domenica 30 ottobre 2016

Non puoi migrare al di là del male



Questo testo comprende i commenti dei visitatori di “Non puoi migrare al di là del male”, chine di Pietro Di Cristoforo e le risposte che Di Cristoforo ha dato agli stessi.




Quello che mi ha colpito di più è la tela bianca, come, come se io fossi stato invitato a dimenticare il segno perchè la tela bianca è come l'anima vuota”
La tela bianca è l’anima.
L’anima è tratteggiata, segnata o non toccata, colorata dalla vita.



Questo bianco e nero, apparentemente lieve, è in verità carico di violenza”
Il bianco, il nero. Il bene il male.
La violenza è pregnante.
Questa disegnatrice è una immigrata?”
Sono un disegnatore e come tutti anch’io sono un immigrato. La mia terra è l’Abruzzo.

Io lo conosco l'autore, non l'avevo mai visto così. Mi è sempre sembrato dolce, sereno, solare.Qui, al contrario, sembra sofferente, duro, spigoloso”
La sofferenza, la durezza, la spigolosità albergano nella sensibilità.

Io gli ho visto fare cose dolci e non avrei mai immaginato di trovare una replicazione di volti così inquietanti”
La mia dolcezza è inquinata, inquietata da alcune mie visioni che si riverberano che si replicano sul nostro io

Questa mostra mi è piaciuta molto. Più di ogni cosa mi hanno parlato quelle braccia così abbandonate in questa posizione di rinunciataria desolazione”
Le braccia, la loro posizione, la desolazione è messa in mostra proprio per denunciarla.

Quanto dolore in questi disegni. Io credo che stia raccontando che siamo tutti zombie, ossia privati dell'anima”

Il dolore che trasuda è quello che mi inietta questa società. Per fortuna oltre al dolore subentra anche amore.


E' bellissima questa mostra, descrive l'umano com'è adesso”
Grazie

Ma tu pensi che volessi dire che siamo tutti replicanti?”
Non penso che siamo replicanti ma solo figli di una società armata, consumata e inquinata. Speranzoso.


Ho avuto l'impressione di essere di fronte ad un coro greco”
Condivido

Appena entrato in libreria ho avuto una sensazione giocosa con questi disegni, mi sono sembrati manga. Però alla fine ne ero angosciato”
L’angoscia è un’emozione di reazione. Evoluzione.

Prima nebbia a Cremona

https://mw2.google.com/mw-panoramio/photos/medium/1049693.jpg

24 anni di autogestione della Cascina Torchiera da venerdì 4 a lunedì 7 - Novembre libertario

sabato 29 ottobre 2016

Bob Dylan e il tempo

 












 Ci sono un sacco di cose che mi piacerebbe fare. 
Guidare un’auto da corsa sulla pista di Indianapolis. Fare un field goal in una partita di NFL. 
Mi piacerebbe colpire una pallina da baseball lanciata a cento miglia all’ora. 
Ma devi sapere qual è il tuo posto. 
Alcune cose sono fuori dalle tue possibilità. 
Ogni cosa che valga la pena fare, richiede del tempo. 
Devi scrivere un centinaio di canzoni prima di farne una buona.

venerdì 28 ottobre 2016

Lontano dagli occhi, lontano dal cuore?

Calais, un territorio dove l’infamia viene messa a nudo.

Calais, dove l’arbitrio del potere sulla vita di tutti, e più violentemente su quella degli indesiderabili, non può essere negato.
 
Calais, dove si staglia alla luce del giorno la priorità data ai trasporti di merci e alla circolazione dei treni piuttosto che all’esistenza di esseri di carne e di sangue.
 
Calais, dove industria, affari e repressione banchettano al matrimonio dell’orrore e dell’indifferenza.
 
Calais, dove si cristallizza ciò che spadroneggia ovunque altrove.
 
Per leggere un articolo interessante sulle deportazioni democratiche:
 
 
 

giovedì 27 ottobre 2016

"Ancora sulla traduzione". Dedicato a Federico Biolchi che molto si interroga su questo e magnificamente traduce


Risultati immagini per don chisciotte

La critica della traduzione che Cervantes mette in bocca a Don Chisciotte è davvero insuperabile. Ha l’impressione, dice, che quando si traduce da una lingua a un’altra, è come se si osservasse un arazzo fiammingo dal retro. «Le figure si vedono ancora, ma sono un groviglio di fili che le rendono confuse e non appaiono nella loro bellezza e perfezione come da diritto… Non voglio dire però che questo bisogno di tradurre non sia lodevole».

                                dalla presentazione di  Thomas Mann, Traversata con Don Chisciotte, prefazione di Lionel Richard, Medusa edizioni

mercoledì 26 ottobre 2016

Grazie a Francesco Cataluccio

Parole fuori moda

 

La radio più bella che abbiamo, Radio 3, si è messa a cercare le “parole fuori moda” e ha prodotto una piccola intervista al suo direttore, Marino Sinibaldi, che ha segnalato: “fantasticheria”. Non solo un termine che non si usa quasi più, ma anche un fenomeno al quale ci abbandoniamo, purtroppo, sempre meno frequentemente. Chi ha voglia più di fantasticare? E cosa poi? Giustamente Sinibaldi ha detto che esso si collega all’ozio: per poter fantasticare bene bisogna avere (o concedersi) un tempo libero da dedicare solo ai voli di un’immaginazione fine a se stessa.
A me, invece, una parola non più usata che salta subito alla mente, è “zuzzurellone”. Anche se non significasse niente sarebbe comunque un bel suono: quasi il ronzare di un calabrone. Mia nonna materna, che era di Viareggio, la usava spesso. Per lei era un’offesa. Lo “zuzzurellone” era un fannullone: un “farfallone” dedito a una vita di bambineschi saltelli improduttivi da una cosa all’altra, senza combinar niente di buono. Il Dizionario dà questa definizione: “ragazzone o adulto a cui piace ancora giocare e comportarsi da bambino”. Questo probabilmente spiega il mio duraturo interesse per la questione dell’”immaturità”. Oggi un po’ mi commuovo quando mi capita di sentire questa parola, ma più spesso mi ronza da sola nella testa come una traccia mnestica dell’infanzia associata alla corpulenta e severa figura della nonna. Tante volte infatti, da ragazzo, mi son sentito dare dello “zuzzurellone” e ho subìto un lavaggio del cervello con la raccomandazione di non fare, o non diventare, uno “zuzzurellone”. In realtà io oziavo. Ero uno zuzzurellone perché, precocemente, molto fantasticavo. Purtroppo non ero ancora capace di spiegare, alla nonna e agli altri, che “si sta lavorando mentre si guarda fuori finestra” (Joseph Conrad).

L’ingiuria “zuzzurellone” è un piccolo esempio di come l’asticella delle offese si sia parecchio alzata. Oggi (pesco sempre dal repertorio degli improperi di mia nonna, indirizzati soprattutto, e più di frequente, a suo figlio medico) non fanno più nessun effetto offensivo termini come: “mascalzone”, “perdigiorno”, “caprone”, “buffone”, “brutto ceffo”, “screanzato” e, appunto, “zuzzerellone”. Ma, in fondo, ormai non colpiscono nemmeno, ad esempio, “scemo”, “villano” o “mariolo”. I termini, usati ancora trent’anni fa (quando iniziai a ragionare sul linguaggio), per prendere a male parole qualcuno, hanno perso la loro forza e quindi attualità.
La portata dell’offesa verbale si è accresciuta. Questo non soltanto perché gli esseri umani un po’ alla volta metabolizzano e si abituano a tutto e quindi occorre inventare e aumentare i punteruoli linguistici dell’offesa. Ma anche perché è aumentato il tasso di violenza e aggressività nelle relazioni interumane. Il nostro linguaggio odierno ne è lo specchio. Ed è un po’ miope dare la colpa a internet. Tutti mezzi di comunicazione, e soprattutto le reti sociali, non fanno che ospitare la rabbia che sempre più sale dal mondo con il suo tornado di parole impazzite. Non serve censurare o filtrare certe espressioni e forme di linguaggio: è come accumulare la polvere sotto il tappeto e finire con l’illudersi che la stanza sia pulita. Anche se lo spettacolo è ributtante, è meglio leggere e ascoltare a che livello si è arrivati di aggressività e maleducazione. Le parole non fanno che registrare le emozioni e i modi di pensare. Non è che, usando termini diversi, sparirebbero la rabbia, l’odio, la paranoia. Però già un uso meno frequente di parole violente e aggressive abbasserebbe la temperatura del dibattito pubblico e delle relazioni interpersonali.
La scuola e l’educazione possono far molto perché il linguaggio non sia brutto, violento e offensivamente vuoto. Per come si è mal complicato il mondo e ci siamo aggrovigliati noi, se non esistesse ancora l’argine delle buone scuole e famiglie (e qualche altra istituzione meritevole), ci vomiteremmo addosso l’un l’altro improperi continui (e questo non farebbe ovviamente che aumentare ancor di più la violenza e l’aggressività).
Ma la cosa migliore che ciascuno di noi può fare è imporsi di moderare il proprio linguaggio, puntando alla bellezza e alla verità, magari anche riscoprendo l’uso di parole fuori moda.








Francesco Cataluccio




 Francesco Cataluccio

Ha studiato filosofia e letteratura a Firenze e Varsavia. Dal 1989 ha lavorato nell’editoria e oggi si occupa dei programmi culturali dei Frigoriferi Milanesi. Tra le sue pubblicazioni: Immaturità. La malattia del nostro tempo (Einaudi 2004; nuova ed. ampliata: 2014); Vado a vedere se di là è meglio (Sellerio 2010); Che fine faranno i libri? (Nottetempo 2010); Chernobyl (Sellerio 2011); L’ambaradan delle quisquiglie (Sellerio 2012); La memoria degli Uffizi (Sellerio 2013).

venerdì 21 ottobre 2016

Un appuntamento senza misure a Modena

Laterizio

Sono un mattone delle mura aureliane, ma mi piace pensare che in fondo sono una pietra come le altre. Ero argilla, terra cruda, prima di passare nel forno. Dopo la mia trasformazione una mano abile mi ha innalzato qui sopra quella che oggi chiamate porta S. Giovanni. Una posizione privilegiata per osservare non c’è dubbio. E io da 17 secoli osservo l’umanità passare attraverso le soglie di Roma. Ho visto l’artigiano che mi ha forgiato, ma non riesco a scordare gli occhi del suo schiavo, un giovane ragazzo che avrebbe preferito di gran lunga fuggire, o anche trovare la morte piuttosto che declinare la sua vita al padrone.

Ho visto il carpentiere portarmi su in alto, ne ho visti molti precipitare. Le mura si sa le costruiscono coloro che ne beneficeranno di meno. Anche in quel periodo, il III secolo, si parlava di crisi. Una crisi del tradizionale sistema economico, un periodo di instabilità con quelli che voi chiamate “barbari” che spingevano ai confini dell’Impero, lo scontento degli humiliores che sfociava spesso in sedizione. Quante volte ho visto le legioni imperiali affogare nel sangue i tentativi della plebe di cambiare la propria vita.

All’ombra delle mura di cui faccio parte ho sentito confabulare, congiurare, cospirare, arringare il popolo: “Che vengano i germani, che distruggano quest’impero maledetto”.

Ho visto i Visigoti di Alarico e i Vandali di Genserico con le loro orde travolgere le mura e saccheggiare la città eterna. E più in la i lanzichenecchi di Carlo V che vennero a punire il nuovo imperatore che si faceva chiamare Papa: come ogni sovrano regnava nella corruzione e nel terrore. Ma a pagare le scelte dei signori è il popolo stesso che ha eretto e solidificato le mura delle maestose città.

Ho visto la Repubblica Romana ed i suoi ideali di libertà decapitati nuovamente dall’oppressore. Ho visto delle orrende palle di fuoco cadere dall’alto. Ho visto imponenti esseri d’acciaio solcare in cielo in grandi guerre mondiali. Ho visto delle milizie con la camicia nera scimmiottare la mitologia dell’antica Roma per difendere le proprietà e l’ordine dalla stessa popolazione che dicevano di rappresentare.

Avrei voluto gridare che la Storia, vista come il solco tracciato dalla ruota del carro dei vincitori, è una menzogna, una menzogna insanguinata, un incubo da cui risvegliarsi. Avrei voluto gridare a tutti quelli che passano di lasciar perdere i grandi condottieri, gli Imperatori i Re, i Papi, gli statisti e i Presidenti e pensare, immaginare, sognare lo schiavo in rivolta, l’eretico, la prostituta ribelle che arringa la folla, il bambino che raccoglie una pietra e la scaglia sul soldato. Avrei voluto gridare. L’ho fatto. Ma lo sapete, la mia voce è muta.

Ma vedo ancora bene e sento i vostri discorsi, sento la rabbia la frustrazione ma anche la rassegnazione e la morte di ogni speranza. Vi sento dire che niente cambierà che è tutto inutile. La più grande menzogna che la democrazia – la nuova forma subdola di dominio- vi ha inculcato è che tutto è destinato a rimanere così per sempre. Perché d’altronde questo, è il migliore dei mondi possibili: quello dell’Economia.

Pensate che i grandi avvenimenti storici sono già tutti avvenuti e di non essere parte di nessun movimento tellurico della Storia. Pensate di essere gettati sul binario da seguire che è quello del lavoro, della noia, della sottomissione e del divertimento come palliativo.

Non è vero. Avete la scelta.

Ho visto, dalla mia posizione privilegiata, una fiumana di gente correre in direzione di piazza San Giovanni, il 15 ottobre del 2011. Dietro di essa una decina di mostri meccanici rincorrerla e girare all’impazzata, seguita a piedi dai gendarmi del vostro tempo, con le loro corazze forgiate apposta per fronteggiare le sedizioni urbane. Avevano la stessa faccia dei legionari e dei soldati del Papa, massacratori di ribelli nei secoli orsono. Ho visto giovani infuriati attaccarli con impeto, spazzando via con un calcio la paura, proprio come rimandavano indietro degli strani cilindri che sputavano un fumo urticante. Ho visto la folla silenziosa diventare classe pericolosa, accerchiare e uccidere col fuoco il mostro meccanico, e far fuggire a gambe levate le guardie vilmente nascoste al suo interno. Ho visto vergare sopra un altro muro “Oggi abbiamo vissuto”. Ho sentito urla, incitazioni, risate, bestemmie, maledizioni, grida di gioia e di paura. Questo grido lo brama ardentemente il brivido sottile che corre lungo le innumerevoli schiene. Per l’esistenza più profonda, inconsapevole della massa, le feste di gioia e i falò sono solo lo spettacolo nel quale essa si prepara all’istante dell’emancipazione, a quell’ora in cui il panico e la festa, riconoscendosi fratelli dopo una lunga separazione, si abbracciano nell’insurrezione rivoluzionaria.

Guardavo tutto dall’alto ma volevo far parte anche io della battaglia, cadere sulle teste dei nemici, raggiungere finalmente il suolo per essere preso da una mano lesta, non volevo e non voglio essere muro, voglio essere breccia, voglio volare.

La lenta stratificazione delle epoche storiche alla quale assisto impassibile mi ha insegnato che gli oppressi non hanno nulla da guadagnare da mura di cinta, galere, e confini.

Da qui vedo i grandi palazzi del commercio e della finanza, i luoghi di culto della rassegnazione e quelli del denaro: sono già rovine prima di decadere. All’ombra di ogni tempio nascono degli eretici così come all’ombra delle mura, tra i passanti, nasce e si diffonde il pensiero e la pratica sediziosa della solidarietà e della condivisione.

Le pietre passano di mano in mano.

                                                                      Anonimo

Arci di Persichello

Sabato 22 ottobre dalle ore 18:30, appuntamento di Ottobre degli aperitivi letterari dell'Arci di Persichello


per altre info, cliccare qui

lunedì 17 ottobre 2016

Un'Ora il programma di GIovedì 20 Ottobre

Un'Ora 
Da un' idea di Giovanni Uggeri

Microconferenze, letture, autobiografie,
omaggi a, racconti, esperienze, ipotesi,
visioni
  
ORALITÀ, COMUNICAZIONE , CONDIVISIONE 

Giovedì 20 Ottobre 2016 ore 18:30
Libreria Ponchielli 

Attenzione!
Questa volta siamo a Palazzo Cattaneo, via Oscasali 3
Sala Conferenze “Ivan Illich”

Visegno” a cura di Claudia Ferraroni
Yabu no Naka” lettura a sette voci




Visegno
presentazione a cura di Claudia Ferraroni

Visegno è un libro che raccoglie una grande esperienza laboratoriale condotta da Michele Di Maria.
Visegno è stato, ancora prima che un libro, un laboratorio composto semplicemente di un pastello rosso, uno giallo, uno blu.
Alla bellezza estetica dei lavori presentati si accompagna la consapevolezza etica che esprimersi, certi dell'ascolto, sia uno dei grandi strumenti della riconquista del sé.
Il volume contiene la documentazione delle diverse fasi del percorso e la riproduzione delle opere conclusive di ogni partecipante.
In questo caso l'opera è la comunicazione messa in atto nel laboratorio oppure le singole tavole dei partecipanti?

I lavori saranno proiettati su schermo.



Yabu no Naka o Nel bosco

Ritenuto il capolavoro del periodo intermedio dell’attività di Akutagawa Ryūnosuke (Tokyo 1892-1927), Nel bosco è un racconto che ha inizio in una giornata di pioggia, ad un crocevia.
E' la storia di sette personaggi implicati in un delitto, ognuno con la proprio testimonianza, ovviamente diversa, dell'accaduto.
L’autore non fornisce nessuna soluzione chiarificatrice, ma lascia al lettore ogni possibilità di scelta. Ogni confessione è ugualmente credibile e contemporaneamente non credibile, prova evidente delle difficoltà che si incontrano durante la ricerca e la comprensione della verità.
Da quest’opera il regista Kurosawa trasse la trama del film Rashomon che vinse nel 1951 il premio cinematografico Leone d’Oro a Venezia.

Il racconto sarà letto a sette voci.


Librerie

http://www.ilpost.it/wp-content/uploads/2016/10/Temple_of_the_muses1.jpg

domenica 16 ottobre 2016

La traduzione

A Tacito si offrì come interpretatio, ed è un concetto che oggi sfugge ai nostri conchiusi monoteismi agnostici: comprendere le proprie categorie grazie a quelle altrui, e viceversa. 
Non si dà impermeabilità, ma uno sforzo sereno, più antico del suo principio contrario, a prendere il giro più lungo, dove la traduzione linguistica è soltanto meta e superficie visibile; sotto, sta il divertimento di menti che leggono una forma di vita, e il tentativo di ricollocarla nel presente.
Il testo - Paradise Lost in questo caso - è quindi un labirinto equo, dove chiunque può vagare; tuttavia, va da sé che l'efficacia del perdersi sia da misurarsi sulla solidità delle pareti.

Federico Biolchi, a cui dobbiamo la traduzione dei primi versi del Paradiso Perduto
"I'm a Dylan fan, but this is an ill conceived
nostalgia award wrenched from the rancid
prostates of senile, gibbering hippies."
 
 Irvine Welsh
 
 
 
 
 
 
"Don't feel sorry for yourself. Only assholes do that.”
― from NORWEGIAN WOOD 
 Haruki Murakami
 
 

Un appuntamento Senza Misure... a Modena

lunedì 10 ottobre 2016

Un'Ora: Il Programma Giovedì 13 Ottobre

Un'Ora 
Da un' idea di Giovanni Uggeri

Microconferenze, letture, autobiografie,
omaggi a, racconti, esperienze, ipotesi,
visioni
  
ORALITÀ, COMUNICAZIONE, CONDIVISIONE 

Giovedì 13 Ottobre 2016 ore 18:30
          Libreria Ponchielli

Attenzione!
Questa volta siamo a Palazzo Cattaneo, via Oscasali 3
Sala Conferenze “Ivan Illich”

***

Jacopo Narros incontra Paolo Albani per presentare il suo ultimo libro Umorismo involontario

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Umorismo involontario (Quodlibet 2016), di Paolo Albani


Cosa accomuna l'indicazione terapeutica del fisiologo Becherucci che raccomandava di bere le uova delle galline direttamente dal sedere tramite una cannuccia, le uscite infelici nei discorsi ufficiali dei politici, gli errori di stampa, i lapsus che si insinuano in ogni discorso e in ogni scritto dalla pagina di giornale al proprio testamento?
Paolo Albani, autore di enciclopedie bizzarre che inventariano lingue immaginarie, scienze inesatte, istituti anomali italiani, traccia tra questi elementi eterogenei il filo rosso dellUmorismo involontario.
Dellumorismo hanno trattato innumerevoli scrittori, da Pirandello a Campanile a Eco a Calvino, ma mancava ancora un repertorio che percorresse dalla A alla Z tutte le sfere della nostra vita pubblica e privata e che evidenziasse quanto poco in fondo siamo padroni della nostra volontà, quanto il potere liberatorio del riso possa manifestarsi in azioni insospettabili e che vorremmo al contrario fossero serie e impassibili.

Jacopo Narros, che per Quodlibet ha tradotto la Bibliografia dei Folli di Charles Nodier e ha scritto nell’Almanacco 2016. Esplorazioni sulla via Emilia, converserà con Paolo Albani di letteratura, di elenchi telefonici, false etimologie, giochi linguistici, interviste che non esistono.

domenica 9 ottobre 2016

Arci di Persichello; Domenica 16 Ottobre

 Domenica 16 ottobre dalle ore 10:30 alle ore 18:00 pranzo con la Cooperativa Agricola Iris di Calvatone.





Festival Mimesis



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Scarica il PROGRAMMA (PDF 3,6MB)
Una settimana di incontri a Udine e dintorni
ARTE FILOSOFIA DIRITTO

  www.mimesisfestival.it
Lunedì 17 ottobre
Apertura del Festival: Da metropoli a cosmopoli  
con Franco Rella (Filosofo)

Ore 10:00
Liceo Stellini
Apertura del Festival: Saperi ibridi 
con Roberto Siagri (Presidente di Eurotech)

Ore 11:00
Istituto Malignani
Che cosa è l’architettura.
A partire dagli anni ’60-’70
 
con Giovanni La Varra (Architetto, Univ. di Udine) Roberto Masiero (St. dell’architettura, Iuav)

Ore 14:30
Istituto Malignani
Pathos: itinerari del pensiero  
con Franco Rella (Filosofo) in dialogo con Damiano Cantone (Direttore di Scenari) e Andrea Tabarroni (Filosofo, Univ. Udine)

Ore 16:00
Libreria Feltrinelli
Roulette
di Lada Žigo
intervengono l’autrice e la traduttrice Elisa Copetti . Con Eugenio De Caro (Progettista europeo Responsabile Ufficio progetti Mim-Eu) e Pierre Dalla Vigna (Direttore editoriale Mimesis)

Ore 18:00
Libreria Tarantola
La filosofia della tecnica.
A partire da Günther Anders
con Micaela Latini (Germanista, Univ. di Cassino), Simone Venturini (Storico del cinema e nuovi media, Univ. di Udine) e Giuseppe O. Longo (Saggista e scrittore)

Ore 21:00
Lino's & Co
Martedì 18 ottobre
L’immagine e la scrittura  
con Simone Furlani (Filosofo, Univ. di Udine) e Alessandro del Puppo (Storico dell’arte, Univ. di Udine)

Ore 16:00
Libreria Moderna
Come pesci nella rete
con Alessandro Curioni (Imprenditore e giornalista) e Marco Pacini (Caporedattore de Il Piccolo e ideatore di Vicino/Lontano)

Ore 18:00
Libreria Friuli
Lo stupore del lavoro in architettura
con Renato Rizzi (Architetto e professore allo Iuav) in dialogo con Alessandro Verona (Architetto e presidente di Vicino/Lontano)

Ore 21:00
Lino's & Co
Mercoledì 19 ottobre
Che cos’è il diritto  
Gherardo Colombo (ex Magistrato). A cura di Francesco Bilotta (Giurista, Univ. di Udine) in collaborazione col Dipartimento di Scienze Giuridiche dell’Università di Udine. Introduce Marina Brollo (Giurista, Univ. di Udine)

Ore 09:00
Teatro Palamostre
Presentazione del fascicolo di “aut aut”: “Con Nietzsche”
con Pier Aldo Rovatti (Filosofo e direttore di “aut aut”), Raoul Kirchnmayr (Filosofo Univ. di Trieste) Massimiliano Roveretto (Redattore di “aut aut”)

Ore 17:00
Libreria Feltrinelli
Fuga dal tempo
con Riccardo Caldura (Critico d’arte, Accademia BBAA di Venezia) e Alessandro Del Puppo (Storico dell’arte, Univ. di Udine)

Ore 18:00
Libreria Friuli
Perché vince Trump  
con Andrew Spannaus (Saggista) Edoardo Greblo (Politologo) Omar Monestier (Direttore del Messaggero Veneto)

Ore 21:00
Lino's & Co




Giovedì 20 ottobre
Scenari cosmopoliti (1)  
con l'On. Fausto Bertinotti (ex Presidente della Camera)

Ore 15:00
Casa Cavazzini
Pratiche filosofiche
Giorgio Giacometti (Prof. Istituto Malignani) in dialogo con Furio Honsell (Matematico, Univ. di Udine) e Luca Comino (Consulente e docente di comunicazione)
In collaborazione con la Sfi-Fvg

Ore 16:00
Libreria Feltrinelli
Filosofia e servizi segreti
con Enrico Petris (Prof. Liceo Marinelli) e Gianpaolo Carbonetto (Giornalista).
In collaborazione con la Sfi-Fvg

Ore 18:00
Libreria Ubik
La gaia educazione
con Paolo Mottana (Filosofo dell’educazione, Univ. Bicocca, Milano) in dialogo con Raul Citterio (Educatore)

Ore 18:30
Libreria Friuli
Pop-Ethics
con Pierpaolo Marrone (Filosofo, Univ. di Trieste) Fabio Polidori (Filosofo, Univ. di Trieste) Lucio Cristante (Latinista, Univ. di Trieste)

Ore 21:30
Lino's & Co

Venerdì 21 ottobre
Che cos’è la pedagogia  
Duccio Demetrio (Filosofo dell'educazione e della narrazione) e Paolo Mottana (Filosofo dell’educazione Univ. Bicocca, Milano)

Ore 10:00
Teatro Palamostre
Logos e techne nell’epoca dell’ homo oeconomicus  
con Luigi Perissinotto (Filosofo, Ca’ Foscari Venezia) e Andrea Zhok (Filosofo, Univ. di Milano). Incontro a cura di Gian Paolo Terravecchia (Prof. Convitto Nazionale Paolo Diacono)

Ore 10:00
Teatro Ristori di Cividale
Scenari cosmopoliti (2) Socrate cittadino del mondo
Maria Michela Sassi (Filosofa, Univ. di Pisa), Furio Honsell (Matematico, Univ. di Udine) Linda Napolitano (Filosofa, Univ. di Verona)

Ore 15:00
Casa Cavazzini
Silenzi d’amore  
Duccio Demetrio (Filosofo dell'educazione e della narrazione) introduce Massimo De Bortoli (Docente e formatore)

Ore 15:30
Libreria Feltrinelli
Oltre la Suspense. Nuove forme della narrazione
con Damiano Cantone (Direttore di Scenari) Piero Tomaselli (Regista) Sara Martin (Teorico del cinema e nuovi media, Univ. Modena)

Ore 18:00
Libreria Kobo
Filosofia del viaggio: andare per treni e per stazioni
Con Andrea Tagliapietra (Filosofo, Univ. San Raffaele), Enrico Menduni (Saggista, Univ. Roma Tre). Introduce: Maurizio Ionico (Amministratore unico della F.u.c, Ferrovie Udine-Cividale)

Ore 18:30
Palazzo Municipale di Venzone
Il sottosuolo del presente 
con Enrico Arduin (Saggista) Gianfranco Bettin (Ricercatore, saggista e scrittore), Massimo Donà (Filosofo, Univ. Vita-Salute San Raffaele)

Ore 18:30
Libreria Einaudi
Corto Maltese e la poetica dello straniero
Stefano Cristante (Univ. del Salento) in dialogo con Renato Calligaro (Artista, vignettista, illustratore) e Marco Brollo (art-director e illustratore)

Ore 21:00
Lino's & Co
Manifesto per un nuovo femminismo
con Maria Grazia Turri (Filosofa ed Economista, Univ. di Torino) in dialogo con Francesco Bilotta (Giurista, Univ. di Udine)

Ore 21:00
Circolo ARCI MISSKAPPA
Sabato 22 ottobre
Che cos’è la filosofia
François Jullien (Sinologo e filosofo, Parigi VII) e Marcello Ghilardi (Filosofo, Univ. Padova), Massimo Donà (Filosofo, Univ. Vita-Salute San Raffaele) Arnaldo Colasanti (Segretario particolare del Ministro)

Ore 10:00
Teatro Palamostre
Scenari cosmopoliti (3)
Intervengono: Maria Grazia Turri (Filosofa ed Economista, Univ. di Torino) Francescomaria Tedesco (Filosofo del diritto, Univ. di Camerino), Leopoldo Coen (Giurista, Univ. di Udine)

Ore 15:00
Casa Cavazzini
Presentazione della rivista Filosofia futura
con Emanuele Severino (Filosofo) e Nicoletta Cusano (Filosofa e Direttrice della rivista Filosofia futura) in video collegamento. Segue: Scienze filosofia e spiritualità con Andrea Tabarroni (Filosofo, Univ. di Udine) Franco Fabbro (Neuroscienziato, Univ. di Udine) e Angelo Vianello (Biologo, Univ. di Udine)

Ore 16:30
Libreria Tarantola
Le corde della filosofia. Può la musica segnare i tempi del pensiero filosofico?
esecuzioni di Andrea Francescut (Musicista) e Maria Chiara D’Eredità (Musicista) al liuto e chitarra classica di brani medievali, rinascimentali e barocchi. Interventi letterari, riflessioni filosofiche, chiarimenti musicologici. Intervengono: Arnaldo Colasanti (Critico letterario e membro del Miur), Stefano Marino (Filosofo, Univ. di Bologna), Andrea Francescut (Musicista). Incontro a cura di Pier Luigi D’Eredità (Prof. Liceo Marinelli)

Ore 17:00
Castello di Colloredo di Monte Albano
I paradossi delle religioni monoteiste. A proposito dell’Islam iranico di Henry Corbin
con Claudio Bonvecchio (Filosofo, Univ. Insubria), Roberto Revello (Curatore del volume), Massimo Donà (Filosofo, Univ. Vita-Salute San Raffaele) e Salvatore Lavecchia (Filosofo, Univ. Udine)

Ore 17:30
Lino's & Co
La vita di ogni giorno
con Leonardo Caffo (Filosofo, Univ. di Torino) Incontro organizzato in collaborazione con l’associazione “Rave Residency"

Ore 18:00
Libreria Einaudi
Filosofia: tra oriente ed occidente
con François Jullien (Sinologo e filosofo, Parigi VII) e Marcello Ghilardi (Filosofo, Univ. Padova)

Ore 21:00
Teatro San Giorgio
Aghe Clope
 (con Paolo Pascolo , Andrea Gulli , Giorgio Pacorig , Stefano Giust) concerto conclusivo in collaborazione con l’associazione culturale Hybrida

Ore 22:30
Caffè Caucigh

 
www.mimesisfestival.it