Le vediamo ora incorniciate, fissate su carta, nei colori del gesso, ma prima erano altrove dove ancora stanno.
"Ho passato un'estate nervosa".
L'ho letto passando per una via. La via era una di quelle corte, che ricevono il sole ma solo d'estate, nelle ore pigre delle ombre imposte dalla canicola.
E' in quei momenti (o quando siamo troppo stanchi per la pioggia) in cui seguiamo i contorni dei tetti, e stando vicino ai muri, se non siamo troppo stanchi, leggiamo.
I graffi sono triangoli e i triangoli il volto di una donna, i quadrati sono piccoli teli di qualche cinematografo nascosto, su cui scorrono storie d'amore, canti di guerra, o partite di pallone, e tutte rapide come certe sigarette di metà mattina.
Per quella piccola via, ci accorgiamo, qualcuno ha lasciato tutti i segni della sua vita, il patto tacito ci chiede "hai voglia di leggere un attimo?"
Dicre ha passato un'estate nervosa. Di quell'estate ha scelto questi quadri. Ciò che agitava, lo agitava a forma di colori, gesso e acquarello.
Ricorda l'infanzia, guarda due donne conversare, saluta con il naso qualcuno (come fanno i gatti che si incontrano).
L'estate la sentiamo anche noi, adesso, ma ci fermiamo qui.
Niente di nervoso, per noi. E' rimasto fuori da questa porta.
Dicre, con occhi gentili, dice "ti va di guardare?"
Fabrizio Davini
grazie fabrizio per la delicatezza e la cura con cui tratti le cose, e anche noi. il mondo che racconti tu mi fa decidere subito di starci. di essere lì. è il mondo bello dove si sta bene.
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