martedì 12 novembre 2019

"Un amore di biblioteca",una mappa desiderante di Paul B. Preciado, da Internazionale che ringraziamo



 
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Un amore di biblioteca






Settembre è un buon mese. È il momento in cui i nuovi libri, come dei cuccioli nati all’inizio dell’estate, escono per la prima volta a giocare all’aria aperta, con i loro cuscinetti morbidi e le loro costole brillanti. Le librerie si riempiono di questi corpi sconosciuti. Alcuni arriveranno nelle case, faranno parte di una biblioteca, si sdraieranno in letti sconosciuti. I libri sono, come i virus, entità intermedie tra l’oggetto e l’essere vivente.
Una biblioteca è una biografia materiale, scritta con le parole d’altri, frutto dell’accumulazione e dell’ordine dei diversi libri che qualcuno ha letto nel corso della sua vita. Ma ai libri letti vanno aggiunti i libri che si possiedono senza averli letti, quelli che riposano sugli scaffali o che attendono sui tavoli, ma non sono mai stati aperti né esplorati con lo sguardo. In una biografia i libri non letti sono degli indicatori di desideri frustrati, di desideri passeggeri, di amicizie mandate in frantumi, di vocazioni insoddisfatte, di depressioni segrete che si nascondono dietro l’apparenza di un sovraccarico di lavoro o di mancanza di tempo. Sono talvolta delle maschere che il falso lettore indossa per emettere dei segnali letterari volti a suscitare la simpatia o la complicità degli altri lettori. Altre volte, come su una pagina Instagram, contano solo la copertina, il nome dell’autore o persino il titolo di un libro. I libri non letti sono una riserva d’avvenire, dei brani concentrati di tempo, che indicano una direzione che la vita avrebbe potuto prendere ma che non ha preso, o che potrebbe ancora prendere.
Ogni relazione amorosa lascia dietro di sé una biografia, come una sorta di traccia o di eredità nella quale si segnalano i libri che ogni amante ha portato all’altro. Allo stesso modo si potrebbe dire che qualsiasi relazione possiede la sua bibbia, il suo libro sacro, il libro attraverso il quale un amore o una delusione amorosa si raccontano. L’intensità e il grado di realizzazione di un amore possono essere misurati dall’impatto che la relazione amorosa ha avuto sulla nostra biblioteca personale.
Frontiere abbattute
Con l’amante con cui ho vissuto più a lungo, abbiamo finito per formare una biblioteca di oltre cinquemila volumi, unendo i nostri libri e aggiungendone ogni giorno. Anche se sono più di quattro anni che ci siamo separati come coppia romantica (secondo le convenzioni borghesi e patriarcali che regolano ancora quella che socialmente viene intesa come coppia), non siamo mai riusciti a separare i nostri libri. Virginie e io veniamo da due mondi diversi o, per essere più precisi, avevamo due biblioteche radicalmente eterogenee prima di amarci. La sua era composta da un migliaio di libri sulla cultura musicale e il punk rock, di cui una buona parte in inglese, mescolati a una buona collezione di letteratura americana e a una selezione specializzata di romanzi polizieschi in francese. La mia era andata componendosi dal mio passaggio nelle istituzioni universitarie di tre paesi diversi, dai gesuiti alla New School for Social Research, passando da Princeton e dalla Ecole des hautes études en sciences sociales. Era una biblioteca piuttosto noiosa e da studioso, in tre lingue, che riuniva i classici greci e latini, la storia dell’architettura e della tecnologia, oltre che della filosofia francese, e dove solo cinquecento titoli circa del femminismo, della teoria queer e anticoloniale turbavano la pace canonica del pensiero occidentale.

Il nostro amore ha dapprima provocato lo scambio di qualche libro tra le nostre rispettive biblioteche. Forse tutto è cominciato con la migrazione di Il corpo lesbico di Monique Wittig che, dalla mia biblioteca, ha trovato un luogo ideale, nella sua, tra Albertine Sarrazin e Goliarda Sapienza. Poi è stata la volta del contrabbando del suo Ellroy e del suo Calaferte, che hanno affilato le proprie pagine per aprirsi un varco nella mia biblioteca tra Hobbes e Leibniz. Poi è avvenuto il glorioso incontro tra la sua Lydia Lunch e la mia Valerie Solanas. Quindi l’evasione del suo Baldwin verso la mia biblioteca, dove ha trovato posto accanto ad Angela Davis e bell hooks. È stato come se le frontiere politiche stabilite da ciascuna delle due biblioteche cadessero di fronte al fascino dei libri dell’altro.
In seguito, quando siamo andati a vivere insieme, è avvenuta la fusione delle due biblioteche. La riorganizzazione di tutte le serie, la rottura del canone, lo sconvolgimento del repertorio, la perversione dell’alfabeto. Derrida suonava meglio in compagnia di Philippe Garnier e Laurent Chalumeau. Più tardi ha avuto luogo la metamorfosi: la biblioteca ha cominciato a crescere con nuovi titoli nati dall’inseminazione reciproca. Sono così apparsi scaffali interi di Pasolini e Joan Didion, di June Jordan e Claudia Rankine, di Susan Sontag ed Elfriede Jelinek. Poi Virginie ha imparato a parlare spagnolo e sono arrivati, simili a nuovi organi, Roberto Bolaño, Osvaldo Lamborghini, Pedro Lemebel, Diamela Eltit e Juan Villoro. La biblioteca diventava un mostro davanti al quale potevamo passare ore a giocare come bambini, aggiungendo un Achille Mbembe qui e un’Emma Goldman là, osservando l’anatomia in mutazione di questo corpo di finzione. La biblioteca comune era vivente e cresceva con noi.
La riproduzione che potremmo quasi definire sessuale delle nostre biblioteche ha reso impossibile la separazione dei loro  libri quando abbiamo deciso di lasciarci e io di trasferirmi ad Atene. Questa è la prova che la nostra biblioteca comune era molto più solida della nostra coppia. Il nostro amore era un amore da libro. Non perché corrispondesse a un racconto romanzesco, né perché la sua natura fosse più fittizia che reale, ma perché ha unito i nostri libri in maniera più durevole e definitiva dei nostri corpi.
(Traduzione di Federico Ferrone)

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