lunedì 5 maggio 2025

The only living boy in Oporto


Com'era già capitato a Gijon, sorpresi Porto in pigiama, in strade piene solo di alba, entrandogli in casa dalla gattaiola. Ero emerso all'improvviso dal gomitolo di vicoli della municipalità limitrofa di Vila Nova de Gaia, precipitando ai piedi del colossale ponte Luiz Primero, sulle rive del Duero. Sistemato il mulo in un luogo strategico per la notte a seguire, avevo atttaversato la passerella più bassa di quell'utilissimo gargoyle di ferro e mi ero concesso di visitare fuori orario il tempio serale delle taverne con vista sulla città vecchia, che si innalzava come un goloso mont blanc di colorati livelli architettonici, subito al di là del fiume.

Ondeggiavo sulle banchine assieme agli scenografici trialbero griffati Porto Sandeman, mentre il sole iniziava a guadagnare centimetri su stucchi, coppi e bovindi più alti, vestendoli di colori e forme, e tagli di luci e ombre che si offrivano con sempre minor pudore, a disposizione dei più mattinieri tra i fotografi. Ma c'ero solo io. E qualche cicloturista in fase di selfie rituale. E due camminatrici con zaino. Colsi un accento familiare, tipo Bologna. Sì, ciao, noi Bologna, e tu? Cremona. Dirette a Santiago? Sì, cammino portoghese,  appena partite.

Per il resto, silenzio al cospetto di un grande e variopinto scrigno addormentato. Un cofanetto stipato di anime e corpi, una pentola a pressione rimasta su tutta la notte, un pouf che trattiene e imprigiona una montagna di giocattoli che pretenderebbero vivere di vita propria, inerti, in attesa di esplodere fuori dal coperchio nel giorno dei bimbi. Ebbi chiara l'immagine di un'umanità presente per procura. Ne udivo il ronzio vago negli oggetti e negli edifici ma, di fatto, era nascosta, provvisoriamente invisibile, compressa nelle abitazioni.

Erano ancora tutti vivi? Che bel gioco di fantasia fu, in quel momento, pensare che la città potesse essersi svuotata in una notte, con un esodo di carri e masserizie nel buio di una luna nuova, effettuato per motivi misteriosi. O anche immaginare un sortilegio. Persone dissolte dietro l'uscio di casa allo scoccare delle quattro antimeridiane e, al mattino, ritrovate sottoforma di nebbia sottile che filtra verso l'esterno da sotto le finestre. Un barcaiolo superstite la osserva galleggiare sul Duero e non capisce di essere rimasto l'unico.

Ecco, dunque, come questa propaggine del vecchio Occidente mi era apparsa degna di far parte del novero onirico delle Città Invisibili Disegnando questa fantasia, avevo finito col trovarmi faccia a faccia con me stesso in un vetro. Mi diedi un titolo, prendendone un altro in prestito da una famosa, vecchia canzone che mi aveva intersecato la mente. La melodia mi rimase in testa fin dentro i ciottoli della Ribeira, svanendo infine nei tintinnii di un caffè all'aperto.

Tom, get your plane right on time
I know that you've been eager to fly now
Hey, let your honesty shine, shine, shine now
Doh-n-doh-de-doh-n-doh
Like it shines on me (Here I am)
The only living boy in New York
The only living boy in New York


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