“Il
miracolo” è un racconto in versi, una meditazione che interroga il
rapporto tra fede e dubbio, corpo e parola, memoria e silenzio. In
questa raccolta Kaveh Akbar esplora la tensione che lega il sacro e
l’umano, lasciando scivolare all’interno di ogni poesia frammenti di
vita quotidiana e ritualità antiche, e cucendo ogni verso attorno a
gesti semplici e universali come inginocchiarsi, respirare, ricordare.
In una moschea deserta, la voce del muezzin rimbomba tra le mura vuote
come un richiamo senza destinatario. Un uomo recita una preghiera con il
fiato sospeso, mentre il ricordo di un padre severo si sovrappone alle
parole della fede. La lingua è carne e suono, e nel mormorarla si
intrecciano amore, rimpianto e incomprensione: le parole scelte da Akbar
sono immagini sospese – il rintocco di una campana che vibra nell’aria,
un tappeto steso per la preghiera – che si trasformano sulla pagina nei
simboli concreti di un dialogo che non smette di risuonare in chi sa
ascoltare. Come l’arcangelo Gabriele, che ordina di leggere nel vuoto,
Akbar ci invita allora a scrutare nel respiro spezzato di coloro che
ogni giorno indagano la vita sperando di trovarvi un senso, per scorgere
in esso una bellezza impossibile. “Il miracolo” è il frutto di una
ricerca poetica che riflette sulla possibilità della meraviglia in un
mondo ferito ma ancora in attesa di redenzione. La sacralità, qui, non è
qualcosa di intangibile, ma si manifesta nelle imperfezioni della vita e
nella resistenza dei corpi, nella forza di chi cade e si rialza, con la
voce piena di crepe, ma ancora capace di cantare. |
Nessun commento:
Posta un commento