martedì 23 febbraio 2016

Han Shan, Anna Bujatti

La Montagna Fredda, solo nuvole bianche,
silenzio, silenzio, lontano da polvere e sporcizia,
erba come sedile ha la casa della montagna,
lampada solitaria la ruota della luna luminosa,
letto di pietra presso il laghetto verde giada,
tigri e cervi come vicini,
far tesoro delle gioie dell'eremitaggio,
da uomo che va oltre l'aspetto delle cose.
G: Cari amici, Han Shan, Montagna Fredda, è uno dei misteri più profondi e affascinanti della civiltà cinese: un essere dalla realtà sfuggente, ma con una personalità molto caratterizzata, ma anche una raccolta di poesie che porta lo stesso nome, secondo la tradizione dei grandi classici arcaici del Laozi, del Zhuangzi, del Liezi, del Mozi, del Mengzi, e la località stessa dove tutto questo si sarebbe manifestato nel settimo o ottavo secolo dell'era attuale.
Q: Quale di questi fattori abbia priorità sugli altri, non c'è modo di saperlo, nonostante i molti secoli di speculazione.
G: Eppure una corrente profonda della cultura e dell'arte dell'Asia orientale si è abbeverata al mito che ne è derivato. La corrente meno appariscente, certo, ma forse la più intima e incisiva, è quella che scaturì dal taoismo o dal buddismo chan (zen) prima che diventassero delle forme religiose definite.
Q: Quindi Han Shan è una realtà mitica complessa, ma unitaria, formata dall'individuo, dalla raccolta poetica e dal luogo, e non se ne può isolare ciascun aspetto dagli altri due: i tre costituiscono una sostanza di spirito, materia e consapevolezza unica.
La mia casa è nascosta, un buon ritiro, 
dimora senza polvere e rumore,
l'erba calpestata forma tre sentieri,
nuvole come vicinato ai quattro lati,
ad accompagnare il mio canto gli uccelli,
a far domande di dottrina nessuno,
oggi sono l'albero saha,
per tanti anni tutta una primavera.
G: Cari amici, i componimenti di Han Shan, vissuto nel settimo-ottavo secolo dell'era attuale, sono uno straordinario inno al romitaggio, alla vita immersa, anzi fusa, nella natura, e al superamento di ogni convenzione sociale.
Q: Il suo nome, Han Shan, Montagna Fredda, fa riferimento ad un luogo della Cina sud-orientale, fra i monti Tiantai, nel Zhejiang, culla del buddismo esoterico per tutta l'Asia orientale, nonché al mitico autore delle poesie, oltre che alla raccolta medesima.
G: Han Shan visse probabilmente in una grotta chiamata Hanyan, grotta fredda, a un giorno di cammino dal tempio Guoqing, fra i monti Tiantai. Il solo riferimento coevo all'esistenza del poeta sembra la prefazione di un funzionario, Luqiu Yin, prefetto di Daizhou, l'attuale Linhai, nella provincia del Zhejiang. Egli avrebbe ordinato di raccogliere le poesie di Han Shan "scritte su bambù, alberi, rocce e falesie, e anche quelle scritte sui muri di casa della gente". Ce n'erano più di trecento.
Q: Luqiu Yin scrive: "Nessuno sa che tipo di uomo fosse Han Shan. Ci sono dei vecchi che lo conobbero e che dicono che fosse povero e pazzo. Viveva solo a settanta li (37 km) a occidente del distretto di Tangxing del Tiantai in una località chiamata Montagna Fredda. Spesso scendeva al tempio Guoqing. Al tempio viveva Shide, che gestiva il refettorio e che spesso conservava gli avanzi per Han Shan nascondendoli in un tubo di bambù. Han Shan arrivava e li portava via; camminava per la lunga veranda, chiamando e gridando, e ridendo fra sé e sé… Sembrava un vagabondo. Il suo corpo e il suo volto erano vecchi ed esausti. Eppure in ogni parola che esprimeva era contenuto un significato in armonia con i sottili principi delle cose, se solo ci si pensasse profondamente".
La casa dove vivo è nel Tiantai,
la strada tra le nuvole e le nebbie allontana gli ospiti,
rocce alte migliaia di piedi permettono di rifugiarsi,
innumerevoli valli e torrenti e massi sovrapposti,
cappello di scorza di betulla e zoccoli di legno, cammino lungo i torrenti,
vestito di cotone o pelliccia, bastone di amaranto, vado e vengo tra i monti,
cosciente che la vita è illusione e mutamento,
la gioia del libero vagabondare è perfetta.
G: Ritornando al magistrato Luqiu Yin, nessun documento dell'epoca parla di un magistrato con questo nome, inoltre lo stile usato è lontano da quello di un magistrato e manca anche la data, il che farebbe pensare ad un'interpolazione spuria. Quindi potrebbe anche essere uno stratagemma escogitato dallo stesso Han Shan per rendere ancora più indefinibile la sua esistenza.
Q: La vicenda di Han Shan rimane quindi avvolta nel mistero, e gli unici elementi di attendibilità della sua esistenza sono quelli che si possono ricavare dalle poesie stesse.
G: Però vanno anche presi con attenzione, perché contengono elementi contraddittori, per cui egli sarebbe sia un funzionario di provincia che figlio di contadini. Inoltre il fatto di dichiarare di portare con sé i classici quando va a zappare indica un tipo molto particolare di lavoratore della terra. Però sembra chiaro che si tratta di qualcuno che ha abbandonato una vita di tipo tradizionale e non di basso livello nella prima età matura.
Trent'anni che sono venuto al mondo,
ho vagato per mille diecimila li,
camminando lungo i fiumi dove crescono le erbe,
entrando nelle terre dove vola la sabbia rossa,
ho cercato invano le pozioni dell'immortalità,
ho letto i classici e ho scritto odi storiche,
oggi ritornato alla Montagna Fredda
piego la testa sul torrente e mi lavo le orecchie.
G: Il mito di Han Shan come si è formato nei secoli è anche strettamente legato alla figura di Shide ("prelevato"), un ragazzino di dieci anni abbandonato per strada dalla famiglia, che il maestro Fenggan "prelevò" e portò al tempio Guoqing, mettendolo a lavorare in cucina, dove crebbe.
Q: Fenggan, Han Shan e Shide costituiscono una sorta di triade informale libera dalle convenzioni sociali, anche da quella del monastero di cui gli ultimi due facevano parte.
Uso a vivere in luogo remoto e solitario, 
decido di recarmi al tempio Guoqing
con l'occasione visito il vecchio Fenggan
e vado a vedere il Maestro Shi,
ritorno da solo salgo sulla cima fredda
dove non c'è nessuno con cui parlare,
esploro un corso d'acqua che non ha sorgente,
anche se la sorgente si esaurisce, l'acqua è inesauribile.
G: Al sinologo americano Bill Porter (Red Pine), studioso di letteratura zen, si deve fra l'altro una bella traduzione: "The collected songs of Cold Mountain", che contiene 307 poesie di Han Shan, 4 di Fenggan e 49 di Shide.
Q: Secondo la tradizione cinese, Han Shan e Shide sono dei personaggi un po' (o molto) squilibrati, che vivevano al di fuori di ogni norma o comportamento accettabile. Forse anche per questo le poesie di Han Shan non sono mai state considerate granché dai letterati cinesi di taglio più accademico.
G: Del resto, in quanta considerazione Han Shan tenesse i letterati, e forse ogni persona di potere, risulta anche dai suoi versi:
I saggi mi respingono,
gli sciocchi, li respingo io,
poiché non sono né sciocco né saggio,
ignoriamoci reciprocamente.
Cade la notte, canto alla luna chiara,
spunta l'alba, danzo con le nuvole bianche,
come potrei tener chiusa la bocca e composte le mani 
e star seduto in sussiego coi capelli che ricadono sciolti?

C'è chi ride delle mie poesie,
le mie poesie sono all'altezza delle più raffinate, 
non occorre chiedere a Cheng di annotarle,
inutile che il Maestro Mao le commenti,
non mi importa che pochi le capiscano,
chi conosce gli intimi pensieri è raro,
se andate alla ricerca dei suoni e delle rime
i miei errori potranno scoraggiarvi
ma se mi imbatto in qualcuno dallo sguardo lucido,
allora le mie poesie andranno nel mondo.
G: Han Shan forse appartiene a quegli uomini straordinari, rarissimi, ma esistiti da sempre, che in Cina furono indicati per la prima volta nel Zhuangzi come "jiren", e che appartengono a una realtà diversa: "L'uomo straordinario è tale rispetto agli altri uomini, ma normale rispetto al Cielo. Da qui il detto: un uomo insignificante per il Cielo è grande per gli uomini, un uomo insignificante per gli uomini è grande per il Cielo".
G: Le poesie di Han Shan, comunque, hanno indubbiamente un alto valore estetico, ma sono, al tempo stesso, sia frutto che strumento di meditazione, e spesso contengono addirittura delle indicazioni tecniche:
Arrivati alla Montagna Fredda tutto si placa,
non più pensieri confusi affollano la mente,
a piacere sulle pareti di pietra scrivo poesie,
mi affido alla corrente come barca disancorata.
G: E non è un caso che, anche se relativamente trascurate dalla letteratura classica, le poesie di Han Shan siano però considerate fra le grandi opere di quella zen, e uno dei suoi documenti scritti più antichi in assoluto:
Chiedono la via della Montagna Fredda,
alla Montagna Fredda la strada non arriva, 
d'estate il ghiaccio non si scioglie,
il sole si leva oscurato dalla nebbia,
come a me è stato dato di arrivarci?
Le nostre menti non sono uguali,
se la vostra mente fosse simile alla mia,
ci troveremmo qui insieme.
G: Le poesie di Han Shan sono certo andate e continuano ad andare per il mondo portando il profondo messaggio di uno sconosciuto stimolatore di capacità di ascoltazione, meditazione e creatività. Come nel caso di Jack Kerouac, che nel 1958, in piena stagione beat, volle dedicare proprio alla figura di Han Shan il celebre romanzo autobiografico "The Dharma Buns".
I cervi vivono nei boschi profondi,
bevono acqua e si cibano di erba,
allungano le zampe a dormire sotto gli alberi
nella gioia senza preoccupazioni né pene,
ma legateli in una splendida sala,
nutriteli di cibi ricchi e squisiti,
tutto il giorno non toccheranno cibo,
il loro aspetto smagrito e rinsecchito.
 
Per una similitudine della vita e della morte,
prendi ad esempio il ghiaccio e l'acqua,
l'acqua gela e si trasforma in ghiaccio, 
il ghiaccio si scioglie e ridiventa acqua,
quel che è morte deve tornare a vita,
quel che nasce alla vita va verso la morte,
ghiaccio e acqua non si fanno loro del male,
vita e morte sono belle entrambe.

Salgo a mio agio fino alla Cima dei Fiori,
una giornata splendida di luce radiosa,
guardo ai quattro orizzonti il cielo chiaro, 
nuvole bianche volano con le gru. 
 
Contento della vita semplice che ho scelto,
tra nebbie e rampicanti e grotte nella roccia,
senso di libertà nella natura selvaggia,
le nuvole bianche in ozio per compagne,
c'è la strada ma non raggiunge il mondo,
solo chi ha assopito i pensieri può arrivare qui,
siedo a notte da solo sul letto di pietra,
la luna piena sulla Montagna Fredda.
G: Cari amici, termina qui il nostro programma in ricordo della sinologa Anna Bujatti, grande amica del popolo cinese, scomparsa di recente, e sulla sua ultima fatica, la traduzione in italiano delle poesie di Han Shan, Montagna Fredda.
Q: Anna sarà sempre ricordata con nostalgia e affetto dai suoi amici cinesi!
G.... e anche italiani e del resto del mondo!
Q: Grazie dell'attenzione e a risentirci presto!















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