"La vecchia natura delle cose non mi andava. Inventai dunque una me
stessa che voleva un'aggiunta al mondo, che gridava contro la
pianificazione ottimale della vita. Che vedeva, nella normalità, solo
menzogna. Che protestava contro il soffocamento del limite, esigeva pura
violenza e nuovo orizzonte. La cultura nuova (del mondo) non era nuova.
Era una coltivazione di virus. L'immobilità e la soddisfazione erano
dovunque. Era un pullulare di luoghi comuni sui vantaggi della vita, e
questa vita era ormai un nido di mostri. Non vedevo nessuna colomba
arrivare dall'orizzonte come segno che l'alluvione era finita ... Toledo
non è dunque una storia vera, non è un'autobiografia, è rivolta e
"reato" davanti alla pianificazione umana, alla sola dimensione umana
che ci è stata lasciata.» (Anna Maria Ortese)
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