venerdì 3 aprile 2015

a Giulio (dipinto Odilon Redon)





 
Da bambino aspettavo sempre la notte con innegabile terrore. E infatti era per me la stanza che non si apre mai, il baule dalla chiave perduta, lo specchio in cui qualcuno compare accanto a noi, una forma di tentazione. Non era la provocazione di un'avventura, né il fascino della linea dell'orizzonte. Non ci montavo sopra a cavalcioni, quando la notte si ritirava, né dovevo ricostruire, per l'altro sogno diurno, i frammenti di me che la pelle della notte aveva lasciato isolati e sparsi sul letto.
La pelle immensa della notte mi lasciava innumerevoli sensazioni per innumerevoli verifiche. Il cane che di giorno mi era passato accanto tante volte senza che quasi lo notassi, ora, di notte, mi sta accanto come addormentato, e solo in quel momento lo guardo con maggior attenzione. Osservo l'incresparsi della sua pelle, il modo in cui muove la coda e le zampe per scacciare mosche inesistenti. Ringhia nel sonno e mostra i denti, rabbioso. Di notte ci sono nemici invisibili che continuano a infastidirlo. Le sue precedenti reazioni colleriche non dipendono dall'omologo delle motivazioni diurne. Non dipende, di notte, da alcuna motivazione; piuttosto, senza saperlo, sta generando innumerevoli motivazioni nella pelle della notte che mi ricopre.



José Lezama Lima - Racconti

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