martedì 23 giugno 2015

UN'ORA

Un'Ora 
Da un' idea di Giovanni Uggeri
Microconferenze, letture, autobiografie,
omaggi a, racconti, esperienze, ipotesi,
visioni
  
ORALITÀ, COMUNICAZIONE , CONDIVISIONE 

Giovedì 25 Giugno 2015 ore 18:30
 
Libreria Ponchielli, piazza S. Antonio Maria Zaccaria, 10, Cremona 
(e se piove? E se piove “è tempo di bagnarsi” come diceva Jack London)  
La meglio gioventù: Pasolini e il dialetto in poesia”

Lettera a una professoressa”, Don Lorenzo Milani

O poesia poesia poesia: Tu parti e fuggi via”

Ringraziamo Nicola e Stefania del Bar Portici del Comune per le comode seggioline




La meglio gioventù: Pasolini e il dialetto in poesia”

In ricordo di Pier Paolo Pasolini, Vincenzo Montuori ci parlerà della raccolta di poesie “La meglio gioventù”. Si partirà dalla genesi e lettura delle poesie in dialetto friulano di Pasolini, tracciando in seguito, l'intero percorso delle diverse stesure de “La meglio gioventù” (1954) per arrivare alla sua seconda e definitiva stesura ed edizione, “La nuova gioventù” (1974) ponendo l'accento sull'importanza del dialetto nel linguaggio della poesia di Pasolini.


Lettera a una professoressa”

"L'infanzia è un varco che ci apre alla speranza. In essa giace,
per ogni uomo, l'esperienza rivoluzionaria della felicità"
Walter Benjamin

La scuola classista sembra aver vinto: libro di testo unico,
rapporti gerarchici, meccanismi decisionali sottratti a chi
fa la scuola e fissati a livello nazionale, concezione
dell'apprendimento quantitativa e verticistica.
In "Lettera di una professoressa" don Milani e gli allievi
della scuola di Barbiana insorgono contro il sistema della
selezione scolastica in difesa dei "cretini" e degli "svogliati".
Una critica alla scuola ma anche alla realtà.


O poesia poesia poesia: Tu parti e fuggi via”

Simone della Mura e Paolo Bonini parleranno dell'idiosincrasia fra poesia e viaggio in Dino Campana, leggendo “Dualismo (Lettera aperta a Manuelita Etchegarray)” e “O poesia poesia poesia”, volendo sfatare l'etichetta del poeta di Marradi, definito dalla critica il “Rimbaud italiano”. Questo perché per compiere un vero e proprio viaggio attraverso il percorso vissuto da un poeta, bisogna profanarlo e assumersi rischi che altri non si vogliono assumere e cioé parlarne facendolo rivivere.


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