venerdì 7 aprile 2017

ANTROPOLOGOS, "BACAJA'A L'AMA'ARO", IL GERGO CREMONESE, GIANAMLETO FERABOLI

Gianamleto Feraboli nasce a Cremona nel 1929. Dopo aver compiuto studi classici frequenta l'Accademia di Belle Arti Paolo Toschi di Parma. Lavora per "Vogue" a Parigi e a Milano. Compie numerosissimi viaggi e vive una giovinezza intensa e condivisa. Ha infatti innumerevoli amici con cui inventa serate di musica, letture e teatro o semplicemente di vita quasi impensabili nella Cremona di quegli anni.
Negli anni della maturità lavora come affrescatore e restauratore per i più importanti musei tedeschi.
Torna spesso a Cremona di cui ama tutto, la gente, il Po, gli argini.


                             Camìni in spiciula
                              lòonch a l'àarzen d'estàat,
                              ghe fares dèenter
                              en bel quàader

 Cammino in bicicletta/ lungo l'argine d'estate/ ci farei/ un bel quadro.

Nel 1996 pubblica con la Libreria Ponchielli, a cura di Mario Balestreri,  il primo volume di quella che sarà la sua trilogia sulla vecchiaia: "In piàarda", "Adès che sùunti vèec..." e "Quàant te rìivet in fòont...".
Mario Balestreri ha scritto: "...si tratta di poesia "umile" (nel senso etimologico: che sa di terra e d'acqua, e d'aria) segnata da una grazia nativa acerba e svelta, da antica arguzia e da una breve ombra di malinconia, risolta nel rapido giro di pochi versi: come epigrammi greci o come haiku giapponesi in dialetto cremonese...E' chiaro che l'autore concepisce e immagina "in dialetto", che solo questa e non altra può essere la forma della sua creazione". (dall'introduzione di M. Balestreri a "In piàarda", Libreria Ponchielli, 1996).
Mentre andava costruendo la sua parola poetica, Gianamleto Feraboli portava parallelamente avanti studi rigorosi sul dialetto. Pareva pensare che in quelle parole, in quel gergo restasse viva e pulsante un'idea della vita forte, sincera, senza eufemismi e musealizzazioni . 
Era particolarmente interessato a tutte le voci dialettali che appartenevano alle minoranze: girovaghi, venditori ambulanti, artigiani, sensali di animali, accattoni, i seggiolai del mantovano, gli ombrellai, i venditori di cùni, castagne infilate a collana, i mendicanti che vendono santini davanti alle chiese, i suonatori ambulanti, chiamati in gergo Drìto strilàant.

Basta scorrere questa lista per sentire che il mondo, il nostro mondo così impoverito e irrigidito, riprende a respirare, a muoversi, a cantare.



Illustrazione di Mario Balestrieri tratta da In piàarda



               da "BACAJA'A L'AMA'ARO"
            Gianamleto Feraboli
 

dall'Introduzione:

-E' difficile oggi ricostruire la genesi del gergo in questione: abbiamo termini che provengono "dal parlar furbesco" del XVI secolo, altri provengono dai sensali di cavalli, altri dall'ambiente militare, altri dagli zingari ma sono solo supposizioni ... Comunque si è accertato che già negli anni attorno alla prima guerra mondiale Bacajàa l'amàaro, parlare il gergo, era ampiamente diffuso nell'ambiente della legèera cremonese ... ovunque si facessero sagre, mercati, fiere ...Va inoltre precisato che l'Amàaro non è uno strumento linguistico polivalente, non permette cioè discussioni ampie e articolate. Esso è piuttosto una lingua per l'occasione, da usarsi a piccoli spezzoni, in singole frasi, in brevi commenti e osservazioni. E cioè sopratutto nell'ambito di un gruppo in cui L'amàaro evidenzia e rafforza la coesione interna e l'identità.

...Passiamo ora a vedere da vicino in che modo è costruita questa parlata.
...Per quanto riguarda i verbi, il procedimento...articolato con la costruzione verbale composta solitamente da due parti:
una variabile, costruita dalle rispettive voci dei verbi:
Fàa         Fare
Stàa        Stare
Andàa     Andare
Eser         Essere
Vìighe       Avere

Ecco alcuni esempi:

Fàa  'l cuntràst lòfi          : fare il tonto, lo scemo (simulare, con un fine)

Fàa 'na tiràada                : fare una soffiata, la spia

Fàa casàansa                  : fare della prigione, della galera

Fàa l'imbunimèent           : fare il discorso accattivante (il venditore)

Fàa nìsba                       : fare niente 

Fàa  el sgòbo                 : fare un lavoro

Stàa   sò                       : non confessare, non parlare

Stàa in campàana          : stare all'erta, attenti

Andàa per Giòbe           : fingere di andare

Giubàa                           : fare la commedia

Andàa a l'ùrto                 : andare a lavorare, andar per pane

Stàa incavalàat               : essere armato di pistola

fàa la bèla                      : evadere

vìighe smurfìit                 : aver mangiato

andàa a pulegiàa            : andare a dormire

 . 

(a domani, Sabato 8 Aprile, per altre voci)

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