mercoledì 31 ottobre 2018

Fighe per Fughe, ovvero pensando a "Bar" di Donato Novellini, Giometti &Antonello editori

Bar.
Decadente e un poco snob, non in senso dispregiativo come gli attuali tempi cupi richiederebbero.
Romanticismo nel piangersi addosso.
Una specie di Charles ‘Hank’ Bukowski della Bassa.
Che mi piace di più, Hank.
Forse perché c’è il mito di L.A. e la California.
Benchè, diciamolo, una volta che l’hai vista non è poi così differente dalla Bassa.
Tolti i fronzoli e il mito rimane la comune solitudine a far da compagna mentre guardi passare il tempo che ti resta.
Le donne.
Unici sprazzi vitali.
O meglio: le fighe, per fughe mentali.
Come i puntini del “che cosa apparirà” della settimana enigmistica, basta unirle per trovare il filo erotico che le accumuna.
E che tiene in vita e spesso appaga.
Toccabili e intoccabili e desiderate.
E spesso anche stronze, alcune.
Ai bar preferisco le spiagge solitarie, di fiume di lago di mare, tra radi corpi poco vestiti o nudi dove consumarmi di accidia.

L.

1 commento:

  1. Devo dispiacere a L. che comunque ringrazio per l'interessamento, ma: trovo frusto il riferimento alla "bassa" collegata alla California (?), ancora più quello a Bukowski (mai frequentato). Mi lascia perplesso pure quel "romanticismo del piangersi addosso", dato che v'è una totale assenza di lacrime in BAR. Riguardo ai fronzoli, che amo molto, servono per confondere lettori come L., i quali rimarranno in superficie, stretti alle volgarità che hanno trovato en passant, senza giungere al significato - a volerne trovare uno, oltre alla scrittura bastante a se stessa - del libro. Ovvero quello dell'attesa improduttiva, del tempo sperperato, qualcosa di sospeso nella mancanza di tornaconto.

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