Io lo so che parlo perchè parlo ma che non persuaderò nessuno; e questa è disonestà.
So che voglio e non ho cosa io voglia.
Un peso pende da un gancio, e per pender soffre che non può scendere: non può uscire dal gancio, poichè quant'è peso pende e quando pende dipende.
Lo vogliamo soddisfare: lo liberiamo dalla sua dipendenza; lo lasciamo andare, che sazi la sua fame del più basso, e scenda indipendente fino a che sia contento di scendere. Ma in nessun punto raggiunto fermarsi lo accontenta e vuol scendere, che il prossimo punto supera in bassezza quello che esso ogni volta tenga. E nessuno dei punti futuri sarà tale da accontentarlo, che necessario sarà alla sua vita, fintanto che lo aspetti più basso; ma ogni volta fatto presente, ogni punto gli sarà fatto vuoto d'ogni attrattiva non più essendo più basso; così che in ogni punto esso manca dei punti più bassi e vieppiù questi lo attraggono: sempre lo tiene un'ugual fame del più basso, e infinita gli resta pur sempre la volontà di scendere. Che se in un punto gli fosse finita e in un punto potesse possedere l'infinito scendere dell'infinito futuro in quel punto esso non sarebbe più quello che è: un peso.
La sua vita è questa mancanza della sua vita.
Quando esso non mancasse più di niente, ma fosse finito, perfetto: possedesse se stesso, esso avrebbe finito d'esistere. Il peso è a se stessoimpedimento a possedere la sua vita e non dipende più da altro che da se stesso in ciò che non gli è dato di soddisfarsi. Il peso non può mai esser persuaso.
Che se si possedesse ora qui tutta e di niente mancasse, se niente l'aspettasse nel futuro, non si continuerebbe cesserebbe d'esser vita.
Il mare brilla lontano; in altro modo esso sarà mio; se mi tuffo nel mare, se sento l'onde sul mio corpo ma dove sono io non è il mare.
Se voglio andare dove è l'acqua e averla le onde si fendono davanti all'uomo che nuota; se bevo il salso, se esulto come un delfino, se m'annego, ma ancora il mare non lo posseggo: sono solo e diverso in mezzo al mare.
Ne se l'uomo cerchi rifugio presso alla persona ch'egli ama egli potrà saziar la sua fame: non baci, non amplessi o quante altre dimostrazioni l'amore inventi li potranno compenetrare l'uno dell'altro: ma saranno sempre due, e ognuno solo e diverso di fronte all'altro.
Gli uomini lamentano questa loro solitudine, ma se essa è loro lamentevole è perchè, essendo con se stessi, si sentono soli: si sentono con nessuno e mancano di tutto.
Colui che è per se stesso non ha bisogno d'altra cosa che sia per lui nel futuro, ma possiede tutto in se.
La persuasione non vive in chi non vive solo di se stesso.
Persuaso è chi ha in se la sua vita.
Questa continua deficienza per la quale ogni cosa che vive, muore;
ogni attimo continuando ogni cosa che vive si persuade esser vita.
Carlo Michelstaedter - La persuasione e la rettorica
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