sabato 29 giugno 2024

E' iniziata"Distésa", mostra fotografica di viaggio di Nora Guerra, in Libreria fino al 15 Luglio

 


 

Da mare a lago. Da lago a deserto.


Aralkum, come viene chiamato dalla gente del posto, è un deserto nuovo,
salato e carente, sorto dal fondale del Lago d’Aral: un tempo uno dei mari di origine oceanica più estesi al mondo.

La storia di questa distesa desolata è recente, se non attuale; iniziata
quando, nel 1960, in Unione Sovietica, vengono deviati i due principali fiumi che alimentano il Lago per favorire la prosperità delle piantagioni di riso e aumentare la produzione di cotone destinato alla produzione di divise militari.
Nel corso degli anni successivi, la popolazione uzbeka che risiedeva nei
pressi del vecchio mare- la cui economia si basava sulla pesca - vide le acque allontanarsi sempre di più dalle loro case e i frutti del proprio lavoro diminuire a dismisura. Il livello del sale nell’acqua crebbe e molta della fauna locale sparì.
Rapidamente la vita delle persone si fece sempre più dura; alcuni
tentarono fortuna nell’agricoltura ma le frequenti tempeste di sabbia - mista a tracce aeree di pesticidi - portarono la popolazione ad ammalarsi e ad abbandonare la zona, lasciando dietro di sé solo un velo bianco e scintillante: il sale.

Nel Novembre 2023, durante un viaggio alla scoperta dell’Uzbekistan, mi
sono trovata ai confini del Turkmenistan, a Nukus, capitale della regione autonoma del Karakalpakstan, per poi intraprendere una strada lunga circa 400 kilometri fino a raggiungere le acque del vecchio mare, esteso oltre il confine con il Kazakistan.
In questo lungo viaggio non ho incontrato molte persone; il nostro
accompagnatore guidava silenzioso sull’antico fondale percorrendo una strada immaginaria: una distesa di sabbia lunga chilometri che a occhio nudo non aveva una fine.
Più volte mi sono chiesta quali fossero i suoi punti di riferimento. Le
estrazioni di gas? I radi accampamenti dei lavoratori? Finché, al tramonto, come un miraggio, è apparso l’altopiano Ustyurt.

Il silenzio che circondava me e i miei compagni di viaggio era assoluto.
Nessun suono veniva percepito se non l’ululare del vento lontano e lo scricchiolio di qualche animale. I nostri passi erano rumorosi. Intorno a noi rocce e sabbia, sopra di noi la via lattea che ci illuminava.
Per vedere il vecchio mare ci volle un giorno intero, qualche ora dopo
l’alba.



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