La vita non
è che una ricerca continua di qualcosa a cui aggrapparsi. Ci si
alza al mattino per ritrovarsi, uno stock d’ore più tardi,
di nuovo a letto, tristi pendolari tra il vuoto di desideri e la stanchezza.
Il tempo passa e ci comanda con un pungolo sempre meno fastidioso. Obbediamo
senza la fatica di dir di sì.
La morte si sconta vivendo, scriveva il poeta da un’altra trincea. Possiamo vivere senza passione e senza sogni — ecco la grande libertà che questa società ci offre. Possiamo parlare senza freni, in particolare di ciò che non conosciamo. Possiamo esprimere tutte le opinioni del mondo, anche le più ardite, e scomparire dietro il loro brusio. Possiamo votare il candidato che preferiamo, chiedendo in cambio il diritto di lamentarci. Possiamo cambiare canale ad ogni istante, caso mai ci sembrasse di diventare dogmatici. Possiamo impegnarci utilmente e, se proprio non sappiamo scrivere, diventare giornalisti. Possiamo fare politica in mille modi, anche parlando di guerriglie esotiche. Nella carriera come negli affetti, possiamo eccellere nell’obbedire, se proprio non riusciamo a comandare.
Anche a forza di obbedienza si può diventare martiri, e questa società ha ancora tanto bisogno, a dispetto delle apparenze, di eroi. Con un po’ di esercizio, potremmo trascorrere intere giornate senza una sola idea. I ritmi quotidiani pensano al posto nostro. Dal lavoro al "tempo libero", tutto si svolge nella continuità della sopravvivenza. Abbiamo sempre qualcosa a cui aggrapparci. Con un po’ di esercizio, potremmo percorre la strada da casa a scuola, dall’ufficio al supermercato, dalla banca alla discoteca, ad occhi chiusi.
Stiamo compiutamente realizzando l’adagio di quel vecchio sapiente greco: «Anche i dormienti reggono l’ordine del mondo». é venuta l’ora di rompere con questo noi, riflesso dell’unica comunità attuale, quella dell’autorità e della merce. Una parte di questa società ha tutto l’interesse che l’ordine continui a regnare, l’altra che tutto crolli al più presto.
Decidere da che parte stare è il primo passo. Ma ovunque sono i rassegnati, vera base dell’accordo tra le parti, i miglioratori dell’esistente e i suoi falsi critici. Ovunque i moderati apologeti del nostro tempo proclamano la fine di ogni sogno di sovversione sociale, ovunque si preferiscono i piccoli passi riformatori o rassicuranti vecchi slogan mal assemblati.
Ma l’autentico luogo della guerra sociale è la nostra vita, con i nostri desideri, la nostra risolutezza o con le nostre piccole, quotidiane sottomissioni. Con tutto questo occorre venire ai ferri corti, per arrivare finalmente ai ferri corti con la vita.
Tratto da uno scritto anonimo chiamato "Ai ferri corti con l'esistente"
La morte si sconta vivendo, scriveva il poeta da un’altra trincea. Possiamo vivere senza passione e senza sogni — ecco la grande libertà che questa società ci offre. Possiamo parlare senza freni, in particolare di ciò che non conosciamo. Possiamo esprimere tutte le opinioni del mondo, anche le più ardite, e scomparire dietro il loro brusio. Possiamo votare il candidato che preferiamo, chiedendo in cambio il diritto di lamentarci. Possiamo cambiare canale ad ogni istante, caso mai ci sembrasse di diventare dogmatici. Possiamo impegnarci utilmente e, se proprio non sappiamo scrivere, diventare giornalisti. Possiamo fare politica in mille modi, anche parlando di guerriglie esotiche. Nella carriera come negli affetti, possiamo eccellere nell’obbedire, se proprio non riusciamo a comandare.
Anche a forza di obbedienza si può diventare martiri, e questa società ha ancora tanto bisogno, a dispetto delle apparenze, di eroi. Con un po’ di esercizio, potremmo trascorrere intere giornate senza una sola idea. I ritmi quotidiani pensano al posto nostro. Dal lavoro al "tempo libero", tutto si svolge nella continuità della sopravvivenza. Abbiamo sempre qualcosa a cui aggrapparci. Con un po’ di esercizio, potremmo percorre la strada da casa a scuola, dall’ufficio al supermercato, dalla banca alla discoteca, ad occhi chiusi.
Stiamo compiutamente realizzando l’adagio di quel vecchio sapiente greco: «Anche i dormienti reggono l’ordine del mondo». é venuta l’ora di rompere con questo noi, riflesso dell’unica comunità attuale, quella dell’autorità e della merce. Una parte di questa società ha tutto l’interesse che l’ordine continui a regnare, l’altra che tutto crolli al più presto.
Decidere da che parte stare è il primo passo. Ma ovunque sono i rassegnati, vera base dell’accordo tra le parti, i miglioratori dell’esistente e i suoi falsi critici. Ovunque i moderati apologeti del nostro tempo proclamano la fine di ogni sogno di sovversione sociale, ovunque si preferiscono i piccoli passi riformatori o rassicuranti vecchi slogan mal assemblati.
Ma l’autentico luogo della guerra sociale è la nostra vita, con i nostri desideri, la nostra risolutezza o con le nostre piccole, quotidiane sottomissioni. Con tutto questo occorre venire ai ferri corti, per arrivare finalmente ai ferri corti con la vita.
Tratto da uno scritto anonimo chiamato "Ai ferri corti con l'esistente"
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