giovedì 21 aprile 2016

Blog Le parole e le cose


21 aprile 2016
Pubblicato da Le parole e le cose
0 commenti

Informazione e potere

di Alessandro Gazoia
[Agli inizi del 2016 è uscito per minimum fax il libro di Alessandro Gazoia Senza filtro. Chi controlla l’informazione. Il libro si compone di sei capitoli: Informazione e potere; Convergenza, frammentazione, filtro; Desiderio; La presa di parola; Innovazione e ideologia; Le passioni dell’informazione.Proponiamo le prime pagine, ringraziando l’editore (dbr)]
Dov’eri l’8 settembre 1943, quando Badoglio annunciò l’armistizio concesso da Eisenhower (dal «generale Aisenòver», disse alla radio)? Dov’eri il 22 novembre 1963, quando uccisero Kennedy? Dov’eri il 16 marzo 1978, quando rapirono Moro? Da quasi un secolo la memoria collettiva si organizza intorno a eventi mediati dalle comunicazioni di massa: «Dov’eri l’11 settembre 2001 quando colpirono le Torri?» è la forma abbreviata di «Dov’eri quando hai saputo dell’attacco alle Torri Gemelle dalla radio, dalla tv, da internet o da qualcuno già informato attraverso quei mezzi?» Diamo per scontato che la notizia sia giunta in breve tempo ovunque e la curiosità si sposta su come quell’evento, tanto potente in sé e nella sua comunicazione, abbia interrotto il corso della vita normale di ognuno. Ci scambiamo i racconti, curiosi di conoscere come la piccola storia personale o familiare si sia unita con la Storia (con la prima provvisoria versione della Storia).
Tua madre dice di aver sentito di Moro alla radio, mentre tuo padre racconta che macchine con altoparlanti – forse dei sindacati (non ricorda bene) – girarono per la città annunciando il rapimento. Tu non eri ancora nato e pensi che quella forma nostalgica e rudimentale di comunicazione amplificata fece arrivare l’informazione nelle case tramite le onde acustiche dalle finestre, proprio come fanno le onde elettromagnetiche attraverso l’antenna televisiva. E pensi che oggi Matteo Renzi, la CGIL, Il Corriere della Sera e tuo padre farebbero un tweet e un post su Facebook o su un altro social network, e tu lo leggeresti con lo smartphone.1
I media, anche quando in diretta (una trasmissione televisiva dal vivo) e in tempo reale (un sito web aggiornato di continuo) sono necessariamente in ritardo sui grandi eventi imprevisti – spesso luttuosi – e uno schema molto comune in questo crisis reporting vede l’imporsi di una narrazione coerente al proprio interno, con una rincorsa alla determinazione dei fatti e alla ricostruzione delle cause e un’attenzione continua agli sviluppi e alle conseguenze. L’11 settembre 2001, subito dopo l’impatto di un aereo contro la Torre Nord, radio e tv locali e pure la rete all news CNN diedero le prime informazioni; passati venti minuti milioni di americani guardarono in diretta sui principali network un secondo aereo schiantarsi contro la Torre Sud e a quel punto s’impose fortissima l’idea di un attacco terroristico.
In questi processi l’osservatore giornalista non è del tutto esterno o neutro, ma influenza, modifica e perturba i «dati osservati»: le virgolette segnalano che questi ultimi sono, direttamente o indirettamente, materia di contrattazione informativa nella loro resa, come fatti socializzati in uno spazio pubblico, mentre non si vuole affatto intendere che «non c’è differenza tra fatti e opinioni». Frequentemente vi sono più narrazioni in competizione tra loro e non sempre si arriva a un consenso generale o almeno largo: anzi, proprio per i grandi eventi imprevisti non manca mai un filone «complottista», che rifiuta la «verità ufficiale» e, nel corso del tempo, può rimanere minoritario (per l’11 settembre) oppure guadagnare ampio seguito e credito (questo è accaduto per la morte di Kennedy e per il rapimento di Moro). Continua a leggere →

Nessun commento:

Posta un commento