sabato 17 settembre 2022
Marina Cvetaeva
Sono contenta che voi siate ammalato non di me,
sono contenta che io sia ammalata non di voi,
che mai la pesante sfera terrestre
mancherà sotto i nostri piedi.
Sono contenta che si possa essere buffe
lasciate andare
e non giocare con le parole,
e non arrossire di un’onda soffocante
appena sfiorandosi con le maniche.
Sono contenta, inoltre, che voi davanti a me
tranquillamente abbracciate un’altra,
non mi augurate di bruciare nel fuoco
infernale perché bacio non voi.
Che il mio dolce nome, mio tenero,
non ricordiate né di giorno né di notte
invano…
Che mai nel silenzio di una chiesa
canteranno sopra di noi: Alleluja!
Vi ringrazio con il cuore e con la mano
per il fatto che voi
senza saperlo!- così
mi amate: per la mia tranquillità notturna,
per la rarità degli incontri alle ore del tramonto,
per le nostre non-passeggiate sotto la luna,
per il sole non sopra le nostre teste,
per il fatto che voi siate ammalato
ahimé!- non di me,
per il fatto che io sia ammalata
ahimé!- non di voi.
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