sabato 12 aprile 2025

Librerie


 

Stanno lì. Ad osservarci guardinghe. Raccolte di ciò che siamo stati nel corso della nostra vita. Raccolte di ciò che avremmo voluto esplorare. Lande desolate che avremmo voluto attraversare. Vette del pensiero che avremmo voluto scalare.
Cosa farne di quelle rocche adamantine dell’essere? E di quelle frasi, sequela di segni pregni di sensazioni che non abbiamo mai avuto il coraggio di esperire?
Diventano torri d’avorio abitate da sirene. Il loro canto ci attrae fuori dal mondo, ci invita ad abbandonare la melma per battezzarci nella purezza di altri esseri. Siamo eterne inadeguatezze rispetto a ciò che è stato e a ciò che vorremmo essere.
Ma non è la nostra vita. Non sono i nostri fallimenti e le nostre debolezze. Sono solo librerie. Sono accumuli quantitativi di vite altrui.
La vigliaccheria di cui diamo prova ogni giorno non trova riscontro nella loro limpidezza. E che fare di ciò che vorremmo a volte ridurre ad un semplice ricordo, che fare di quel mondo insanguinato in cui sgusciamo ogni giorno?

I caratteri a piombo hanno lasciato il loro segno funereo sull’immacolata carta. Il nero si contende la pagina con il vuoto, delineando glifi che andiamo ad inseguire col dito. Sogni, utopie, desideri. Incubi, massacri, bisogni. Di questo si riempiono quegli scaffali. Oltre alla polvere.
Vorremmo essere libellule, leggere sulle rive dei ruscelli. A bagnarci le ali nelle fresche acque. Ma siamo falene che girano intorno alle poche luci. A volte ci bruciamo semplicemente le ali in una candela che abbiamo scambiato per il sole. Una fine che avrebbe fatto sorridere perfino Icaro. In fondo, però, è più facile padroneggiare una candela che una stella.
Dove sta l’eccedenza? In ciò che non ritroviamo già scritto da mani altrui, sconosciute, estranee? Perché è così difficile semplicemente esistere per sé stessi, senza ragione alcuna? Siamo forse rose che cercano costantemente la loro giustificazione altrove?

Barricate, quello possono diventare le librerie. Ostacoli da frapporre alla vita che ci circonda, o meglio alla sopravvivenza che filtra attraverso gli infissi. Questo cumulo di miserie ed infamie, battiti e processi fisiologici che meccanicamente proseguono, questi sì, senza un perché.
E noi, qui, pronti a vivere sempre un’avventura diversa, scorrendo con gli occhi i dorsi sempre allineati sullo scaffale. Sull’attenti nell’attesa di incrociare il nostro sguardo addolorato.

Ma chi ci dirà che è ora di chiudere il libro e vivere da noi?

https://abirato.net 

2025


 

venerdì 11 aprile 2025

Infanzia di...Nina

 A piedi nudi saltavamo dal fienile di sotto...era un'estate calda...sudata ...correre correre...fra una fila di mais e l'altra...e via...dolce l'anguria rubata...

Infanzia di Nina

 Correvo con la mia bicicletta nel buio della notte...spesso la luce non si accendeva...

La nebbia densa come una cioccolata...pedalavo forte...ma non avevo paura...nel campo...si nascondeva... chi voleva la mia innocenza? 

Luciano P.


 

giovedì 10 aprile 2025

CREMONA ANNI '50: nelle fotografie di uno straordinario artista anonimo


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Potevamo permettere che queste foto finissero al macero o disperse in mille rivoli su qualche mercatino?

Poco importa che il salvataggio si sia concluso nel posto più losco e ambiguo che si possa immaginare: il parcheggio di un centro commerciale.
Poco importa che le precedenti sulfuree tutrici siano comparse all'improvviso, une e trine, con sembianze e stravaganze degne di un sabba shakespeariano.
Poco importa che l'autore degli scatti sia un signor nessuno, che siano signori nessuno i mille volti ritratti.

Certezze ne abbiamo ben poche.
Data di nascita del fotografo: 1934.
Segni particolari: bazzicava le case di piacere cremonesi.
Epoca delle foto: primi anni '50 del secolo scorso.
Luoghi immortalati: Cremona e immediati dintorni.

Salvate come un Mose' dalle acque alluvionali della Fretta e dalla voracità spasmodica del Subito, non potevano trovare mani migliori ad accoglierle che queste pareti, muro e difesa per orfanelli smarriti e infreddoliti.

 

In Libreria fino al 30 aprile 2025.

Senza

Che poesia rimane

Senza l’istinto di mangiarsi il cuore 


Quando le piante si schiudono

Nella luce


E non puoi ingerire

Questo amore

Infanzia di Franca

 Sono nata in un giorno di primavera.

Mia madre si stava facendo portare in taxi all'ospedale e si stupiva di sentire che stavo nascendo ma che non sentiva alcun dolore .

Mentre il taxi correva veloce nella campagna  si alzò un improvviso vento nero e fortissimo che faceva piegare gli alberi.

Tra   i rumori del vento mia madre sentì una voce lontana chiamare : Franca, Franca...

In quel momento seppe che ero una femmina e che quello era il mio nome-

Ogni compleanno mi raccontava questo, e le venivano i brividi.

A sette anni credetti di capire che il vento era mio padre

A diciassette credetti di capire che era mio amante

 

 

martedì 8 aprile 2025

eros

 io lo chiamo Eros, secondo le parole di Parmenide il più antico degli dei...il colpo d'ali di quel dio mi sfiora ogni volta che compio un passo essenziale nel pensiero e mi avventuro per una strada inesplorata

 

           senza eros restiamo imprigionati all'interno dell' inferno dell' uguale

 

cosa vuol dire amico, oppure amante, non sarà piuttosto amante ?

E l'amico non reintrodurrà proprio nel pensiero il rapporto vitale con l'altro che si era creduto di poter escludere dal pensiero puro?

E' proprio per questo  che l'intelligenza artificiale non è capace di pensare, perchè non ha alcun amico,non ha alcun amante. L 'eros le è estraneo, essa non ha alcuna bramosia che va verso l'altro

Ugo Pierri

 Pungolato l'ego marziale

Urge armarsi fino ai denti

Tramontate le Ideologie della storia

Inumato il sol dell'avvenire

Non ci resta che una nuova età dell'ansia

lunedì 7 aprile 2025

La douce route jaune



Non lo saprei tracciare il tragitto che mi ha portato ai Pirenei. Resterà un ricordo senza coordinate. Era stato tutto un andare a caso, senza mappa o navigatore, che ancora non usavo. Evitavo le autostrade e seguivo i contrassegni stradali gialli che indicavano le strade dipartimentali e, con essi, il mistero. Anche con una certa apprensione, da tanto inesperto che ero, al nostro primo salto nel ricco ignoto delle derive: un mulo meccanico che ne trasportava un altro umano e nessuno dei due aveva idea di quanto saremmo durati. Abbiamo tagliato tutto il Paese nel mezzo e se lo fai così, te lo garantisco, ti rendi conto di quanto è grande e vario lo spazio dei francesi, molto più che a star a ragionare su una carta geografica, con le sue proiezioni fallaci. Ricordo quasi neanche un toponimo di questo spigoloso incedere. Solo attimi di stellate sorprese durante pisciate notturne, zone industriali, altipiani ventosi e, poco prima di avvistare il Pic du Midi da lontano, quest'alba fatta solo di girasoli. Gialli come i cartelli delle strade che mi dettavano la marcia e come i mattoni di un ben noto sentiero. Credo di aver cominciato in quel mattino a sentire per la prima volta sommarsi all'inquietudine del viandante il gusto dolce della pace del viaggio. Non la recupererò mai l'esatta latitudine e longitudine di questo metro quadro di strada stretta in mezzo alle colline dell'alta Garonna. Resterà come un sogno lucido la testimonianza di questa fuga infinita di girasoli carnivori di luce che diventano, man mano che la prospettiva si fa più profonda, piccoli occhi, piccole stille, piccoli bottoni, enormi galassie ma viste piccole, da lontano, con la mente ancora un poco pigra di sonno. 


 

Imbucare qui: 45°07'57.5"N 10°01'05.8"E


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

domenica 6 aprile 2025

contro il riarmo

 

Venere

 Venere è la dea della contraddizione, di tutte le contraddizioni-lo dimostrano i suoi miti e i suoi culti- o meglio di tutto ciò che manifestandosi in parole si esprime in termini contradditori. Venere è l'impossibile, l'assurdo che si dimostra vero con la sua presenza.

  Venere è vita e morte, gioia e dolore, estasi e spasimo, benevolenza e crudeltà, cacciatrice e preda, toro e agnello, maschio e femmina, desiderio e distacco, gioco e violenza

l amante cauto

 l'amante cauto

è un uomo ebbro

di precauzioni

 

            D.A.F. De Sade

sabato 5 aprile 2025

Gilda dell'ombra

    I fotografi rubano le anime, è vero,ma la Gilda dell'ombra, in qualche forziere nascosto, le conserva con cura.

Infanzia ...di Moreno

Camminavamo insieme nel campo di erba medica, dietro  la scuola.

Ti  sentivo

Fu più forte di me. Ti spinsi giù in mezzo all'erba

Brucio ancora adesso di vergogna.

Brucio ancora adesso di piacere

venerdì 4 aprile 2025

Boom!

 










Lo incontrai l’ultima volta un pomeriggio poco prima di Natale dello scorso anno, rintanato nel suo laboratorio di Ispra invece di godersi meritate vacanze.

Sei sicuro di essere in grado di maneggiare correttamente quella roba? gli chiesi al di qua dello spesso vetro piombato.

Tranquillo, mi rispose, è solo un nuovo tipo di fuoco d’artificio. Non è pericoloso se si è precisi con le quantità di componenti da miscelare.  

Lo lasciai ai suoi esperimenti, francamente un poco preoccupato del loro possibile risultato. Non rispose neppure al mio saluto, tant’era impegnato a far calcoli con il ridicolo pallottoliere da cui non si separava mai.

È il migliore strumento di lavoro, sempre pronto e non ha bisogno di inutili pile o ricariche, diceva a me e a chi gli chiedeva perché insistesse a usarlo.

Tuttavia, alla luce di ciò che avvenne poi, forse avrebbe dovuto dar retta agli scettici e dotarsi di uno strumento più moderno che permettesse una maggiore precisione nei decimali nel calcolo delle masse critiche.

(photo by Faber)

Infanzia ...di Guglielmo A.

 " È nata la figlia della  zia"

Non so ancora perchè ma ho preso la mia bicicletta, ho fatto sedici chilometri sotto pioggia e vento di primavera e ho raggiunto il tuo paese. Sono arrivato che  il sole splendeva di nuovo. Eri nella tua carrozzina, sotto un pesco in fiore.Avevi già gli occhi aperti e quando mi hai visto hai sorriso e hai fatto un piccolo sospiro, come se mi avessi atteso. Questo ho pensato io.

  Non ho potuto proteggerti, come desideravo ,dalle cose della vita ma non ho mai smesso di amarti. Di un amore sconosciuto, senza nome  su cui ancora mi interrogo.

Ieri era, come ogni sera ( Ugo Pierri)

 

mi ha telefonato putin


mi ha assicurato che a lui più dell'europa interessano l'istria e la dalmazia

luoghi ameni magnifico mare

ritiene che  siano le località frequentate da ulisse nel suo omerico peregrinare


-- 
 

mercoledì 2 aprile 2025

La fedeltà di Ugo

 
*P*otrebbe riprendersi le antiche province

*U*na alla volta ragionevolmente

*T*ornerà l'ordine costituito

*I*nni e bandiere rosse canteranno nel vento

*N*essuna bocca riderà senza denti

Ugo Pierri

 *M*entre le stelle sbigottiscono


*U*briache di satelliti

*S*ogna un mausoleo su marte il

*K*aiser dell'etere

Infanzia ...di Aurelio

 Un giorno  mio cugino ed io nell'orto del nonno decidemmo di assaggiare tutto quello che c'era. Avevamo cinque anni entrambi.  Lui avrebbe mangiato quello che si vedeva, io quello sottoterra. Poi il contrario.

A sera ci portarono in ospedale tutti e due.

Eppure non ricordo il mal di pancia, ricordo solo io e lui nel sole a dividerci fraternamente il sotto e il sopra del mondo.

martedì 1 aprile 2025

La veranda di Rosa


 

Infanzia di Wanda

 Lui abitava di fronte a me, in una stanza sopra l'osteria dove lavoravano i suoi genitori.

  Una sera si affacciò alla finestra, noi bambine giocavamo giù nel cortile.

Aveva tra le mani l'uccello.

Un silenzio improvviso. Poi l'urlo feroce di Catia:- E' il manico della scopa, è il manico della scopa...

infanzia ...di Marcello

 Abitavo alla fine del paese, un cortile che si chiamava "Vicolo Chiodo".

Dato che ci lavoravano tre falegnami io pensavo che si chiamasse così per quello.

Un giorno a scuola un bambino mi gridò: -Tu sei quello che abita a Vicolo Chiodo, il vicolo di quelli che  fanno i debiti perchè non hanno i soldi neanche per il latte"

Fu così che seppi che chiodo voleva dire debito e che ero povero

Infanzia di Andrea

Rischiò

Di essere un po'

Tutto a base di suore, 

Di preti, 

Divieti. 


Poi, però,

Il prog rock.


---

La noia fertile mi dirottava verso i dischi dei grandi, perché quelli del gatto con gli stivali anche basta, grazie. Una volta imparato a calar giù la puntina e a spostare il selettore da quarantacinque a trentatré giri, ebbi accesso alle più profonde liquidità dei sogni che erano stati, fino ad allora, privilegio di un fratello maggiore. Da essi, il punto di non ritorno fu un lento, misterioso incipit, costruito a partire da un crescendo di uccelli che urlavano un caos via via più saturo, e mi siringavano nell'immaginazione un vasto panorama di abissi verdi e umidi di cascate. Introducevano la prima traccia, che credevo mi avrebbe fatto compagnia per i soliti tre o quattro minuti di metadone sonoro e invece proseguiva fino all'ultimo solco del lato A. Ammazzandomi di colori, deviandomi e plagiandomi in modo molto più efficace di quanto i miei genitori temevano potesse accadere tramite l'assorbimento dei cartoni animati giapponesi della prima ora, a loro dire unici responsabili di tutto il camponario dei miei tic nervosi. Disteso sul pavimento del soggiorno, a fissare, durante l'ascolto, un lampadario fatto di piastre cromate che mi riflettevano più e più volte. Sul tavolo in cucina, abbandonati e lasciati in custodia al ronzio del frigo, il quaderno dei dettati, quello di una matematica a cui già intendevo fermamente sfuggire, un sussidiario di terza elementare aperto su una qualsiasi pagina  riguardante la scrittura cuneiforme dei sumeri. Nell'aria domestica, palpabile, la paura del rientro serale di mio padre, del suo sguardo sui miei compiti. E ancora oggi non trovo giusto ricordarlo solo così.

Original Soundtrack: Yes, "Close to the Edge", 1972

Dove Adriana e Alberto riflettono sul loro amore


 

lunedì 31 marzo 2025

La Notte aspetta la luce della Sera


 

Infanzia di ellebi

Coetanea, giocavi sempre con noi due in cortile e sopportavi ridendo le nostre prese in giro di giovani spavaldi.
Un pomeriggio ci hai seguiti di nascosto attraverso il campo di mais fino alla piccola roggia dove facevamo il bagno all’insaputa di nonne e madri.
Nella canicola estiva ti vedemmo spuntare dal mais e ti guardammo, ritti e attoniti, raggiungerci in acqua.

Un galeone scappato tra i campi

Ritratti estemporanei e momenti della festa della Lega di Cultura di Piadena e della Società Operaia di Mutuo Soccorso. In regalo a Franca e a tutti da Andrea.

Pontirolo, 30/3/2025










 

domenica 30 marzo 2025

Vocabolario cremonese italiano compilato da Angelo Peri,Cremona 1847

 Formidabile... copia lievemente accarezzata dal tempo... Crociera e Sala di Lettura nel Palazzo del Collegio Romano | Biblioteca di  Archeologia e Storia dell'Arte

Infanzia di….G.

Ogni mattina sapevo di trovarti lì 

Nel tuo microcosmo, il garage

Intento a riparare qualcosa

nulla doveva andare sprecato

Al mio arrivo uno sguardo 

L’essenziale

Infanzia di … F.

Di fronte alle rose

Cresceva la tua ortensia

Forte

Nel tuo meraviglioso contatto

Con il vivere attorno



sabato 29 marzo 2025

Infanzia di ...Guido N.

Mi lasciavi disegnare anche tutto il giorno. Non mi dicevi mai devi fare i compiti o è ora di andare a scuola. Molte mattine a scuola non ci sono andato...disegnavo , tu tranquilla.

Ogni tanto mi dicevi - Beviamo un caffè ?

CHANDRA LIVIA CANDIANI

 

Non esiste il silenzio



Raccolta di una esperienza di pensiero di gruppo nella Sicilia del '61-'62. Danilo Dolci organizza e guida riunioni in un locale di Spine Sante di Partinico, che vede lavoratori trovarsi e condividere uno spazio di pensiero comune, cucendo insieme un nuovo tessuto di coscienza civile.


Un cavallo bianco va più veloce di un cavallo nero? Il bianco rende più leggero un cavallo? Da che cosa dipende la velocità con cui si sposta un cavallo? Forse il bianco rende più leggeri, forse potrebbe essere che anche i ferri degli zoccoli non ben sistemati appesantiscano i cavalli neri; se il cavallo bianco è stanco corre piano? Ma da che cosa dipende la velocità di un cavallo?


E' possibile, suggerisce Libera, che se una cosa ci piace di più vorremmo che fosse vera. Se ci piacciono i cavalli bianchi, vorremmo che fossero anche i più veloci. Ma per essere sicuri che sia vero, dobbiamo sperimentarlo. 


E' così che Libera apre la strada ad un desiderio di pensiero profondo: cosa desideriamo? Come ci relazioniamo con quello che desideriamo e con quello che accade realmente? Qual è il nostro strumento per conoscere? Noi vorremmo che le stelle parlassero tra di loro, ma bisogna vedere se è vero.


Ed è Bruna che si aggancia ad un corale pensiero doloroso, ma necessario: diciamo che gli uomini siano fratelli, perché lo desideriamo. Ma che cosa accade attorno a noi? Che cos'è questo essere fratelli se esiste la mafia? Per essere fratelli bisognerebbe fare insieme.


Danilo Dolci, con la collaborazione di Franco Alasia, porta con pienezza e profonda consapevolezza queste conversazioni, che suggeriscono, indicano, sostengono la necessità di uno spazio comune, di confronto, di pensiero all'interno del

quale siano le domande e la necessità di dare vita ad un pensiero critico a guidare verso un cambiamento. 


F.


- Danilo Dolci

Non Esiste il Silenzio

Einaudi, Torino, 1974 -

Magico Vento


 

venerdì 28 marzo 2025

Siepe

 Saluta la siepe mentre cresce

chiedi alla siepe tutto ciò che sa

 Polly Jean Harvey

  

Infanzia di ...Nuri Doretta C.

Nella stagione calda, dopo pranzo, i nostri genitori riposavano prima di riprendere il lavoro.

Io avevo otto anni appena compiuti, lui ne aveva sedici ed era sempre scuro di sole.

Quel giorno mi ha portato in soffitta e mi ha detto "Se me la fai vedere ti do tre Tiramolla-

 Se me la fai toccare, te ne do dieci".

Infanzia di Prospero A.

 Le grida di mia madre, 

le mani insanguinate di mio padre, 

il vociare di uomini, 

urla minacciose e violente che non capivo,

 e il grande fiume sotto un ponte di barche...all'improvviso-

giovedì 27 marzo 2025

Tramonto in laguna




 






Solida terra
unisce mare e cielo.
Cala la sera.

infanzia di Gigi G.

 Iniziamo un archivio denominato Infanzia di...dove desideriamo onorare i ricordi d'infanzia delle persone che,in questi anni,hanno camminato con noi in libreria.

Li abbiamo trovati bellissimi mentre ci venivano narrati

Alcuni ci  hanno fatto ridere, altri piangere, altri turbato e non abbiamo potuto dimenticarli perchè nell'ascolto la nostra anima era aperta.

Cominciamo con quelli custoditi dentro di noi e invitiamo a scrivercene altri.

La nostra mail: libreriaponchiellicremona@fastpiu.it.

 

Infanzia di Gigi G.

 

                      A me pare di avere vissuto solo con mia madre perchè solo di lei ho ricordi perfetti.

Non camminavo ancora e lei, quando andava al piano di sopra per rifare i letti, mi prendeva in braccio e mi portava con sè.

Mi metteva sul pavimento  e mi dava un cassettino pieno di bottoni scompagnati.

Li guardavo  incantato.

E guardavo incantato lei.

Poesie d'amore 1913-1930, Vladimir Majakovskij




mercoledì 26 marzo 2025

La parola " Hijra "è una commistione Urdu-Hindustana e deriva dalla radice semitica araba hjr nella sua accezione di "lasciare la propria tribù,"

                       Hijra,  Saif ur Rehman Raja ,Fandango edizioni

 

 "Questa natura passiva non ti permetterà di sopravvivere.

             Se vuoi vivere scatena una tempesta"

 

                               Allama Iqbal, poeta 


" Prenderò le vostre purezze e le sporcherò di nuove possibilità incerte.

Io sono contaminato.

E sono in armonia "

 Saif ur Rehman Raja presenta “HIJRA”, storia di un ragazzo in bilico tra  due culture e ostaggio di un doppio pregiudizio

 

martedì 25 marzo 2025

Ferdinand Grimm

 «Una profonda oscurità velava ormai la Terra, la luna saliva rossa in cielo. Leggero, senza sforzare un solo muscolo, il cavallo filava rapido per selve silenziose, paeselli, città dormienti, cime innevate svettanti fino alle nubi, e poi ancora oltre, librandosi su templi torreggianti, rosoni variopinti, regali cripte a cielo aperto in cui riposavano sovrani dalle corone ingioiellate che rilucevano al chiaro di luna… E ancora, sopra pascoli verdi e flutti spumeggianti abitati da creature marine, sopra il volo stesso degli uccelli, sopra cimiteri solitari in cui vagavano pallide figure spettrali…»

 

La montagna dei gatti

 

Nella famiglia Grimm a scrivere fiabe furono in tre. Oltre ai celebri Jacob e Wilhelm, infatti, anche il fratello minore Ferdinand raccolse e compose storie tratte dalla fantasia popolare. Ma di quella stessa famiglia Ferdinand fu anche la pecora nera. L’indubbio talento narrativo, l’assidua attività di scrittore e il lavoro di redattore delle edizioni di autori come Heinrich von Kleist non bastarono a garantirgli la stima degli illustri fratelli, che giunsero anzi a misconoscerlo per via della personalità anticonformista e dell’omosessualità che probabilmente dichiarò in un burrascoso Natale del 1810.
Le fiabe e le leggende che compongono La montagna dei gatti presentano per la prima volta in italiano il meglio dell’opera letteraria del «terzo Grimm»: un universo magico e sorprendente, popolato di nani e re scontrosi, di gigantesse bambine e prodi cavalieri, dove i castelli sorgono sul fondo dei laghi e i cavalli spiccano il volo verso i Campi Elisi. Una scoperta letteraria affascinante che riporta alla luce un tesoro di immaginazione e incanto.

Ferdinand Philipp Grimm (1788-1845) fu scrittore, redattore e studioso del folclore europeo. 

Rispondere

 --- mi si formava qualcosa da giorni, e come dici tu stessa e come dice anche Olmo tra l'altro, rispondere quando si ha la fortuna di avere la risposta è meglio di rispondere e basta.

e poi tu entrassi dentro la mia bocca,senza temere baci diseguali---

 

lunedì 24 marzo 2025

Volo libero su una terza minore



La foto non c’entra niente con oggi, è una rondine che ho sorpreso a Sant’Agata dei Goti due anni fa. La metto in omaggio all’equinozio appena trascorso, alle melodie degli uccelli tutti e a una, in particolare, che ha scoperchiato un piccolo vaso di Pandora pieno di pensieri, che riverso di seguito.

Uscendo stamattina alle sei per andare al lavoro, nella fretta delle operazioni di routine si è insinuato per pochi secondi il canto deciso di un invisibile e zelante pennuto. Probabilmente un merlo, che è tra i più virtuosi, melismatici rappresentanti dell’avifauna urbana. La sua performance ha avuto buon gioco nell’imporsi alla mia attenzione, nonostante fosse un elemento di contorno alle  frenetiche e patetiche faccende umane in cui ero immerso, perché consisteva in una frase musicale molto catchy, degna di un tormentone pop: essenziale, martellante, ben definita ritmicamente e composta da due sole note. Si-Re, intervallo ascendente di terza minore, ripetuto per quattro volte sulle crome di un metro in 4:4 il cui passo era scandito a una velocita di circa 120 battiti al minuto. Mi rendo conto che, a descriverlo così, potresti non riuscire a “sentirlo”. Ti fornisco allora un indizio, un elemento che riprenderò tra poco: prova a pensare a “Somewhere Over the Rainbow”, un classico estratto dal Mago di Oz e trasmigrato più volte nel jazz, e a cantare, anche a bassa voce o nella tua testa, non il ben noto chorus ma il passo della sezione B, che esordisce dopo due ripetizioni del tema principale e recita: “Someday I’ll wish upon a star and wake up where the clouds are far behind...”. Si-Re-Si-Re-Si-Re-Si-Re. È tutto giocato su quelle due note ripetute più volte. Ed è con questa canzone che arrivo al punto.

Il fatto è che percepire distrattamente lo stimolo lirico di questo simpatico volatile mi ha dato modo di riflettere sulla nostra capacità di evocare, automaticamente e persino distrattamente, quasi inconsciamente, mondi ed entità preziose che al momento non so come altro definire se non “fantasmi pertinenti”. E non mi riferisco all’immediato richiamo ad una ben nota melodia fornito da due note esplicite e squillanti, ma all’architettura niente affatto scontata che ricostruiamo a partire da esse.  È un procedimento tanto normale quanto eccezionale, che avviene in virtù dell’educazione istintiva all’armonia che il mondo sensibile offre a tutti, anche a coloro che non masticano la sintassi musicale. In quei pochi secondi di ascolto passivo, infatti, ho sovrapposto a quell’intervallo disperso nell'aria, praticamente senza accorgermene e senza intenzione, un terzo suono complementare in grado di spostare quello che si potrebbe definire l'angolo di prospettiva dell'ascolto, un suono le cui vibrazioni erano effettivamente assenti nell’ambiente, e tutto ciò grazie a un lontano condizionamento.

Mentre giravo la chiave dell’avviamento e facevo retromarcia, un angolo del mio cervello, dopo aver riconosciuto la frase del merlo come coincidente con quella resa famosa da Judy Garland, non si è accontentato di creare la connessione tra i due scampoli melodici (che è piuttosto semplice da realizzare, in realtà) ma ha prodotto un miracolo che sta un passo oltre. Rievocando quel passo di canzone, infatti, la mente ha automaticamente sovrapposto a ciò che era effettivamente udibile la tonica, ovvero la nota fondamentale dell’intera tonalità del brano, della quale le note intonate dal merlo sono satelliti. In questo caso è un Sol, che va a comporre con la ripetizione insistita dei primi due suoni, una limpida e rassicurante triade maggiore, Sol-Si-Re. Ecco che non è più solo una terza minore, ma due terze sovrapposte. La prima maggiore, Sol-Si, e la seconda minore, Si-Re. Insieme costituiscono la “nuce” del più stabile degli accordi. Ormai è fatta. Da qui in poi, la mente si imposta automaticamente sulla scala maggiore di Sol, sulla quale è costruito il brano e la cui sonorità, inespressa fisicamente, finisce col tracimare nel pensiero e riempirlo. È stata creata una profondità aggiuntiva, una dimensione espansa. Fidati quando ti dico che non serve aver studiato musica per innescare questo processo: a sperimentarlo sono, se non posso osare dire tutti, davvero in molti.

Sol, quindi, non c’è. Però c’è. Nessuno lo ha pronunciato ma è il “fantasma pertinente”, una sorta di convitato di pietra, di forza gravitazionale che si manifesta come uno spettro, ma solo in presenza della consapevolezza, da parte del soggetto che ascolta, del legame tra questa cellula minima del merlo e quel brano musicale di Hollywood. Mancando questa consapevolezza, questo scatto, la percezione della profondità armonica è totalmente differente. In quel caso, nel nostro cervello risuonano solamente Si e Re, e quando ascoltiamo una spoglia successione di due note, senza essere influenzati da altri condizionamenti, siamo portati istintivamente a identificare il suono più grave come fondamentale e quello più acuto come suo satellite, e ricostruiamo gli altri gradi di una possibile armonia attorno al primo. Se, quindi, Over the Rainbow non si fosse insinuato nella mia memoria, se avessi avuto in me il vuoto più totale e fossi stato esposto alla sola e cruda luce dell’intervallo propinatomi dal merlo, avrei accolto dentro di me non più la sonorità della scala maggiore di Sol, bensì quella di una qualunque scala in Si, contenente al suo interno la terza minore Re. Niente di male o di peggiore. Sarebbe comunque stata una fioritura del pensiero. Ma l’infiorescenza sbocciata dal sopravvenire di uno spirito generato dalla memoria, dalla sensibilità agli stimoli dell’armonia, fa apparire il tutto, se ci si sofferma davvero a pensare, come la prova che gli universi immateriali che creiamo anche solo infilandoci di corsa in macchina per andare al lavoro alle sei del mattino, non sono meno vasti e rimarchevoli di tutte le frequenze emanate dalle pulsar e dalle galassie che popolano il cosmo, e di tutte le altre forme di energia. Io direi di non essere superbi, ma nemmeno di sentirci troppo piccoli. Finché ci sono orecchie che ascoltano, l’universo contempla se stesso. Aiutamolo, in questo. E, pertanto, aiutiamoci.

(Breve nota puntigliosa: la tonalità di Over the Rainbow sarebbe, in realtà, La bemolle maggiore. Ma fare l'esempio in Sol veniva più semplice) 

mercoledì 19 marzo 2025


 

Dall'archivio


Da "La vita Facile"

A tutti i giovani raccomando:
aprite i libri con religione,
non guardateli superficialmente,
perché in essi è racchiuso
il coraggio dei nostri padri.
E richiudeteli con dignità
quando dovete occuparvi di altre cose.
Ma soprattutto amate i poeti.
Essi hanno vangato per voi la terra
per tanti anni, non per costruivi tombe,
o simulacri, ma altari.
Pensate che potete camminare su di noi
come su dei grandi tappeti
e volare oltre questa triste realtà
quotidiana.

domenica 16 marzo 2025