Dinnanzi a loro uno dei crepacci si aprì lentamente, sotto la spinta di un essere vivo che si muoveva là dentro. Essi udirono un sibilo e un occhio tondo e nero li fissò. Dalla bocca delle fessure emerse
la testa di un serpente: la sua rossa lingua vibrava. Pieni di ribrezzo i due indietreggiarono mentre il serpente sgusciava fuori lentamente, così da parere interminabile.
Allora essi fuggirono; ma davanti a loro, ad ogni passo, altre crepe si allargavano,
altre forme si agitavano sotterra, altri occhi neri e tondi li fissavano, altre teste di serpenti emergevano, altri serpenti sgusciavano fuori lentamente.
Dalla terra infuocata uscivano verdi e lucenti sibilando alla luce; balenavano le bifide lingue.
I due si trovarono attorniati. col calore il suolo s'era fatto molle, il piede si attaccava.
Ovunque volgessero i passi e gli occhi, erano le stesse crepe che partorivano mostri.
Antonio Pizzuto, Rapin e Rapier
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