Dalle 20:
Disumanità della religione
di Raoul Vaneigem, traduzione di Andrea Babini, Massari editore,
settembre 2016, pagine 190; il volume contiene anche due saggi di
Federico Battistutta.
Per Vaneigem, due sono i grandi mali
che affliggono l'uomo, anzi le condanne che l'uomo stesso si è
autoinflitto: la religione e l'economia. Sia l'una che l'altra negano
l'uomo a se stesso, lo disumanizzano, facendogli credere che la vita non
sia altro che una punizione e la felicità una colpa.
La rinuncia alla propria corporeità,
sensuale e sensoriale, in favore di uno Spirito “che abita il Cielo
degli dei e delle idee” e da cui tutto dipende, fa sì che l'essere
umano, invece di vivere, sopravviva, schiavo del lavoro e servo della
casta sacerdotale.
Ma se la favola mitica si accompagna
al mercato della merce, se il rito sacro è tale e quale lo scambio
monetario, allora -dice Vaneigem- i soli antidoti che salveranno l'uomo
dalle proprie paure sono il desiderio e la gratuità. Sono queste le
“scintille incendiarie che ardono sotto la cenere”, fin dai tempi della religio
originaria: unione simbiotica fra gli esseri indistinti, rinnovando la
quale l'uomo si libera dal bisogno di dare un senso al tutto e diventa
capace di creare se stesso come un vivente fra i viventi.
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