La parola, secondo Florenskij, «è magica ed è mistica», perché essa agisce nel mondo ( Il valore magico della parola,
p. 51). Il valore magico della parola non va inteso come potenza
mistificatrice e ingannatrice. Florenskij critica la falsa magia della
pubblicità, una macchina per la suggestione, che «cerca una persuasione
occulta»13.
La parola è mistica perché «è la realtà da essa significata» ( Il valore magico della parola,
p. 52), perché - ad esempio - «pronunciando il nome di Dio entriamo in
modo vivo in Colui che è nominato». Da qui la forza magica della parola,
che ha efficacia «sulla coscienza, sull'anima e sul corpo; di più:
sull'intera natura dell'uomo» (p. 53). Attraverso la parola agiamo nel
mondo: essa non è un nihil audibile, che non ha conseguenze al di
fuori della soggettività di colui che la pronuncia. Al contrario, essa
«non può far altro che sciogliersi verso l'esterno» e, «penetrando
nell'anima altrui, produrre il suo effetto» (p. 69).
La parola è
un ponte: un ponte fra chi parla e chi ascolta, fra chi conosce e chi è
conosciuto, fra l'individuo ed il suo popolo. Nell'atto di conoscere, la
parola collega realtà che rimangono distanti. Soggetto ed oggetto non
sono separati, ma nemmeno mescolati. Lasciando una certa distanza fra
chi conosce e chi è conosciuto, la parola permette contemplazione ed
allo steso tempo autonomia. Per questo, a più riprese, Florenskij
sottolinea quanto sia importante la cura del linguaggio: «il parlare
grossolano, impreciso e sciatto coinvolge in questa indeterminatezza
anche il pensiero» ( Non dimen
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