domenica 31 agosto 2025

Touch Me, di Valeria, da Como





 

i Kurtz

Da tempo gli Dei non rispondono,
come se dopo Troia
nulla fosse cambiato;
oggi sangue e sabbia
saranno belletto per i Kurtz dell’orrore. 
(qualunque)

 

Prospero 

venerdì 29 agosto 2025

Ingeborg Bachmann e Ungaretti

 Il più grande dono che Ungaretti mi fece fu una giornata a Fiumicino. Ancora oggi non so come avesse potuto accorgersi che stavo male, fatto sta che insistette per accompagnarmi, già di primo mattino, dall'albergo all'aeroporto e aspettò fino all'ora del volo, aspettò con me un aereo che partì soltanto la sera, e così perse un'intera giornata in mezzo al rumore infernale dell'aeroporto, si occupò di me cercandomi un posto tranquillo, fece portare dello champagne e, con fare misterioso, dispiegò sul tavolo quattro portafortuna, che da allora tengo sempre con me, in viaggio e in casa, tra i quali uno antico, cinese, regalatogli una volta da Jean Paulhan e che quindi io non volevo accettare. Ma Ungaretti disse, in tono rassicurante : io non ho più bisogno  di nulla, ho già avuto tutto. Lei invece ha ancora bisogno di qualcosa, e  questo la proteggerà.

 

                               da " A occhi aperti ", Adelphi 2025

 ...dedicato al Dottor P. che tanto si è preso cura della libraia

ridere con paolo nori

 La libraia oggi sente bisogno di ringraziare paolo nori che con le poesie raccolte in " E questo cielo e queste nuvole" Crocetti Editore 2025, è riuscito a farla ridere un giorno in cui lei aveva tanto bisogno di ridere.

Soffia il vento


 

giovedì 28 agosto 2025

piangere con paolo nori

 La libraia oggi sente bisogno di ringraziare paolo nori che con le poesie raccolte in "E questo cielo e queste nuvole", Crocetti  editore 2025,  è riuscito a farla piangere un giorno in cui lei aveva tanto bisogno di piangere

Mi piace, Marina Cvetaeva

 Mi piace che voi non siete innamorato di me,

Mi piace che io non sono innamorata di voi,

               Che la pesante sfera terrestre

           Resti sempre sotto i nostri  piedi.

Mi piace che possiamo essere divertenti,

     Parlare in libertà, senza doppi sensi ,

E non arrossire. non trattenere il  respiro,

Quando si sfiorano appena le nostre mani.

..............................................................................

E non pensiate ch'io soffochi di gelosia

Per via del fatto che non vi bacio io

Che il mio caro nome ,caro e mio, non

Menzionate, né di giorno, né di notte, invano

 

                 

mercoledì 27 agosto 2025

Exile on Main St.

Angeli che hanno le loro ali

tutti a tempo

Con un sorriso sul volto

e un luccichio nell'occhio

Oh, credevo di averne sentito uno

sospirare per te

Tirati su, tirati su ora, tirati su ora 

Exile on Main St., Rolling Stones

 Non mi piace bere champagne

L'alcol  non mi procura alcuna emozione

Ad alcuni piace la coca

Sono sicuro che se anche la sniffassi

La cosa mi  annoierebbe a morte

Ma tu, tu mi emozioni da morire 

sabato 23 agosto 2025

un luogo,un luogo

 

L’invenzione di un luogo: il Gramsci Monument di Thomas Hirschhorn nel Bronx

 

L’invenzione di un luogo: il Gramsci Monument di Thomas Hirschhorn nel Bronx  

 

Ad un certo punto, era l’estate del 2013, buona parte del jet set artistico di Manhattan sale su lussuose limousine dai vetri oscurati e si dirige verso il Bronx. Destinazione? Forest Houses, un project di quattro torri da quattordici piani nel cuore di un complesso di edilizia popolare da 1.400 appartamenti, abitati per il 58% da afroamericani e per il restante da ispanici. Lo fanno per inaugurare un monumento dedicato a uno dei pensatori marxisti più influenti del Novecento, Antonio Gramsci, in una zona della metropoli dove il sottoproletariato è una realtà definitiva. 

Il monumento a Gramsci di Thomas Hirschhorn

Il miracolo di questo esodo lo compie Thomas Hirschhorn, artista svizzero di fama internazionale e spirito militante che sceglie uno dei luoghi più periferici e stigmatizzati della grande mela per erigere il suo Gramsci Monument. Non si tratta di una statua né di un’opera celebrativa, è il tentativo di costruire un luogo ex novo, dentro un luogo già connotato da una evidenza sociale che è anche economica, politica e oggi, mentre il South Bronx è in via di gentrificazione, perfino speculativa. Con intuizione artistica unica e geniale, Hirschhorn costruisce, insieme a diciassette giovani del quartiere, una grande struttura in legno, con scritte e immagini fatte a mano, seguendo il suo consueto stile “povero”, immediato e rude. 

L’opera di Thomas Hirschhorn 

Il monumento è una struttura complessa, vivente, un centro culturaletemporaneo e autogestito: bar, biblioteca, museo, scuola d’arte, sala conferenze, radio, redazione giornalistica e un sito web costituiscono quest’opera d’arte totale e locale, comunitaria, aperta ogni giorno a incontri, letture, laboratori, dialoghi e riflessioni partecipate dagli abitanti del project. La scena dell’arte qui non esiste. Il Gramsci Monument non è pensato per essere esposto, mostrato su quel palcoscenico che è il museo, e tutti quei white cube che ne imitano lo spazio. All’epoca, Forest Houses rappresenta per l’artista un anti-luogo che semplicemente non esiste su molte mappe “che contano”. Il gesto creativo diventa un atto di presenza politica e poetica in un contesto marginale, ma pienamente urbano e profondamente reale; è un fare arte lì dove non arrivano il mercato, le fiere, i collezionisti, i capitali e soprattutto non arrivano i turisti. 

Thomas Hirschorn, Gramsci Monument
Thomas Hirschorn, Gramsci Monument

L’opera nel South Bronx

Creare un luogo artistico in un anti-luogo come Forest House può cambiarne la percezione e quindi il suo destino: è quel che si augura l’artista. Fin dal principio, il suo intento è quello di costruire un dispositivo per “far vivere un pensiero”, quello gramsciano, in una comunità di persone che ignorano la figura del comunista sardo, ma ne condividono la voglia di riscatto. “Mi interessa cosa un monumento può produrre ogni giorno”, mi dice Hirschhorn quando salgo a trovarlo in una giornata afosa di quel luglio ormai lontano. “Non miro alla celebrazione passiva di una figura” continua. Abiterà il suo progetto per i 77 giorni della sua durata, accogliendo i residenti e dando loro la parola in un luogo “protetto”. Insieme a loro, farà crescere organicamente il “monumento”, caricandolo di contenuti e creando ogni giorno un quotidiano, così come un sito web. A quella data, Hirschhorn ha già creato “monumenti filosofici” dedicati a Spinoza, Bataille e Deleuze, ma in quei progetti la sua presenza era stata marginale. 

Intervista a Thomas Hirschhorn

Realizzato con la collaborazione della Fondazione Gramsci, il monumento vanta un piccolo “museo” che espone gli oggetti usati in carcere dal fondatore de L’Unità, l’organo ufficiale d’informazione del Partito Comunista Italiano andato in stampa dal 1924 fino alle ripetute chiusure recenti e che per un secolo ha accolto gli articoli dei grandi intellettuali italiani: un giornale che neanche il regime fascista riuscì a estinguere e per il quale sono salito anche io nel Bronx, quel giorno lontano, per raccogliere il pensiero di Thomas. “Mi basta che conoscano il nome Gramsci, o la sua data di nascita, è un buon inizio” mi confessa, mentre un afroamericano infila occhiali da vista simili a quelli di Gandhi, e inizia un reading di poesie scritte da lui per il vicinato e mentre alcuni bambini si avvicinano per capire cosa ci faccia questo luogo extra-terrestre in mezzo al loro cortile condominiale. 

Gramsci in America

Questo strano luogo, apparso come un fungo, è un motore relazionale, un laboratorio di possibilità: il progetto ha un’evidente valenza politica, anche se Hirschhorn insiste sulla centralità della forma. “Sono un artista”, mi dice, “non un attivista, ma la forma deve incontrare la vita”. Ecco un topos delle avanguardie, di un’arte che si pensa come produttrice di “emancipazione”, un concetto per il quale Gramsci si è battuto e per il quale è stato recentemente molto amato e molto studiato, proprio negli Stati Uniti d’America. Ben più, forse, che nella sua Italia.

Nicola Davide Angerame

fonte; https://www.artribune.com/dal-mondo/2025/08/monumento-gramsci-thomas-hirshhorn-new-york/ 

I libri guardano le piante, le piante guardano i libri. In silenzio?


 

Quale titolo?


 

‘Ero felice come l’uccello verde, correndo tra i fiori e chiamando la mamma.

Ma è arrivato il mostro e mi ha portato via tutte le risate e i fiori’



Disegno della mostra itinerante ‘HeART of Gaza’- Children’s art from the genocide

Opera di una bambina Gazawi, Manal, disegnata nella ‘tenda degli artisti’ avviata da Mohammed Timraz a Deir al-Bash (Striscia di Gaza)


Grazie a Concorto Film Festival per aver promosso e condiviso questa iniziativa. 

venerdì 22 agosto 2025

Günther Anders: Visit Beautiful Vietnam

 


Visit Beautiful Vietnam, il cui sottotitolo originale recitava ABC delle aggressioni (ieri come oggi) raccoglie i testi che Günther Anders ha dedicato alla guerra del Vietnam. Membro del Tribunale Russell che nel 1967 condannò i crimini di guerra compiuti dall’esercito statunitense, Günther Anders sostiene che la guerra del Vietnam ha inaugurato un nuovo tipo di guerra. Una guerra in cui la superiorità della forza armata dell’aggressore è tale che l’esito del conflitto appare fin dall’inizio scontato, senza speranza per l’aggredito. Ma non per annettere una nuova provincia all’impero; lo scopo dell’aggressione è costringere la parte attaccata a riconoscere una forma di tutela morale, accettando di entrare nella zona di influenza politica dell’aggressore.
Di questo libro, finora inedito in italiano, proponiamo qui due voci che sembrano interpellare più che mai il nostro presente.

(da Libreria Ponchielli)

Krenak, Nero edizioni

 Secoli di devastazione capitalista e coloniale del pianeta e dei suoi abitanti hanno prodotto la crisi ecologica, politica e sociale in cui ci troviamo ormai da tempo. I miti del progresso e dello sviluppo che sono alla base del progetto distruttivo della modernità hanno cancellato i legami che ci uniscono agli altri esseri viventi, riducendo la Terra a un bacino di risorse da mercificare. Nei saggi raccolti in "Futuro ancestrale" Ailton Krenak attinge dal pensiero indigeno e da altre cosmovisioni tradizionali per esortarci a prendere coscienza una volta per tutte dei danni causati dall’antropocentrismo, da una visione del futuro fondata sullo sfruttamento e l’oppressione di altri esseri, umani e non. E ci invita a immaginare un altro futuro, un futuro ancestrale, già presente nel qui e ora in ciò che esiste attorno a noi. Con un linguaggio profondamente poetico, che possiede il ritmo e la gentilezza dell’oralità, Krenak ci ricorda che le piante, gli animali, i fiumi che con noi abitano il pianeta ci riconnettono al nostro passato e, rivelando i cicli vitali della Terra, ci aiutano a ripensare i modi per conservare e recuperare la vita.

Krenak

 

Krenak

 https://abocaedizioni.it/wp-content/uploads/2020/12/Aboca-Edizioni-Krenak.jpg

Mostra al Pompidou


 
(da Libreria Ponchielli)

ConCorto Film Festival 2025



lunedì 18 agosto 2025

martedì 12 agosto 2025

Mappa della memoria



Questa bacheca è una rappresentazione di una possibile mappa della memoria di una persona, almeno di quella della mia senza scomodare altri/e che potrebbero non apprezzare la metafora. 

Vi si trova frammenti di ricordi più o meno grandi fissati più o meno solidamente e che, come tessere di un puzzle, costruiscono le storie che noi ricordiamo vere ma che sono più probabilmente sceneggiature ampiamente rimaneggiate di ciò che abbiamo o che oggi crediamo di aver vissuto. Ogni tanto un frammento cade e rimane solo una puntina metallica a sottolineare che lì c’era un ricordo ormai perduto.


L.

domenica 3 agosto 2025

Follow the rabbit - Pinkoniglio



Cerchiamo la legge. Non la legge che gli uomini hanno costruito, 
ma la Legge che ha costruito gli uomini.



La legge universale


Due numeri zero

Erano due. Un maschio e una femmina.
Adulti, provati dal tempo, ma luminosi. Semitrasparenti.
Due numeri zero: senza passato, senza peso, senza somma.

Si incontrarono in un punto qualsiasi del mondo.

Il maschio disse:
"Non porto ricordi. Sono vuoto come un uovo non deposto."

La femmina rispose:
"Non porto progetti. Sono vuota come la parola taciuta."

Si sedettero l’uno di fronte all’altra.
Nel vuoto che li circondava, iniziarono a parlare a voce bassa, di niente e di tutto.
Ogni parola che scambiavano era un fiore che sbocciava per pochi secondi, poi svaniva.

Non fecero patti. Non cercarono definizioni.
Solo respiravano insieme, e ogni respiro era un frammento di storia che si scriveva e si dissolveva.

A un certo punto lei disse:
"Abbiamo fatto un giardino."

Lui guardò intorno e non vide nulla.
(Ma sentì — che c’era.

Camminarono via.

Due numeri zero, ancora zero.
Eppure infinitamente pieni.

Camminarono via portati dal rigirarsi delle reciproche presenze. Uno nell'altra. Non era un ricordo ma una nuova fioritura. Si erano scambiati lo sguardo più puro e ora ognuno vedeva con gli occhi dell'altro. Mentre si allontanavano sapevano chiaramente che ogni passo li avvicinava a un luogo ignoto in cui si sarebbero incontrati di nuovo. E il cuore accelerava, i passi acceleravano, erano sempre più distanti e non avevano altra meta che trovarsi ancora.

EPILOGO

(L'amore ci salva dalla filosofia).

Due numeri zero, due cerchi, due anelli congiunti. 

Sono il simbolo dell'infinito? Il paradiso è un giardino a due posti?

Avrebbe tutti i colori del mondo — ma  meravigliosi.

Due benedetti, radioattivi. non contengono radio, ma emettono radiazioni d'amore, radiazioni di verità, radiazioni di mistero, radiazioni di magia. Sono spettacolari.

Immaginiamo:

Un poveretto usurato dall'apatia sente la folata di uno strano vento e si volta.

(L’apatia lo aveva arrotolato su sé stesso come un bozzolo che non promette più alcuna farfalla)

Sente colpo di vento — ma non un vento normale. Non porta né freddo né polvere.
Una folata strana, che sembra accarezzargli la pelle dall’interno

"Cos’è stato?"

Vede allora due figure che si allontanano, leggere come un suono.
Ma l’aria che li segue… scintilla.

Non è un’illusione: il suo cuore fa un piccolo, incerto battito in più. Come un bambino che si risveglia da un lungo sonno e chiede, ancora addormentato:
"Posso venire anch’io?"

Il poveretto resta lì, fermo.

Non li raggiungerà mai.
Ma ormai il vento è dentro di lui

La propagazione è cominciata.


Next Stop: La vita quotidiana nello Stato di Grazia

I numeri zero si incontrano quando cadono fuori dalle rispettive storie vissute e iniziano a fluttuare nel sogno

Quando cadono fuori dalle rispettive storie vissute, iniziano a fluttuare nel sogno.


O

Gli amanti zero si costituiscono infinito. Tutti gli  zero sono buchi nelle storie altrui. Quando qualcuno intercetta uno zero la sua storia in quel punto perde la trama. Quando più zeri intrecciano le loro narrazioni si crea una larga smagliatura nella coscienza collettiva.

Lo zero è un buco narrativo ambulante.
Non forza la trama, non la distrugge: ne sospende temporaneamente la coerenza.

Effetti tipici quando qualcuno intercetta uno zero:

  • improvvisa dimenticanza di intenti

  • lapsus comportamentali

  • emozioni incongrue

  • aperture improvvise di significato o illuminazioni intuitive

  • senso di vertigine e di libertà

Guardiamo una città. Due zero accorpati in situazioni prolungate risultano in prima battuta interessanti poi divertenti poi sospetti poi sgraditi. ma: illeggibili. ma: troppo impegnativi per essere presi in considerazione, ma: troppo ingombranti per rientrare nel campo cognitivo.
 

VA A FINIRE CHE GLI ZERO STANNO MEGLIO IN PARADISO.

 E la città è perfetta per la luna di miele.