Quando a Parco Lambro la controcultura italiana è cambiata per sempre
June 22, 2016
Parco Lambro, Milano © Dino Fracchia.
I Pop Festival erano organizzati da Re Nudo,
la principale rivista underground del periodo, e attiravano da un lato
una sfaccettata fauna—composta da femministe, comunardi, "sporchi
capelloni," curiosi, e militanti di Lotta Continua—e dall'altro gruppi
più o meno emergenti e musicisti affermati.
A tutte le edizioni era presente un giovane disoccupato
milanese, Dino Fracchia, che alle ultime due si è portato dietro una
macchina fotografica e svariati rullini. Ne sono uscite 250 fotografie
che rappresentano un vero e proprio continuum di passaggio dagli ideali
del '68—con amore libero e acidi annessi—a una disaffezione sempre più
politicizzata e sfociata negli Anni di piombo.Parco Lambro, Milano © Dino Fracchia.
Lo scorso anno è stato pubblicato il libro che contiene questo enorme lavoro d'archivio di Fracchia, Continuos Days, e per l'occasione avevamo intervistato l'autore
per parlare dell'origine del movimento e della sua esperienza a Parco
Lambro. Ma a 40 anni di distanza esatti dall'ultima edizione del
Festival, lo spazio Forma Meravigli di Milano inaugura una mostra
intitolata I giorni del Parco Lambro, Continuous Days, Milano 29/5/1975 – 26/6/1976.
Per approfondire il discorso su come quelle ultime edizioni siano state
lo strappo della controcultura italiana, e perché sia utile riparlarne
proprio oggi, ho quindi contattato il curatore della mostra, Matteo
Balduzzi.
Una delle prime cose che sottolinea Matteo è che la
mostra rappresenta il primo scorcio di una lunga serie di momenti
storici passati dalla città di Milano prima che si trasformasse
nell'immagine stereotipata che tutti oggi conosciamo. "Abbiamo scelto di
proporre tutte le immagini del libro e di non accantonarne nessuna per
far rivivere nella sua interezza come doveva essere davvero quel
momento," mi ha spiegato Matteo.
Parco Lambro, Milano © Dino Fracchia.
Tutte
le foto sono esposte una accanto all'altra come delle micro sequenze di
un flusso circolare unico e—quando scattate dallo stesso punto—poste
una sopra all'altra come fermoimmagine di un'unica azione. "In questo
modo, al di là della storia politica," continua Matteo, "il visitatore
può vedere sia i momenti di divertimento che quelli noiosi, sia quelli
di vera libertà che di scompiglio," e ovviamente anche i partecipanti:
"Ci sono un sacco di immagini da cui viene fuori che c'erano delle
persone che palesemente non c'entravano nulla col contesto. C'erano
tantissimi militari di leva che non sapendo cosa fare andavano a Parco
Lambro a vedere le ragazze nude, c'erano dei veri e propri guardoni, o
gente che non era parte del movimento, ma che siccome erano nelle
vicinanze andava lì a curiosare."
Inoltre,
Matteo mi spiega che l'allestimento della mostra è prettamente
contemporaneo in quanto da un lato riporta quel periodo come se fosse
stato girato da Fracchia con una GoPro, e dall'altro senza il
bisogno di tirare in causa la figura del fotografo demiurgo. Insomma, si
tratta sì di un reportage, ma rivisto in chiave moderna e
cinematografica, come un po' già accade nel libro. "Si spiega che tutto
sommato lo sguardo del fotografo non è così fondamentale, nel senso che
si recupera un'idea di artista come operatore culturale e testimone del
proprio tempo, e non l'idea dell'artista genio che ci vende il mercato e
che con il suo colpo d'occhio unico è capace di ricostruire la scena.
Si racconta di un artista testimone che era semplicemente in mezzo con
la sua macchina fotografica, in quanto parte della società in cui stava
ed era immerso."
La mostra I giorni del Parco Lambro - Continuous days, Milano 29/07/1975 - 26/06/1976 verrà
inaugurata il 24 giugno e resterà aperta al pubblico fino all'8
settembre, allo spazio Forma Meravigli di via Meravigli 5, a Milano.
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In tutte le foto qui sotto: Parco Lambro, Milano © Dino Fracchia.
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