Sono inchiostri, quindici in tutto, che compongono una indagine solitaria, claustrofobica, allarmante forse, nera e contorta come grotte di notte.
Sono tavole riempite di tratti spessi, tratti in cui si infligge tutto un individuo, tutto il suo percorso, che potrebbe essere rappresentato da una serie di numeri, indirizzi, mansioni o da una sola linea, o una serie di linee.
Quale che sia la scelta, quell'intrico è sempre un volto.
L'esposizione sarà presente per tutto il mese di Giugno, fino al sole più caldo.
"Dismorfia come unica via di consapevolezza del proprio io. Una visione distorta, dissociata e deforme come tramite di una introspezione
claustrofobica. Gli additivi chimici ci rendono fragili, ipersensibili
plasmabili. Fasi maniacali violano compartimenti stagni che sigillavano pianti. Il
pendolo oscilla tra piacere e dolore disegnando il simbolo dell'infinito. Il
gusto per lo stile. Il piacere dell'estetica. Crogiolarsi nel disagio. La
dialettica del degrado. Un linguaggio tecnico e specifico, viscerale, che ha
origine da corde vocali lacerate, consumate e infine recise lentamente. L'attimo
che precede un'azione innaturale e meccanica. Il momento in cui devi alzarti e le
gambe cedono. L'ora di sbagliare. Sfascia la tua camera prima di dormire
scomodo. Segui in maniera maniacale, morbosa, metodica e sistematica le
controindicazioni per goderti gli effetti collaterali"
Sebastiano Gritti
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