L'Eden della porta accanto
Enrico
Arosio «L'Espresso» 25-07-2014
Il cammino. Conta il cammino. La parola Tao (la via, il sentiero) compare una volta sola, e tardi, in questo libro sorprendente, ma non a caso. "Ho costruito una casa da giardiniere"
(Quodlibet,
pp. 156, ? 16) è una narrazione ispirata dalla meraviglia del creato che a
tratti rivela una forza ipnotica. L'autore è Gilles Clément, uno dei più
influenti paesaggisti viventi, che tra la docenza alla École nationale de
Paysage di Versailles e le sue teorie del "giardino in movimento" ha fecondato
le più varie intelligenze, da Jean Nouvel alla Biennale di Venezia. In età
matura Clément rievoca l'utopia che concepì trent'anni prima.
Intorno
al 1977, giovane alternativo in rotta con il padre, si mise a piantumare con la
furia del pioniere cinque ettari di terreno abbandonato tra i boschi della
Creuse, nella Francia centrale, costruendovi, con le nude mani e l'aiuto di
amici, una casa in pietra. Autonomo da tutto, anche dall'energia elettrica,
«senza padrone, senza ordine, la natura come guida». Tutto qui? Sì. È la storia,
lieve e profonda, di uno che volle abitare «un terreno armato», di spine e di
fiori. Pietra su pietra, tra ruscelli e rododendri, nello stormire di querce e
salici e gunneracee del Cile, al grido della poiana, vediamo germinare un Eden
tascabile con innesti d'esotismo: la Valle delle Farfalle, o la Vallée. Il
pensatore Clément rivive la propria scelta di condividere con le specie viventi
un frammento di biosfera dove la casa in pietra non è che una stanza tra molte.
Un'awentura ai margini delle leggi, in anticipo su tanto pensiero ecosistemico
di oggi. La storia si chiude, dopo un rientro da Bali come Ulisse dai
Lestrigoni, con una notte festosa. Foglie vibrano al vento, stelle
impallidiscono all'alba.
Il
lettore immagini "I Talk to the Wind" dei King Crimson, e si arrenda allo
stupore.
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