Vivere vuol dire fallire, fare casini, deludere e, alla fine, morire. Piuttosto che cercare modi per sfuggire alla morte e alla delusione, l'arte queer del fallimento implica che accettiamo la finitezza, che abbracciamo l'assurdità, la sciocchezza, la scemenza senza rimedio. Anzichè opporre resistenza alla fine, ai limiti, celebriamo i nostri inevitabili e fantastici fallimenti, godiamoceli tutti, teniamoceli stretti.
Nessun commento:
Posta un commento