giovedì 7 luglio 2016
cosa pensa Natalia Ginzburg della traduzione?
Alcuni pensano che gli scrittori traducano meglio degli altri. Io non lo penso. Penso che qualche volta traducono bene e qualche volta male. Penso che per uno scrittore, il tradurre un testo amato possa essere un esercizio quanto mai salubre, corroborante e vitale. A patto, però, che lo prenda come un esercizio, e si comporti non da scrittore ma da traduttore, tirandosi in disparte il più possibile, cacciandosi il più possibile in un punto nascosto […] Non penso che lo scrittore debba compiere, nel tradurre, un atto di appropriazione. Credo che debba il più possibile far sparire se stesso. Il suo stile, che non adopera, gli langue nelle mani come uno strumento inutile. Tuttavia non se ne può separare nel pensiero, essendogli impossibile nel pensiero separarsene mai, e di tanto in tanto lo accarezza dentro di sé in segreto, pensando al tempo in cui lo userà di nuovo.
Natalia Ginzburg, Nota del traduttore, in La signora Bovary, pp 391-392, Torino, Einaudi (traduzione da Gustave Flaubert, Madame Bovary, 1857), prima edizione: 1983.
Scoperto, passando da qui.
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