domenica 30 novembre 2014

Sergej Esenin





Non a tutti è dato cantare,
non a tutti è dato cadere
come una mela ai piedi degli altri.

E' questa la confessione più grande
che possa  mai farvi un teppista
Io vado a bella posta  spettinato
col capo sulle spalle come un lume a petrolio.
Mi piace rischiarare nelle tenebre
l'autunno senza foglie delle vostre anime.


da " Confessioni di un teppista ", Sergej Esenin,
a cura di AngeloMaria Ripellino
Edizioni Guanda

sabato 29 novembre 2014

Scrivere con la mano

"SONO contento che il mio libro esca in Italia, paese cruciale nella storia della scrittura". Ewan Clayton è uno dei più famosi calligrafi del mondo, una figura senza tempo, capace di viaggiare con disinvoltura tra epoche remote e futuro tecnologico. Forse perché per cinque anni è rimasto chiuso in un monastero, "monaco amanuense del XX secolo" dice lui, per poi trovarsi catapultato nello Xerox Parc a Palo Alto, la famosa divisione di ricerca dove erano stati inventati i computer connessi in rete e le finestre di windows. "Entrambe sono state esperienze religiose", racconta dal suo studio nell'Università del Sunderland, in Gran Bretagna. La sua biografia ci aiuta a capire un'opera affascinante e ambiziosa come The Golden Thread ( ora tradotto con il titolo Il filo d'oro).

È una storia della scrittura che comincia sulle pareti rocciose nell'Alto Egitto e si ferma  -  al momento  -  nei laboratori della Silicon Valley. Tremila anni di parole scritte attraverso rotoli di papiro, tavolette di cera, marmi, pergamene, penne d'oca, pennini, penne a sfera, penne a biro, macchine da scrivere e schermi pixelati. La scrittura secondo Clayton è un atto fisico, non solo intellettuale. È il frutto di un movimento, che coinvolge dita, braccio e spalla. Possiede una dimensione artigianale e iconografica, a cui hanno lavorato moltissimi uomini per favorire la trasmissione di conoscenza. E le lettere dell'alfabeto veicolano sì suoni e significati, ma sono anche corpi sensuali, provvisti di "odore", "consistenza", "luminosità", "colore". Quello del calligrafo inglese è un inno al saper scrivere che oggi si trova davanti a una nuova sfida, forse la più difficile: scriviamo sempre di più, ma in che modo? "Le nuove tecnologie ci permettono di reinventare il nostro rapporto con la parola scritta, ma non sappiamo ancora a quali elementi affidarci. Ho pensato che la prima cosa da fare fosse raccontare in che modo la scrittura è arrivata a essere ciò che è".

Che cosa ha capito dopo aver scritto il libro?

Oggi abbiamo bisogno di tutte le tecniche, quelle antichissime e le più innovative. Passato e futuro non sono in guerra. Al contrario, dobbiamo coltivare la ricchezza della scrittura nelle sue varie modalità, cartacee e digitali, evitando ogni fondamentalismo. E coloro che ora sono chiamati a intessere il filo d'oro della comunicazione scritta dovranno fare in modo che non si perda il senso di un'orditura secolare".
Sul futuro della scrittura lei appare molto ottimista.
"Sì, perché penso al suo ruolo che è irrinunciabile. Le tecniche vanno e vengono: ciò che oggi ci sembra all'avanguardia domani sarà superato. Ma ciò che non si esaurisce mai è la capacità inventiva dell'essere umano. Le generazioni future non smetteranno mai di provare piacere nello scrivere. E negli artefatti scritti cercheranno sempre la bellezza. In fondo è solo negli ultimi decenni che i giovani hanno sviluppato una loro cultura grafica autonoma".
Questo è vero, però non sappiamo più scrivere a mano. E non riconosciamo la nostra calligrafia.
"È anche questa la ragione per cui ho voluto scrivere questo libro. Credo che oggi la fascinazione digitale produca falsi dilemmi. Tendiamo a enfatizzare i benefici di una tecnica di scrittura a scapito di un'altra, ma se vogliamo insegnare ai ragazzi l'uso del computer non dobbiamo certo smettere di insegnare il corsivo. Chi sa scrivere a mano sarà sempre in vantaggio su chi sa premere dei tasti, sia sul piano della memoria che su quello dell'organizzazione del testo. Lo dicono anche le neuroscienze. Se durante una conferenza lei prende appunti sul taccuino, le sue note mostreranno una costruzione più strutturata rispetto a quelle del "suonatore di pianola", che richiama i fatti più che i concetti. E chi scrive a mano tende a trattenere di più le informazioni".

Lei perché si è appassionato alla scrittura?
"Da bambino fui ipnotizzato dalla calligrafia di un dottore: pensavo che fosse la cosa più bella che avessi mai visto. Però a 12 anni cominciai a fare confusione tra le lettere. Mi avevano insegnato tre stili diversi in pochi anni e la mia grafia divenne illeggibile. Così fui rimandato in classe con i bambini di otto anni, davvero mortificante. Ma la mia fortuna è stata quella di crescere in un piccolo paese dove aveva vissuto il grande calligrafo Edward Johnson. Mia nonna andava a ballare con la signora Johnson, così mi diedero da leggere la sua biografia, e mia madre mi fece avere una tavola di prove calligrafiche. Rimasi incantato".

Imparò il mestiere di calligrafo, ma poi decise di chiudersi in un convento benedettino.
"A 28 anni mi ammalai di cancro, così pensai a tutte le cose che dovevo fare prima che fosse troppo tardi. La più folle fu senza dubbio quella di farmi monaco, una scelta ostinatamente contraria a quei tempi, l'Inghilterra di Mrs Thatcher. Restai al Worth Abbey per cinque anni. "Brother Ewan", mi disse una volta il priore, "penso che la vita qui dentro ti stia stretta come una scarpa di un numero più piccolo". Il giorno dopo fui investito da una macchina e pensai: "Ok, forse hai ragione". Lasciai il convento. Per fortuna dopo pochi mesi fui chiamato in California come consulente del Palo Alto Research Centre, alla Xerox".

Dal monastero alla Silicon Valley. Come fu il passaggio?
"Fu uno shock, ma neppure tanto. Ebbi un colloquio con John Seelay Brown, direttore della Xerox, e capii subito che aveva gli stessi problemi del priore. I ricercatori si misurano con l'ignoto. Ed è come vivere una vita religiosa, che richiede contemplazione. Soprattutto bisogna convivere con ciò che ancora non si conosce, nella buona e nella cattiva sorte. John mi disse una volta che il suo principale lavoro consisteva nel fare di tutto per non sedersi davanti ai problemi. È questo che porta a nuove rivelazioni e scoperte".

Ha mai conosciuto Steve Jobs?
"No, non l'ho mai incontrato però ho imparato moltissimo da lui. Era un tecnico che aveva capito l'importanza della maestria artigiana. Ha creato oggetti bellissimi e io gli sono profondamente grato perché negli anni dell'università aveva studiato calligrafia. Fin da principio ebbe molto chiaro quanto fosse importante trasferire nel nuovo medium la tradizione della grafica e delle arti tipografiche".

Ho letto che lei ha aiutato Apple a creare nuovi caratteri.
"No, il mio ruolo alla Xerox era più ampio. L'azienda aveva inventato molta della tecnologia che ha prodotto la rivoluzione digitale: i concetti di window, di desktop e mobile computer, la filosofia del "look and feel" che c'è dietro la Apple. Ma il management non aveva capito le potenzialità di queste invenzioni, lasciando che i loro artefici prendessero il volo. Poi la Xerox decise di puntare sulla gestione dei documenti, senza però sapere cosa fossero. Così fui assunto come calligrafo: dovevo offrire il mio sguardo d'artista a un team di scienziati".

Cosa significa essere alfabetizzati nel XXI secolo?
"Credo che si tratti di un work in progress. Le società evolvono in continuazione e la scrittura è un fenomeno sociale. Ci si chiede di scrivere in modo sempre diverso e noi dobbiamo padroneggiare non solo le diverse forme di scrittura ma anche le istituzioni che ci sollecitano a diversificare l'impiego delle nostre competenze alfabetiche. Emilia Ferreiro, allieva di Piaget, sosteneva la necessità di concepire l'alfabetizzazione come un continuum, un percorso che continua da grandi. Gli ultimi vent'anni ne sono una straordinaria conferma ".


fonte
 

I compagni di strada

Minima moralia, meditazioni della vita offesa Theodor Adorno

giovedì 27 novembre 2014

Ursula Le Guin


il discorso di Ursula, così come mi viene;

 Ossignore...com'è??va bene??sembra che sia un po' più piccola rispetto agli altri...grazie a te Neil (Gaiman, presentatore del Nationa Books Awards 2014, ndt), e grazie a chi dona questo bellissimo riconoscimento...il mio ringraziamento dal cuore...alla mia famiglia, al mio agente, ai miei editors...sapendo che il mio essere qui è frutto anche del loro lavoro come del mio, e che questo bellissimo premio è loro quanto mio...
io rigioisco nell'accettarlo, e nel condividerlo con tutti gli scrittori che sono stati esclusi dalla letteratura per così tanto...i miei compagni autori di fantasy e fantascienza...scrittori dell'immaginazione che per cinquant'anni hanno guardato questi premi andare ai così chiamati realisti...!
credo che tempi difficili siano in arrivo quando noi vorremmo voci di scrittori che possono vedere alternative a come viviamo adesso e che riescono a vedere oltre la nostra società afflitta da paura e le sue tecnologie ossessive, verso altri modi di essere, e perfino immaginare qualche reale fondamenta di speranza.
avremo bisogno di scrittori che riusciranno a ricordare la libertà...poeti...visionari... realisti di una più grande realtà.
ora come ora, credo che necessitiamo di scrittori che sappiano la differenza tra la produzione di un bene di consumo e la pratica di un'arte... -applauso platea- sviluppare materiale scritto che si adatti alle strategie di vendita nell'ordine di massimizzare il profitto corporativo e pubblicizzare il fatturato non è proprio la stessa cosa che pubblicare libri responsabilmente ed esercitare la professione di scrittori...-applauso dalla platea- .. grazie coraggiosi applauditori!! -risate- ....eppure vedo i dipartimenti vendita ricevere controllo sopra quelli editoriali...vedo il mio stesso editore in un panico sciocco di ignoranza e avidità, rincarare il prezzo degli ebook di sei sette volte alle biblioteche pubbliche, rispetto a quanto fanno con i clienti normali -applauso- abbiamo appena visto uno speculatore tentare di punire un editore per disobbedienza e scrittori minacciati da una fatwa corporativa, e vedo molti di noi, chi scrive e chi realizza i libri, accettare tutto questo, lasciare speculatori di merci venderci come deodoranti e dirci cosa scrivere e cosa pubblicare...be..-una donna grida I love you- ti voglio bene anch'io cara!!...i libri, vedete, non sono solo beni. la spinta al profitto spesso è in conflitto con i propositi dell'arte...noi viviamo nel capitalismo...il suo potere ci sembra inevitabile. ma così sembrava anche il diritto divino dei re. -risate-
qualsiasi potere umano può essere resistito e cambiato da esseri umani. resistenza e cambiamento spesso hanno inizio nell'arte, e molto spesso nella nostra arte, l'arte delle parole.
io ho avuto una lunga carriera e buona anche...in buona compagnia. ora, qui, alla fine, davvero, non voglio vedere la letteratura americana essere svenduta così.
noi che viviamo di scrittura ed editoria vogliamo, e dovremmo richiedere, la nostra giusta parte in questi proventi.
ma il nome della nostra meravigliosa ricompensa non è profitto. il suo nome è libertà.

grazie

we love you too, Ursula


testo inglese reperibile qui

mercoledì 26 novembre 2014

I siti internet (IBS in particolare) e Neleo di Scepsi ovvero " Ricette antiche " a cura di Neleo di Scepsi, edizioni Il nuovo melangolo


 "Neleo di Scepsi Filosofo (3° sec. a.C.). Figlio di Corisco signore di Asso, ereditò da Teofrasto i cosiddetti scritti acroamatici di Aristotele (➔), che alla morte del grande filosofo erano appunto passati a Teofrasto; discendenti di N. li avrebbero nascosti a Scepsi in un sotterraneo (dove i rotoli si sarebbero deteriorati), per sottrarli alla smaniosa bibliofilia degli Attalidi; agli inizi del 1° sec. a.C. li avrebbe però acquistati, insieme con gli scritti di Teofrasto, Apellicone di Teo: la romanzesca storia è narrata da Strabone nei Commentari Storici..."


Come è possibile vedere, non si tratta di un certo "Neleo (nome)  Di Scepsi (cognome)".
IBS riesce a battere tutti titolando : "a cura di Di Scepsi N." 


William Butler Yeats, Per amica silentia lune, Se edizioni 2009



"Ho sempre cercato di avvicinare la mia mente a quella dei poeti indiani o giapponesi, delle vecchie donne del Connacht, delle medium di Soho, dei conversi che nella mia immaginazione vedo sognare in un  monastero medievale i sogni dei loro villaggi, dei dotti che per ogni cosa rimandano agli antichi; da sempre cerco di immergere la mia  mente nella mente universale ... da sempre cerco di liberarla da tutto ciò che proviene dalle assemblee  e dai comitati, dal mondo come è visto dalle università e dalle città popolose; per riuscirci ho mormorato formule ed evocato spiriti, ho frequentato medium, mi sono immerso con gioia in tutto ciò che affrontava grandi questioni con immagini sensuali o frasi stimolanti, accettando dalle scuole astratte solo pochi termini tecnici, così antichi da sembrare architravi spezzate..."

dedicato a Giuliana Ruberti, psicoanalista

lunedì 17 novembre 2014

HENRY MILLER, UCCELLO PAZZO - Libroraro


HENRY MILLER, UCCELLO PAZZO, MONDADORI, MILANO 1992

rievocazioni medievali con arpa



Nel frattempo, avanzava dal fondo della via, frastornata, una banda inneggiante a nessuno: il condottiero impugnava una scopa intinta nella merda, a dedurlo dall'odore. Gli altri suonavano come le scimmie, percuotendo pentole di ogni sorta o dandosele in testa. Il sindaco pisciava dal suo balcone sulla moltitudine. La maggior parte, senza fantasia, dava l'assalto all'unico artificiere-vestiarista del paese, e ne riusciva in domino, in maschera. Il maresciallo dei carabinieri accorreva invece dalla parte opposta, «rimota» alla campagna, saltellando alla corda. Il vescovo non si buttava dall'alto del campanile, perché nessuno se ne sarebbe accorto. Alcuni, prendendo di mira un qualche muro bianco, vi si schiacciavano contro, non senza conseguenze sanguinose. Altri, più sprovveduti, s'arrampicavano sui pali dell'alta tensione e giustamente morivano, fulminati all'istante. Chi era sordo fingeva d'aver capito. Chi era zoppo provava a camminare; chi era muto faceva a non vederci. Ma nessuno ci avrebbe creduto, perché non c'erano degli «a solo». Ogni follia, al contrario, era eseguita da tutto un gruppo, a dir meglio: un partito. Dio mio, che cosa stavano facendo?! 


           Carmelo Bene, CREDITO ITALIANO V.E.R.D.I.

La lotta continua

Festa della Cultura di Arcilesbica Bergamo


Algernon Charles Swinburne, Lesbia Brandon, SugarCo 1991

" Non c'è dubbio che, se Lesbia Brandon fosse stato pubblicato vivente l'autore, avrebbe scatenato uno scandalo, troppo scottanti, per l'epoca, i temi (flagellazione, adulterio, omosessualità, incesto) che esso sfiora o su cui indugia apertamente. "

Alberto Moravia, L' epidemia, Documento Libraio Editore, Roma 1944


librirari, libri rari, libriamati

sabato 15 novembre 2014

la bravura di ETA

Giacomo Leopardi. raro: Giacomo Leopardi, Traduzione del Libro Secondo della Eneide, L'Arzanà 1991, a cura di Roberto Rossi Precerutti


per gli Insegnanti: La Grande Guerra


La Guerra d'Europa 1914-1918 raccontata dai poeti


La Guerra d'Europa 1914-1918 raccontata dai poetiLa Guerra d'Europa 1914-1918 raccontata dai poeti

Indice dei poeti:
Anna Achmatova, Endre Ady, Guillaume Apollinaire, Louis Aragon, Hugo Ball, Peter Baum, Milutin Bojić, Bertolt Brecht, Rupert Brooke, Velimir Chlèbnikov, Jean Cocteau, Gabriele D’Annunzio, Theo van Doesburg, Carlo Emilio Gadda, Gyóni Géza, Corrado Govoni, Nikolaj Gumilëv, Thomas Hardy, Ernest Hemingway, A. E. Housman, Piero Jahier, James Joyce, Pierre-Jean Jouve, Erich Kästner, Rudyard Kipling, Wilhelm Klemm, Karl Kraus, Alfred Lichtenstein, Karl Liebknecht, Vladimir Majakovskij, Curzio Malaparte, Osip E. Mandelstam, Filippo Tommaso Marinetti, Eugenio Montale, Wilfred Owen, Boris Pasternak, Pastuškin (Andrej Budal), Clemente Rebora, Isaac Rosenberg, Umberto Saba, Siegfried Sassoon, Camillo Sbarbaro, Edward Słonski, Ardengo Soffici, Charles Sorley, August Stramm, Carlo Stuparich, Ernst Toller, Georg Trakl, Tristan Tzara, William Butler Yeats, Franz Werfel.

    http://www.edizioninottetempo.it/it/prodotto/la-guerra-deuropa-1914-1918

                                              

lunedì 10 novembre 2014

a Mario Cavallini



caro cavallini mario perchè ti ostini a chiamare partito di sinistra il PD ? kk





STATO DI COSE E DI COSCIENZA ...


Antonio Delfini Gianni Celati e "Il fidanzato", da "La vita", in Manifesto per un partito conservatore e comunista


30 anni dalla prima volta di Kenshiro


30 anni dalla prima volta di Kenshiro


30 anni dalla prima volta di Kenshiro


30 anni dalla prima volta di Kenshiro


" La liseuse" , jean jacques henner


Organizzare creativamente i concetti spaziali


da Raffa per Corto Faber


lunedì 3 novembre 2014