Siccome immobile
sabato 21 maggio 2016
A Torino, al salone del libro, ho trovato La coscienza di
Zeno in poche parole, pubblicato da Einaudi Ragazzi, e mi ha ricordato
il romanzo Sull’orlo del precipizio, di Antonio Manzini, dove a casa di
uno scrittore, per occuparsi del suo libro, si presentano Aldo e Sergej,
due redattori della sua casa editrice che ha appena cambiato
proprietario che si sono già occupati dei Promessi sposi e di Guerra e
pace. Di Guerra e pace han fatto un’edizione senza le parti noiose,
«solo 300 pagine», dei Promessi sposi una versione per «avvicinare i
ragazzi alla letteratura». Allora l’inizio: «Quel ramo del lago di Como,
che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti, tutto a
seni e golfi, ecccetera» diventa: «Quel pezzo di lago in provincia di
Como (città di 85 mila abitanti, situata in Lombardia dove nacquero
Plinio il vecchio, Plinio il giovane e Alessandro Volta, l’inventore
della pila), che davvero non si incula nessuno, sperduto in mezzo a
montagne lunghe lunghe, pieno di insenature e golfi, si restringe
all’improvviso e, toh, sembra quasi un fiume!». C’è anche l’incontro
«fra i coatti e don Abbondio». «I coatti?», chiede lo scrittore. «I
Bravi, dài. “Questo matrimonio non s’ha da fare…” Ma chi parla così?
Ora, invece, senta che meraviglia: “Prova a fa’ sto matrimonio e ti
rompiamo il culo, bello”. È un’altra cosa. È così che i giovani si
avvicinano alla letteratura». Tornato da Torino, sono andato a prendermi
il libro di Svevo e sono andato a vedere la fine, che fa così: «Quando i
gas velenosi non basteranno più, un uomo fatto come tutti gli altri,
nel segreto di una stanza di questo mondo, inventerà un esplosivo
incomparabile, in confronto al quale gli esplosivi attualmente esistenti
saranno considerati quali innocui giocattoli. Ed un altro uomo fatto
anche lui come tutti gli altri, ma degli altri un po’ più ammalato,
ruberà tale esplosivo e s’arrampicherà al centro della terra per porlo
nel punto ove il suo effetto potrà essere il massimo. Ci sarà allora
un’esplosione enorme che nessuno udrà e la terra ritornata alla forma di
nebulosa entrerà nei cieli priva di parassiti e di malattie». La
coscienza di Zeno in poche parole, invece (che è riscritta da Paola
Capriolo) finisce così: «Poi un altro uomo, anche lui come gli altri ma
un tantino più ammalato, deciderà di servirsene e la terra esploderà,
tornando a errare muta e deserta nei cieli sotto forma di nebulosa.
Soltanto allora, quando non ci sarà traccia di vita, sarà debellata
anche la malattia, perché la vita stessa, finalmente l’ho capito, è
malattia, malattia mortale, e con buona pace del dottor S. proprio non
sopporta di essere curata». Che è un finale dove c’è qualcosa in più, mi
sembra, invece di qualcosa in meno; se bisogna ridurre, ho pensato,
l’ideale sarebbe trarre dei libretti dai Fincipit, l’idea di Alessandro
Bonino e Stefano Andreoli che consiste nel prendere un inizio di un
romanzo (o poesia, o canzone) e farlo finire subito. «Ei fu, siccome
immobile, pagava l’ICI»; «Chiamatemi Ismaele. “Ismaeleeee!”»; «Una
rotonda sul mare, è mia sorella che nuota»; «Respiri piano per non far
rumore o sei proprio morta?»; «Chiamatemi Ismaele, che a me vede il
numero e non mi risponde»; «Ho visto le menti migliori della mia
generazione e ho pensato “Ah, andiam bene”; «Tutti ormai lo chiamavano
don Ciccio. Anche se il suo vero nome era Ismaele».[uscito ieri su Libero]
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