Erice,
odoranti di salvia i suoi paradisi,
ingiù
dallo scosceso il mare cresputo immobile,
terse
come stoviglie le strade spirali
ingressi
ed imposte chiusi,
laddentro
cortili dove minuscole lune
l’acqua
nei profondissimi pozzi in echi,
ben
scarsa entro cisterna simmetrica,
frammezzo
qualche albero,
mura
mura convolvoli,
secondari
usci su candida viuzza
tra
verdi persiane opposti a quelli maestri
Antonio
Pizzuto, Testamento
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