martedì 1 aprile 2025

Infanzia di Andrea

Rischiò

Di essere un po'

Tutto a base di suore, 

Di preti, 

Divieti. 


Poi, però,

Il prog rock.


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La noia fertile mi dirottava verso i dischi dei grandi, perché quelli del gatto con gli stivali anche basta, grazie. Una volta imparato a calar giù la puntina e a spostare il selettore da quarantacinque a trentatré giri, ebbi accesso alle più profonde liquidità dei sogni che erano stati, fino ad allora, privilegio di un fratello maggiore. Da essi, il punto di non ritorno fu un lento, misterioso incipit, costruito a partire da un crescendo di uccelli che urlavano un caos via via più saturo, e mi siringavano nell'immaginazione un vasto panorama di abissi verdi e umidi di cascate. Introducevano la prima traccia, che credevo mi avrebbe fatto compagnia per i soliti tre o quattro minuti di metadone sonoro e invece proseguiva fino all'ultimo solco del lato A. Ammazzandomi di colori, deviandomi e plagiandomi in modo molto più efficace di quanto i miei genitori temevano potesse accadere tramite l'assorbimento dei cartoni animati giapponesi della prima ora, a loro dire unici responsabili di tutto il camponario dei miei tic nervosi. Disteso sul pavimento del soggiorno, a fissare, durante l'ascolto, un lampadario fatto di piastre cromate che mi riflettevano più e più volte. Sul tavolo in cucina, abbandonati e lasciati in custodia al ronzio del frigo, il quaderno dei dettati, quello di una matematica a cui già intendevo fermamente sfuggire, un sussidiario di terza elementare aperto su una qualsiasi pagina  riguardante la scrittura cuneiforme dei sumeri. Nell'aria domestica, palpabile, la paura del rientro serale di mio padre, del suo sguardo sui miei compiti. E ancora oggi non trovo giusto ricordarlo solo così.

Original Soundtrack: Yes, "Close to the Edge", 1972

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