giovedì 31 maggio 2012

ARTURO ANNECCHINO una pace destrutturante

Les animaux merveilleuses on tour/on travaille/sur la route

Firenze.
"Nina, lo vuoi un gelato?"

"Quel tipo lì, sembra Nettuno: i suoi capelli bianchi, il torso nudo e i pantaloni di lino blu!"


Le foto ai passeggeri vecchi che dormono a bocca aperta.


Uff, Jacopo.. Lunedì ho l'esame di italiano..


Ciao

Flavio

il prologo-battesimo

Il silenzio ci univa,
"Chi va per primo?"


Fede.

Fede.
Fede:
"Il limite

è qui"


Thè alla rosa canina e zenzero


Roberta e Paolino lavano i piatti


Che bello ascoltare Flavio suonare il piano.


Nina ascolta

L'atelier

I bambini

Asia, Fede, Nina

Le parole che scivolavano via sulla piramide del silenzio.
A volte sbattevano.

Arturo e il suo bastone.
I fiori


"Un grande sasso, così, trovato per caso"

"Tutto qui?"
..Non era lì.



Jacopo

Flavio


Fede e Flavio

Ero davanti,
la prima.


Jacopo

Jacopo

Nina

Ci siamo, ci siamo.
Non ci vedi?

Nina

Nina e Asia
Tante coccole

Asia
Tantissime coccole!


Nina

Jacopo
(ma quante foto ti ho fatto?!)


In cucina, per Dulcinea.

"scrivete una fiaba"

Amplificare è sottrarre.
Flavio non ha taciuto mai.
Ma le sue stronzate sono sempre ben accette.


Avevamo mangiato ciliegie nere nella notte.
Era il mostro finale.



Fede

Un amore durato coccole.
Flavio

Nina

Nuove dimore

Flavio

Nina scrive la sua fiaba.
E' la sua fiaba.
Una bellissima e succosa ciliegina blu.
Ma non come quelle di Maurizio, eh.


Fede scrive la sua fiaba.

Nina

Le fiabe tutte insieme


Dormito un'ora.
Ci avevan proposto di tacere e noi  abbiamo chiacchierato fino all'alba.
Eppure, siamo sempre belli.

PH: Arturo.
Siamo qui, Arturo, siamo qui.
Stiamo qui, Arturo.
(certo che avremmo potuto portargli prodotti nostrani per ringraziarlo)
Non ce n'era bisogno, forse.
Ci siamo salvati tutti.
Vellutate, bellissime stelle di luce.

Grazie (ad) Arturo



Foto di
Rouge Chiara Franzisca, 
http://lemondenrouge.blogspot.com

"Nessuno è un altro "

Nessuno è un altro. O forse si. E’ un Altro. C’è sempre quella parte di noi, sepolta sotto grossi scialle di razionalità che puzzano di cavolo bollito…non si arrende mai, è un daimon, direbbero alcuni, un amico, un gentiluomo della carne, o un macellaio della gentilezza, un granello di zucchero in mezzo al sale o di sale in zucca. Non è proprio sensato. È tutto un grosso appiccicarsi di frammenti e storie e topi e chilosa. Se fossimo come i collage sapremmo che farcene di noi stessi. Stare lì appesi ad un paio di ganci è abbastanza rilassante. Loro non hanno problemi con l’Altro. Sembrano compiuti, lisci e coronati d’alloro, pronti per l’eternarsi, ma poi ecco che accade un fatto: c’è sempre un rompicoglioni di spettatore. Si sentono fissati. Tremolano, tipo budino. Ottimo budino. Non riescono a chiedersi perché lo spettatore li stia guardando, perché in effetti…non pensano. Almeno, non nel senso razionale…Curioso. Cosa? Cosa è curioso? Curioso pensare che alla fine un collage sia solo un appiccicarsi di frammenti e storie e topi e chilosa. Solo che usi la colla, un paio di forbici e un po’ di carta. Un po’ di ratio ce la metti, di sicuro, per evitare di mettere troppa colla, o tagliarti una falange, o sprecare carta, ma alla fine il risultato è una specie di budino. Davvero. Non so, di budini ne ho visti a bizzeffe, ma budini così veramente pochi. Si sciolgono tra le sinapsi, tipo effervescente Franco Brioschi –bella questa- e te le corrodono. Correnti opposte. Maelstrom. Forse le uniche reazioni adeguate che puoi avere sono godere esteticamente o godere perinealmente-capita, raramente-, perché ti pare che quel dannato foglio di carta sotto vetro abbia infilato un gancio nel tuo orecchio e stia lentamente aprendo il cranio per entrarci. E’ più una scommessa che razionalità: giochi alla roulette russa per una Weltanschauung più tentacolare. Vuoi vedere una porta sopra alle montagne prive di luce bianca che sospende il tempo. Vuoi vedere la fine del mondo, perché tanto sai che sarà così e avrai il tuo posto a sedere con i tuoi popcorn quando accadrà. V uoi che l’amore sia risolvibile e allora metamorfosi, che tanto è solo sospensione. Vuoi città che ritornino al tempo andato schifando la sinfonia delle automobili e rombando su un bell’adagio, che tanto è sempre bello. Vuoi farti un bel pediluvio al Polo Sud, lo so che lo vuoi, vuoi che i pinguini ti mordano i piedi. Vuoi che le porte della percezione si aprano, ma hai paura perché camminare su un nastro di Mobius deve essere sfiancante. E ti fermi. Certo, è una bella batosta. Ma è un po’ come l’orologio molle, no? Forme particolari bla bla che rimandano all’inconscio bla bla Dalì Salvatore bla bla voyeur dell’Altro bla bla. Al di là degli sproloqui critici –utilissimi, per carità- vedi qualcosa nella nuca, proprio dove c’è il cervelletto. E non sai dire cos’è, perché non sei pronto e forse non lo sarai mai. Dire è razionale, ciò che senti no. Non sbagliare, non sei pirla e non stai fallendo alcun tipo di prova. Solo, forse dovremo acquisire due cromosomi in più per poter spiegare e dire. Insomma…ci sarà pure qualcosa che si può dire su questi quadrettini? Colori complementari (?) bla bla provenienza da mondi differenti bla bla scatenano una reazione per contrasto bla bla voyeur dell’Altro bla bla un po’ più ordinata e segmentata bla bla. Basta! E’ labirinto, e deserto… mondi possibili che si abbracciano. Un Tempo che ci lascia amarci narcisisticamente nel passato. L’io compresso in una parola, un prisma sabbioso che è solo tentacoli e cercano l’acqua e infine la trovano, nel cervelletto ipotalamo lobo temporale frammenti e storie e topi e chilosa, ma poi non basta, e decidono di ritrarsi e penetrare il prisma egotico da fuori e lo abbracciano facendo rilucere nel Tempo che è solo eterosessualità del presente in un mondo, il nostro.


                                                                 FEDERICO BIOLCHI

All'editore Persiani

 


MA NON VI VERGOGNATE D'AVER ESCLUSO DA UN VOLUME SU SHAKESPEARE IL PIù E IL MEGLIO, 
CARMELO BENE!