venerdì 7 ottobre 2011


Percorrendo le vie consolidate della musicologia internazionale, è possibile risalire a
Zappa, Francesco: Violoncellista e compositore Italiano, nato a Milano, fiorito tra il 1763 ed il 1788.
Al contrario, un tipo di approccio che privilegi le più recenti risorse informatiche, porterà a scoprire che
Francesco Zappa, pubblicato nel 1984, è un album di Frank Zappa. In questo album, Frank Zappa esegue al synclavier composizioni di musica da camera attribuite al violoncellista e compositore barocco milanese Francesco Zappa, realmente vissuto nel XVIII secolo.
La critica accademica pone l'accento sul musicista vissuto nel ’700; la critica militante si concentra invece sul disco pubblicato 200 anni dopo la sua morte.
Uno dei contributi più interessanti sulla figura di Francesco Zappa, proveniente da un ambito di sicuro molto lontano da quello accademico, è il saggio The musical times of Francesco Zappa, scritto nel 1983, pochi mesi prima dell’uscita dell'album, dallo stesso Frank Zappa e da David Ocker, all’epoca suo stretto collaboratore: un testo interessante ed irriverente, a metà strada tra la tradizionale forma del saggio musicologico ed i principi del Gonzo journalism di H. S. Thompson. Zappa e Ocker partono da informazioni reali, ricavate dai dizionari musicologici e dai frontespizi delle stampe di Francesco Zappa in loro possesso; poi le ampliano in modo immaginoso e del tutto arbitrario, amplificando situazioni e personaggi, al fine di mettere in evidenza, in modo caricaturale ed estremo, convenzioni sociali e costumi di
fine ’700: particolarmente efficace è la rappresentazione che emerge del rapporto tra musicista e mecenate, argomento molto sentito da parte di Frank, da sempre fiero oppositore delle politiche della grande industria discografica americana e delle associazioni di censura.
Quando uscì la quinta edizione del Grove, all’inizio degli anni 80, il genio musicale di Frank Zappa cominciava ad essere riconosciuto anche tra gli appassionati e gli studiosi di musica colta, grazie alle sue sempre più numerose e convincenti escursioni nel campo della classica contemporanea e sperimentale (interesse che culminò nel 1993 nella realizzazione di The Yellow Shark). Parevano quindi esserci tutti i presupposti perché il nome di Frank Zappa comparisse all’interno dell’illustre dizionario, ma quando Frank e i suoi collaboratori ne verificarono la presenza, alla voce Zappa trovarono solamente il dimenticato Francesco. La polemica sull’assenza nel Grove di importanti musicisti contemporanei, provenienti da esperienze musicali diverse da quella classica e spesso sostituiti da oscuri omonimi non identificati dei secoli
passati, era abbastanza diffusa in quegli anni. Forse anche Frank Zappa rimase inizialmente contrariato, scoprendo che al posto del suo nome c’era quello di Francesco; tuttavia alla sterile polemica egli preferì sempre l’ironia ed il gioco intelligente e la stravagante rivelazione si tramutò presto in impulso creativo.
Così nacque Francesco Zappa, un’opera grazie alla quale il musicista poteva anche rendere omaggio alle sue origini italiane. L’album suona un po’ come le rielaborazioni elettroniche di Beethoven e Rossini, realizzate da Wendy Carlos per A Clockwork Orange di Stanley Kubrick: con queste condivide, oltre alla profonda ironia, anche l’utilizzo di suoni e soluzioni timbriche inusuali e spesso stridenti, che non rendono di certo l’ascolto semplice o immediato. L’operazione umoristica di Frank Zappa non venne compresa da critica e ascoltatori e Francesco Zappa è spesso ancora oggi aspramente criticato per la freddezza dei suoi arrangiamenti: critiche del tutto comprensibili, ma probabilmente il reale fascino dell’opera risiede altrove, nell’eccezionale concatenazione di eventi, personaggi e nomi che hanno portato alla
sua nascita, dopo quasi 200 anni di attesa. Frank Zappa riuscì nell’impresa di portare Francesco Zappa al suo pubblico (un pubblico profondamente diverso da quello che lo aveva conosciuto nel XVIII secolo) e non si accontentò di questo: trovò altri Zappa che la storia aveva dimenticato (Dominico Zappa, musicista viennese del XVI secolo; Padre Simeone Zappa, teorico di musica vissuto nel seicento a Bologna; Guido Zappa, matematico; Anita Zappa, poetessa) e si ripromise di farli conoscere al mondo.
Quando morì, nel 1993, lasciò una moltitudine di opere inedite ed un grande vuoto nel panorama musicale e culturale contemporaneo.
Sfogliando oggi l’ultima edizione del Grove, è possibile osservare che anche il nome di Frank Zappa ha fatto la sua comparsa sulle pagine del dizionario.

Si trova appena sotto quello di Francesco Zappa...

ma solo per motivi alfabetici

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