e sono venuti ad abitare qui.
All’inizio le cose andavano bene. Si capiva dalla macchina che si sono
comprati, diceva mio papà: era una Lancia Fulvia. Io non so com’è fatta,
non l’ho mai vista neanche alla televisione, ma la mamma ha detto che a
quel tempo era un’auto sportiva, che guidavano solo i ricchi.
Il signor Antonio era sempre vestito bene, portava addirittura un cappello.
Dopo un po’ che si erano sposati, sua moglie ha smesso di ballare, lui
non voleva. Stava sempre chiusa in casa a fare i mestieri. Usciva solo
per fare la spesa.
A un certo punto, però, è successo qualcosa. Mio padre non ha mai voluto spiegarmi che cosa, però.
Il signor Antonio ha smesso di suonare, non lavorava più. Se ne stava a
letto tutto il giorno. Non si alzava, non si lavava, non si vestiva.
L’unica cosa che faceva era guardare la televisione.
Un giorno sua moglie non è più tornata a casa. Era uscita per fare la
spesa, aveva detto. Non l’hanno più vista. Sparita per sempre.
Lui ha dovuto vendere la Lancia Fulvia. È andato a lavorare alle Ferrovie.
Quando suona, però, si sente che una volta era davvero bravo...
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