Informazione e potere
di Alessandro Gazoia
[Agli inizi del 2016 è uscito per minimum fax il libro di Alessandro Gazoia Senza filtro. Chi controlla l’informazione. Il
libro si compone di sei capitoli: Informazione e potere; Convergenza,
frammentazione, filtro; Desiderio; La presa di parola; Innovazione e
ideologia; Le passioni dell’informazione.Proponiamo le prime pagine, ringraziando l’editore (dbr)]
Dov’eri l’8 settembre 1943, quando
Badoglio annunciò l’armistizio concesso da Eisenhower (dal «generale
Aisenòver», disse alla radio)? Dov’eri il 22 novembre 1963, quando
uccisero Kennedy? Dov’eri il 16 marzo 1978, quando rapirono Moro? Da
quasi un secolo la memoria collettiva si organizza intorno a eventi
mediati dalle comunicazioni di massa: «Dov’eri l’11 settembre 2001
quando colpirono le Torri?» è la forma abbreviata di «Dov’eri
quando hai saputo dell’attacco alle Torri Gemelle dalla radio, dalla tv,
da internet o da qualcuno già informato attraverso quei mezzi?» Diamo
per scontato che la notizia sia giunta in breve tempo ovunque e la
curiosità si sposta su come quell’evento, tanto potente in sé e nella
sua comunicazione, abbia interrotto il corso della vita normale di
ognuno. Ci scambiamo i racconti, curiosi di conoscere come la piccola
storia personale o familiare si sia unita con la Storia (con la prima
provvisoria versione della Storia).
Tua madre dice di aver sentito di Moro
alla radio, mentre tuo padre racconta che macchine con altoparlanti –
forse dei sindacati (non ricorda bene) – girarono per la città
annunciando il rapimento. Tu non eri ancora nato e pensi che quella
forma nostalgica e rudimentale di comunicazione amplificata fece
arrivare l’informazione nelle case tramite le onde acustiche dalle
finestre, proprio come fanno le onde elettromagnetiche attraverso
l’antenna televisiva. E pensi che oggi Matteo Renzi, la CGIL, Il Corriere della Sera e tuo padre farebbero un tweet e un post su Facebook o su un altro social network, e tu lo leggeresti con lo smartphone.1
I media, anche quando in diretta (una trasmissione televisiva dal vivo) e in tempo reale (un
sito web aggiornato di continuo) sono necessariamente in ritardo sui
grandi eventi imprevisti – spesso luttuosi – e uno schema molto comune
in questo crisis reporting vede l’imporsi di una narrazione
coerente al proprio interno, con una rincorsa alla determinazione dei
fatti e alla ricostruzione delle cause e un’attenzione continua agli
sviluppi e alle conseguenze. L’11 settembre 2001, subito dopo l’impatto
di un aereo contro la Torre Nord, radio e tv locali e pure la rete all news CNN diedero
le prime informazioni; passati venti minuti milioni di americani
guardarono in diretta sui principali network un secondo aereo
schiantarsi contro la Torre Sud e a quel punto s’impose fortissima
l’idea di un attacco terroristico.
In questi processi l’osservatore
giornalista non è del tutto esterno o neutro, ma influenza, modifica e
perturba i «dati osservati»: le virgolette segnalano che questi ultimi
sono, direttamente o indirettamente, materia di contrattazione
informativa nella loro resa, come fatti socializzati in uno spazio
pubblico, mentre non si vuole affatto intendere che «non c’è differenza
tra fatti e opinioni». Frequentemente vi sono più narrazioni in
competizione tra loro e non sempre si arriva a un consenso generale o
almeno largo: anzi, proprio per i grandi eventi imprevisti non manca mai
un filone «complottista», che rifiuta la «verità ufficiale» e, nel
corso del tempo, può rimanere minoritario (per l’11 settembre) oppure
guadagnare ampio seguito e credito (questo è accaduto per la morte di
Kennedy e per il rapimento di Moro). Continua a leggere →
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