venerdì 29 aprile 2016

Se King è un Profeta, D'Orrico lo vogliamo Santo!



p.s. 
La chiave del gioco è da ricercarsi nella rubrica La Pagella, inclusa nel domenicale del Corriere della Sera, La lettura, curata da Antonio D'Orrico.
Destinando ad altra nota le riflessioni sull'insieme semantico utilizzato per titolo e finalità della rubrica, si aggiungono semplicemente le indicazioni necessarie per la comprensione dell'aspetto parodistico di questo intervento.
Sul numero #229, distribuito Domenica 17 Aprile 2016, La Pagella offre una riflessione sul lavoro dello scrittore americano Stephen King, riflessione che vede il pensiero del grande critico americano Harold Bloom bacchettato dalla contro-analisi profonda una colonna del nostro D'Orrico.
La colonna comincia così;

Bloom, lei sbaglia
King è un profeta.

«Finché il leone non avrà una sua storia, il cacciatore sarà sempre l'eroe» recita un proverbio africano.

manoscritto timbuctu

I coraggiosi bibliotecari di Timbuctu.

giovedì 28 aprile 2016

Piero Calamandrei, Passato e avvenire della Resistenza, discorso per il decennale tenuto il 28 febbraio 1954 al Teatro Lirico di Milano alla presenza di Ferruccio Parri

In occasione del 25 Aprile la Libreria non ha mai ritenuto cosa propria riempire la propria vetrina di testi sulla Resistenza: non certo per indifferenza ma per una specie di fastidio doloroso per la retorica che, a forza di dire, rischiava di non dire più.
Quest'anno cercando nei vecchi libri archiviati (la Libreria compie cinquant'anni), la libraia trova questo breve testo di Piero Calamandrei.
Poche pagine ormai ingiallite, con fioriture, commoventi.
La libraia le incornicia e le mette in vetrina. Scoprirà più tardi che sono introvabili, ossia altrimenti perdute.
Qualcuno entra in Libreria e dice: "Ma cosa fa quel vecchio fascicolo in vetrina?"
Quel vecchio fascicolo con le dimenticate parole di Piero Calamandrei.

martedì 26 aprile 2016

Shakespeare, Bompiani. Voi riuscite a leggere in questa scheda che dovrebbe essere chiarificatrice a chi dobbiamo la traduzione e il "ricco apparato di introduzioni e commenti"? Evidendemente chi ha steso queste righe ritiene ininfluenti il traduttore e il curatore. Ahinoi!

tte le opere. testo inglese a fronte. vol. 2: commedie.
autore:shakespeare william
editore:bompiani
serie:classici della letteratura europea
soggetto:10002:classici|00048:classici-poesia e teatro
ean13:9788845280597
data di pubblicazione:20-11-2015

dopo il primo volume dedicato alle tragedie, questo nuovo tomo, il secondo dei quattro previsti per completare "tutte le opere" di shakespeare raccoglie le commedie: dieci testi, considerati capolavori universali, nell'originale inglese in edizione critica, con traduzione a fronte e con un ricco apparato di introduzioni e commenti (i due gentiluomini di verona; la bisbetica domata; la commedia degli errori; pene d'amor perdute; sogno di una notte di mezza estate; le allegre comari di windsor; molto rumore per nulla; come vi piace; la dodicesima notte; i due nobili congiunti). in queste pièces shakespeare realizza la sublime interazione di pratiche e linguaggi teatrali eterogenei: il decoro dei classici si unisce alla vivacità e alla sregolatezza della festa popolare, la tradizione orale vivacizza quella scritta, lo spirito comico si accompagna al tragico, la riflessione del saggio alla libertà del sognatore, l'illusorietà della favola al ritmo magistrale della rappresentazione. è questa l'essenza stessa del comico, che allinea queste celebri opere alle maggiori creazioni del genere, da rabelais a cervantes e oltre. ma uniche e irripetibili sono le figure caratteristiche della commedia shakespeariana. tra queste, quella del matto: colui che chiede di "godere di una libertà illimitata, come il vento che può soffiare su chi vuole e quelli a cui più brucerà la sua follia, dovranno riderne di più"...

sabato 23 aprile 2016

Tu Signore-Signora della mia passione (ai giovani amici che mi hanno confessato di non sopportare S.)

Tu Signore-Signora della mia passione
mi mostri un viso di donna che solo la mano
della Natura può aver dipinto, e possiedi
un tenero cuore di donna, ma libero
dai volubili impulsi di moda fra le donne false,
e un occhio assai più luminoso, uno sguardo
meno falso del loro, chè anzi concede ornamento
all'oggetto sul quale si posa, e un aspetto di uomo
che vince ogni altra apparenza, e rapisce
anche gli sguardi degli uomini, e l'anima
di tutte le donne smarrisce. Creato per essere donna,
la Natura, formandoti, cadde in adorazione
e mi privò di te, con l'aggiungerti cosa
del tutto inutile alla mia intenzione.
Ma dato che ti eresse per dare piacere alle donne,
il tuo amore sia mio,
e l'uso del tuo amore sia il loro tesoro.

William Shakespeare, sonetto 20
traduzione di Roberto Sanesi, Mondadori 2000 

L'Amanuense

"La cosa più importante che ho capito scrivendo è proprio che non siamo niente. Polvere. Ma la scrittura è ciò che ci rende eterni. Da quando ero bambino ho copiato milioni di lettere. Geroglifici, ideogrammi, alfabeti. I tutti i caratteri, di tutte le epoche. I capilettera d'oro zecchino, scaldati col fiato e lucidati col dorso dell'unghia. Ho capito i monaci del Medioevo. Ho capito come,  quando un uomo scrive, ciò che era prima di lui passa attraverso di lui e si trasforma in ciò che resterà dopo. Siamo la canna vuota attraverso cui scorre l'eterno. E più riusciamo a svuotarci, a non intasare con il nostro "io" il canale che siamo, più l'eterno può scorrere"

da " La Lettura", Domenica 24 aprile 2016

L'Amanuense

" Il pensiero passa sulla carta attraverso di noi. E' come la vita: per non sbagliare occorre concentrarsi sulla lettera che stiamo realizzando, non su quella dopo"http://www.focus.it/site_stored/imgs/0001/047/incunabolo.630x360.jpg
Shakespeare's First Folio Edition To Be Sold

Con gli occhialetti d'oro alla Camillo Benso Conte di Cavour


venerdì 22 aprile 2016

La libraia desidera rendere onore alla collana Letteratura Universale di Marsilio


Catalogo

Letteratura universale


  •   I

Nicolao Merker."Germania.Storia di una cultura da Lutero a Weimar", Editori Riuniti Univ. Press

http://www.rifondazione.it/primapagina/wp-content/uploads/2016/02/nicolao-merker.jpg

Come potete vedere i Distributori di libri ritengono ininfluente, oltre al nome del traduttore, la paternità del curatore. Con il simpatico "gava" si intende forse F. Gavazzeni ?"

autore:leopardi giacomo; gava
editore:bur biblioteca univ. rizzoli
serie:classici moderni
soggetto:10002:classici|00048:classici-poesia e teatro
ean13:9788817172257
data di pubblicazione:01-04-1998
questa edizione dei "canti" propone un testo filologicamente controllato sui manoscritti, un'ampia introduzione e un commento aggiornato, che non solo tiene conto delle più recenti acquisizioni in materia leopardiana, ma utilizza anche, su larga scala, supporti informatici per il confronto tra la lingua di leopardi e quella contemporanea.

Talmud Babilonese, La Giuntina, uscirà in ristampa il 26 aprile.

Una copia del Talmud di Daniel BombergAL 26 APRILE
Il trattato Rosh haShanà si apre con la descrizione e la discussione rabbinica sui diversi capodanni. Una parte significativa è dedicata al capodanno più importante, quello di fine estate-inizio autunno, che dà il titolo al testo.
La tradizione fa risalire la creazione del primo uomo al 1° del mese di Tishrì, il primo dei due giorni di Rosh haShanà. In esso si celebra la sovranità di Dio su tutto il creato e l’unità del genere umano che discende dal primo uomo. Secondo i Maestri, l’uomo fu creato il primo di Tishrì, mentre la creazione del mondo iniziò cinque giorni prima, il 25 del mese di Elul. Rosh haShanà ricorda quindi la creazione dell’uomo, un uomo la cui dignità e la cui immagine divina devono essere rispettate e difese, senza alcuna distinzione di popolo, di religione, di cultura, contro ogni violenza.
È paradigmatico che il giorno di Rosh haShanà si legga il brano della Torà sulla legatura (“sacrificio”) di Isacco. Insegnano i rabbini che Dio mise alla prova (nissà) Abramo perché il comportamento del patriarca potesse divenire una bandiera (nes) per tutti i popoli. Abramo ha avuto la forza di vincere la tentazione di adeguarsi ai costumi degli altri popoli: il patriarca – riconosciuto come tale anche da cristiani e musulmani – non ha ascoltato solo la voce che gli imponeva di sacrificare il suo unico figlio sull’altare, ma soprattutto quella che gli ordinava di non macchiarsi le mani con il suo sangue. Infatti lo shofàr (corno d’ariete) che si suona a Rosh haShanà ricorda l’animale che fu sacrificato in sostituzione di Isacco.
Uno spazio significativo del trattato Rosh haShanà si occupa proprio del suono dello shofàr. La ricorrenza di Rosh haShanà è strettamente legata al suono dello shofàr e alla sua capacità di suscitare il ricordo. In questo precetto c’è una dimensione verticale uomo-Dio. L’uomo suonando lo shofàr chiama in causa il Creatore che a sua volta si ricorda di chi lo invoca. Dio viene descritto nel giorno di Rosh haShanà come “colui che ricorda tutte le cose dimenticate”. Lo shofàr deve suscitare nell’animo umano il ricordo della propria condizione di creatura. L’attenzione divina è chiamata come un figlio che cerca il padre, con un suono che non presenta parole, ma ricorda il pianto. La tradizione indica che lo shofàr, aiutando a penetrare nella parte più intima dell’anima, serve a “scuotere”, come dice il profeta Amos (3, 6), innestando un processo di teshuvà (pentimento-ritorno).
Rosh haShanà è anche definito il “Giorno del Giudizio”, perché l’ebreo lo celebra dedicandosi all’esame e alla riflessione sui comportamenti tenuti durante l’anno, invocando il perdono di Dio, il pentimento e il ritorno, la teshuvà.
Nella pagina 17b/1 è scritto: “Disse rabbi Yochanàn: Grande è l’efficacia della teshuvà che annulla la sentenza negativa sull’uomo". La teshuvà è un atto di coscienza, di consapevolezza, di disponibilità a prendere posizione e assumersi le proprie responsabilità per il futuro. Teshuvà significa “ritorno” ma vuol dire anche “risposta”. Il passato non è modificabile, ma in compenso la teshuvà ci dà il potere di plasmare il futuro. Così come Dio ha il potere di “cominciare”, l’uomo con la teshuvà di Rosh haShanà ha il potere di “ricominciare”. Si tratta di un cambiamento qualitativo. I saggi danno una definizione della teshuvà sconvolgente e apparentemente paradossale: “Essa trasforma i peccati in buone azioni”. Lo scopo della teshuvà è secondo i mistici di far tornare l’anima alla sua radice, là dove era contenuta, nella spiritualità di Dio.







giovedì 21 aprile 2016

da "Discussione", Adelphi 2002

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Una volta avevo una tuberosa
e l'accarezzavo tanto
che il suo purissimo incanto
durò almeno un mese.
Ma, ahimè!, un'ora di oblio
seccò fino all'ultima foglia.
Ed è così che si sfoglia
l'illusione di un bene perduto.

Blog Le parole e le cose


21 aprile 2016
Pubblicato da Le parole e le cose
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Informazione e potere

di Alessandro Gazoia
[Agli inizi del 2016 è uscito per minimum fax il libro di Alessandro Gazoia Senza filtro. Chi controlla l’informazione. Il libro si compone di sei capitoli: Informazione e potere; Convergenza, frammentazione, filtro; Desiderio; La presa di parola; Innovazione e ideologia; Le passioni dell’informazione.Proponiamo le prime pagine, ringraziando l’editore (dbr)]
Dov’eri l’8 settembre 1943, quando Badoglio annunciò l’armistizio concesso da Eisenhower (dal «generale Aisenòver», disse alla radio)? Dov’eri il 22 novembre 1963, quando uccisero Kennedy? Dov’eri il 16 marzo 1978, quando rapirono Moro? Da quasi un secolo la memoria collettiva si organizza intorno a eventi mediati dalle comunicazioni di massa: «Dov’eri l’11 settembre 2001 quando colpirono le Torri?» è la forma abbreviata di «Dov’eri quando hai saputo dell’attacco alle Torri Gemelle dalla radio, dalla tv, da internet o da qualcuno già informato attraverso quei mezzi?» Diamo per scontato che la notizia sia giunta in breve tempo ovunque e la curiosità si sposta su come quell’evento, tanto potente in sé e nella sua comunicazione, abbia interrotto il corso della vita normale di ognuno. Ci scambiamo i racconti, curiosi di conoscere come la piccola storia personale o familiare si sia unita con la Storia (con la prima provvisoria versione della Storia).
Tua madre dice di aver sentito di Moro alla radio, mentre tuo padre racconta che macchine con altoparlanti – forse dei sindacati (non ricorda bene) – girarono per la città annunciando il rapimento. Tu non eri ancora nato e pensi che quella forma nostalgica e rudimentale di comunicazione amplificata fece arrivare l’informazione nelle case tramite le onde acustiche dalle finestre, proprio come fanno le onde elettromagnetiche attraverso l’antenna televisiva. E pensi che oggi Matteo Renzi, la CGIL, Il Corriere della Sera e tuo padre farebbero un tweet e un post su Facebook o su un altro social network, e tu lo leggeresti con lo smartphone.1
I media, anche quando in diretta (una trasmissione televisiva dal vivo) e in tempo reale (un sito web aggiornato di continuo) sono necessariamente in ritardo sui grandi eventi imprevisti – spesso luttuosi – e uno schema molto comune in questo crisis reporting vede l’imporsi di una narrazione coerente al proprio interno, con una rincorsa alla determinazione dei fatti e alla ricostruzione delle cause e un’attenzione continua agli sviluppi e alle conseguenze. L’11 settembre 2001, subito dopo l’impatto di un aereo contro la Torre Nord, radio e tv locali e pure la rete all news CNN diedero le prime informazioni; passati venti minuti milioni di americani guardarono in diretta sui principali network un secondo aereo schiantarsi contro la Torre Sud e a quel punto s’impose fortissima l’idea di un attacco terroristico.
In questi processi l’osservatore giornalista non è del tutto esterno o neutro, ma influenza, modifica e perturba i «dati osservati»: le virgolette segnalano che questi ultimi sono, direttamente o indirettamente, materia di contrattazione informativa nella loro resa, come fatti socializzati in uno spazio pubblico, mentre non si vuole affatto intendere che «non c’è differenza tra fatti e opinioni». Frequentemente vi sono più narrazioni in competizione tra loro e non sempre si arriva a un consenso generale o almeno largo: anzi, proprio per i grandi eventi imprevisti non manca mai un filone «complottista», che rifiuta la «verità ufficiale» e, nel corso del tempo, può rimanere minoritario (per l’11 settembre) oppure guadagnare ampio seguito e credito (questo è accaduto per la morte di Kennedy e per il rapimento di Moro). Continua a leggere →