Tutto è cominciato dopo che AbeBooks, il sito di Amazon specializzato nella vendita di libri usati e rari, aveva annunciato che avrebbe smesso di lavorare con le librerie antiquarie di Corea del Sud, Polonia, Repubblica Ceca, Russia e Ungheria. I librai antiquari sono una categoria di commercianti i cui membri mantengono forti legami tra loro anche a livello internazionale: per questo quasi 600 librerie di 27 paesi hanno aderito allo sciopero, rimuovendo i loro libri dal catalogo di AbeBooks, per protestare in favore dei colleghi coreani, polacchi, cechi, russi e ungheresi.
La situazione si è risolta dopo che la libraia australiana Sally Burdon, presidente dell’International League of Antiquarian Booksellers, ha parlato con Arkady Vitrouk, l’amministratore delegato di AbeBooks. Mercoledì Burdon ha scritto ai suoi colleghi che Vitrouk si era scusato «più volte» con lei e le aveva promesso che i li
brai coreani, polacchi, cechi, russi e ungheresi potranno continuare a vendere i propri libri su AbeBooks anche dopo il 30 novembre, contrariamente a quanto annunciato.
La società non ha mai spiegato bene perché volesse smettere di lavorare con i librai dei paesi in questione dicendo solo che il problema riguardava i metodi di pagamento; il fatto che avesse dato poche informazioni, lentamente e con riluttanza (cosa non insolita per Amazon, che è un’azienda che tiene molto alla segretezza) aveva particolarmente irritato i librai. Rispondendo al Guardian, AbeBooks ha detto di stare lavorando per risolvere i problemi, non meglio specificati, riguardo i pagamenti. Scott Brown, un libraio antiquario della California che ha fatto parte dell’organizzazione dello sciopero, ha spiegato al New York Times che la noncuranza con cui AbeBooks aveva annunciato di voler lasciare alcuni paesi e la scarsità di informazioni fornite dall’azienda aveva fatto temere ai librai di tutto il mondo che i loro paesi avrebbero potuto essere i prossimi.
Tutti i giornali che hanno parlato dello sciopero hanno citato il motto della comunità internazionale dei librai antiquari, «Amor librorum nos unit», cioè «Ci unisce l’amore per i libri», per spiegare la peculiarità dei rapporti che legano i librai di tutto il mondo e il motivo del successo della loro iniziativa. Juozas Kaziukenas, l’amministratore delegato di Marketplace Pulse, una società di consulenza esperta di e-commerce, ha detto al New York Times che probabilmente non era mai capitato che una categoria di venditori riuscisse a ottenere qualcosa da Amazon: «Uno sciopero sul sito di Amazon sarebbe difficilissimo da portare avanti perché ci sono troppi venditori che non fanno parte di una comunità organizzata».
Anche nei rapporti con le case editrici, che negli anni sono stati più volte problematici, sia negli Stati Uniti che in Italia e altrove, Amazon ha dimostrato più volte di non voler scendere a compromessi forte del fatto che tantissimi venditori di tantissimi tipi diversi di prodotti usano i suoi siti per fare affari e quindi ognuno di loro è facilmente sostituibile. Negli Stati Uniti di recente è nata un’associazione per provare a mettere insieme i venditori di Amazon, la Online Merchants Guild (OMG), per ora però non ha organizzato nulla di simile allo sciopero dei librai antiquari.
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