Ma quello di Fischer non è un caso comune. Sono un vecchio amico di Bobby fin dal 1960, quando vincemmo ex aequo al torneo di Mar de La Plata. Bobby ha una personalità tormentata, me ne accorsi subito: è onesto e altruista, ma assolutamente asociale. Non si adegua al modo di vita di tutti, ha un elevatissimo senso della giustizia e non è disposto a compromessi né con sé stesso né con le persone circostanti. E' una persona che agisce quasi sempre a proprio svantaggio. Non voglio difendere o giustificare Bobby Fischer. Lui è fatto così. Vorrei chiederle soltanto una cosa: la grazia, la clemenza. Ma se per caso non è possibile, vorrei chiederle questo: la prego, corregga l'errore che ha commesso Francois Mitterrand nel 1992. Bobby ed io ci siamo macchiati dello stesso crimine. Applichi quindi le sanzioni anche contro di me: mi arresti, mi metta in cella con Bobby Fischer e ci faccia avere una scacchiera.
Questa lettera fu inviata dallo storico avversario di Fischer, Boris Spasskij, dopo che i due giocarono un match nel 1992 in Jugoslavia, allora sotto l'embargo statunitense. Circa vent'anni erano corsi dall'ultima apparizione pubblica di Fischer, vent'anni da quel Campionato Mondiale che un solitario di Brooklyn giunto dal nulla vinse con tutta la sua angosciante poesia. Poco dopo il match jugoslavo, il Dipartimento per la Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti emanò un mandato di arresto per Bobby, che passò gli ultimi anni della sua vita come rifugiato politico.
Robert James Fischer (1943-2008)
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