domenica 8 settembre 2013

Traduzioni del Satyricon di Petronio: Chiara e Sanguineti




                                 Traduzioni del Satyricon: Piero Chiara ne fa una un po' libera, fa una nuova e arbitraria suddivisione dei frammenti, li accorpa cercando un'economia romanzesca secondo il suo canone di romanzo contemporaneo. Sanguineti, al contrario, è filologicamente scrupoloso, tiene la suddivisione dei frammenti latini, segue molti costrutti quasi alla lettera, sta col fiato sul collo al testo che traduce (ed è per questo, poi, che gli scarti sono geniali: parla di spirito santo, padre eterno, chiesa, dessert, strizza l'occhio a Dante - “del cul facea trombetta” - ma con la giusta frequenza, meno per esempio che nella traduzione del Faust o nel travestimento da Gozzi); questa attenzione filologica, non parte da una prospettiva conservatrice, niente “pedantesca archeologia”, come avverte lo stesso Sanguineti in nota; secondo me parte dalla stessa finalità di Piero Chiara: leggere il Satyricon come un romanzo contemporaneo, solo che, evidentemente, di questo si ha un concetto opposto. Se Chiara cerca l'organicità saldando i frammenti, dimostrando di avere un'idea sostanzialmente classica, che si riaggancia all'Ottocento, della categoria letteraria del romanzo, Sanguineti conserva scrupolosamente i frammenti perché essi costituiscono per lui la sola costruzione romanzesca veramente attuale. Rendere contemporaneo Petronio per Sanguineti consiste proprio nel salvaguardare sia il suo stile, sia la parcellizzazione del romanzo dovuta sostanzialmente al caso. Ce ne si rende conto a confrontare questo testo con i due romanzi sanguinetiani; non per niente Capriccio italiano ha in epigrafe una citazione petroniana, inerente, appunto, alla frammentarietà: “Per Luciana, cioè mia moglie; vitrea fracta et somniorum interpretamenta”.      
Jacopo Narros    


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