lunedì 9 novembre 2020

Svelto, svelto, vestiti e vieni...


 

Librerie aperte




Alle 18 le luci si spengono. Già è buio e la nebbia si fa ogni minuto più spessa.

Il Lettore infila il suo cappotto, ne alza il bavero, calca il berretto sulla fronte. Dunque, dopo aver alzato la sua mascherina fin sotto gli occhi, spalanca la porta. 

Sa che in un angolo della piazza, da cui si può vedere il Torrazzo sprofondare nella foschia, c'è una vetrina che resta illuminata.

A lui è concesso camminare nel silenzio per raggiungere un'altra storia.




sabato 7 novembre 2020

Novembre, leggiamo e ricordiamo cosa c'è nel mondo

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Novembre.Leggere

... .e. ascolta il padre leggere alla madre gli autori prediletti

"Avevo passato dieci anni in quel mucchio di case presso il fiume, sulla balza aspra circondata di colli dolcissimi digradanti verso il mare, i primi dieci anni della mia vita, e pure essi furono i miei più vasti e lunghi e popolati"

                               (da Memoria e vita), Corrado Alvaro

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venerdì 6 novembre 2020

Novembre


non era per dire...

profeticamente annunciavamo:  siamo aperti

 

           potete uscire per entrare in libreria

           potete entrare in libreria per uscire

martedì 3 novembre 2020

Novembre

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Novembre

 Ogni anno la nebbia del principio di questo mese vibra per noi di un brano che chi è grande ci ha insegnato ad amare. E così lo leggiamo per ricordarci come si accoglie il novembre, festeggiarlo, dunque riempire i polmoni di una vigorosa e aperta aria di mare che le nostre finestre chiuse non possono certo trattenere.


Chiamatemi Ismaele. 
Alcuni anni fa – non importa quanti esattamente – avendo pochi  o punti denari in tasca e nulla di particolare che mi interessasse a terra, pensai di darmi alla navigazione vedere la parte acquea del mondo. È un modo che ho io di cacciare la malinconia e di regolare la circolazione. Ogni volta che mi accorgo di atteggiare le labbra al torvo, ogni volta che nell’anima mi scende come un novembre umido e piovigginoso, ogni volta che mi accorgo di fermarmi involontariamente dinanzi alle agenzie di pompe funebri e di andar dietro a tutti i funerali che incontro, e specialmente ogni volta che il malumore si fa tanto forte in me che mi occorre un robusto principio morale per impedirmi di scendere risoluto in strada e gettare metodicamente per terra il cappello alla gente, allora decido che è tempo di mettermi in mare al più presto. Questo è il mio surrogato della pistola della pallottola. Con un bel gesto filosofico Catone si getta sulla spada: io cheto cheto mi metto in mare. Non c'è nulla di sorprendente in questo. Se soltanto lo sapessero, quasi tutti gli uomini nutrono una volta o l'altra, ciascuno nella sua misura, su per giù gli stessi sentimenti che nutro io verso l'oceano .


Hermann Melville, Moby Dick o la balena, tr. it. di Cesare Pavese, Milano: Adelphi, 1994, p. 37.