sabato 12 ottobre 2019

Edouard Louis al Festival di Internazionale, Ferrara ottobre 2019 ( da Internazionale che ringraziamo)


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"Quando sento parlare di vittimismo impazzisco dalla rabbia. Penso che oggi il problema della nostra società non sia che ci sono troppe persone che si lamentano per la loro sofferenza, ma esattamente il contrario. Considerando la quantità globale di violenza nel mondo in cui viviamo, considerando il razzismo, l’omofobia e la povertà, la domanda è piuttosto: ‘Perché così poche persone dicono ‘Io soffro’? Quando nei miei romanzi ho raccontato la violenza che ho subìto in vari momenti della vita, o la violenza che hanno subìto mia madre e mia sorella, l’ho fatto proprio perché volevo che i lettori potessero riconoscersi e trovare uno spazio in cui dar voce al loro dolore. Sono convinto che questa sia una delle funzioni che la letteratura condivide con la politica. In un certo senso, è una funzione che fino agli anni sessanta o settanta era occupata dai partiti di sinistra, come il Partito comunista in Francia o in Italia. Erano partiti a cui possiamo rimproverare tantissime cose, tra cui l’omofobia (lo scrittore Pier Paolo Pasolini fu espulso dal Partito comunista italiano per la sua omosessualità), ma rappresentavano un luogo in cui tutti potevano esprimere la loro sofferenza, in particolare i più poveri. Erano un luogo in cui si poteva dire: ‘Soffro, e voglio che questo cambi’. Oggi a sinistra nessuno lo fa più e questo ruolo è stato occupato da Matteo Salvini, Boris Johnson, Jair Bolsonaro, Emmanuel Macron, che dicono: se soffrite è perché non lavorate abbastanza, se soffrite è perché ci sono gli immigrati. La sinistra deve ricreare degli spazi in cui sia possibile dire: ‘Io soffro’”. 

               di Edouard  Louis 
 
Questo articolo è uscito sul numero 1328 di Internazionale.

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