domenica 7 agosto 2016

Vagabondi, Arthur Rimbaud

 

Misero fratello! Quante veglie atroci mi ha procurato! "Non affrontavo con fervore quell'impresa. Mi ero preso gioco della sua infermità. Per colpa mia saremmo tornati in esilio, in schiavitù." Supponeva in me una scalogna e un'innocenza molto bizzarre, e aggiungeva inquietanti ragioni.
   Io rispondevo sogghignando a quel satanico dottore, e finivo per raggiungere la finestra. Creavo, al di là della campagna attraversata da strisce di musica rara, i fantasmi del futuro lusso notturno.
   Dopo questa distrazione vagamente igienica, mi stendevo su un pagliericcio. E, quasi ogni notte, appena addormentato, il povero fratello si alzava, la bocca imputridita, gli occhi estirpati, - proprio come si sognava lui! - e mi trascinava nella sala urlando il suo sogno di dolore idiota.
   Avevo infatti, in tutta sincerità di spirito, preso l'impegno di restituirlo al suo stato primitivo di figlio del Sole, - ed erravamo, nutriti del vino delle caverne e del biscotto della strada, io ansioso di trovare il luogo e la formula.

 
  
Vagadondi
Arthur Rimbaud

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