07-2018
43°16'8.796''N 2°55'57.269''W
Il museo Guggenheim di Bilbao si trova accanto al fiume che attraversa la città e vicino a un ponte, noto come Puente de la Salve. Non è un ponte antico, lo hanno tirato su nei primi anni Settanta. Era inizialmente intitolato ai Principi di Spagna ma, da un certo punto in avanti, le autorità si sono rassegnate a ufficializzare il nome con cui tutti erano soliti chiamarlo, per via dell'abitudine dei marinai di recitare il Salve Regina in prossimità delle sue arcate e in vista della basilica di Nuestra Senora de Begona, probabilmente come ringraziamento per essere rientrati sani e salvi dalle insidie dell'oceano.
Perché, prima di ogni celebrazione ufficiale o decreto, è l'associazione a un'abitudine o a una particolare circostanza o suggestione o idea che crea un nome e attribuisce un significato a un oggetto o a un luogo. A volte un significato molto semplice. Come Chogori, il nome dato in lingua Balti al K2, che niente altro vuol dire che "grande montagna" (niente altro? ma quanto altro può rappresentare una grande montagna...).
C'è però un secondo nome, più misterioso, che si intreccia alla storia del Puente de la Salve, ed è quello di un'opera d'arte. Si tratta del titolo del grande murale dipinto sotto il piano stradale del ponte, su un largo segmento di uno dei suoi pilastri. "La Llave / Giltza Bat" (la chiave) rappresenta due donne poste una di fronte all'altra, impegnate in una conversazione di parole e sguardi. Le poche informazioni che ho raccolto mentre ero lì e più avanti si riferiscono ai due soggetti come a due donne di età differenti. A quanto pare si tratta di un inno al dialogo come strumento di pace, e nei Paesi Baschi questo avrebbe senza dubbio un suo particolare significato. Sarà l'espressione di un genuino e condiviso sentimento popolare? O piuttosto di un messaggio normalizzante, istituzionale, commissionato e voluto lì, non nel cuore del turistico ma pur sempre piratesco Casco Viejo, dove ancora i muri rivendicano la libertà per i prigionieri politici, bensì accanto al maggior simbolo della nuova Bilbao, resa ricca, più addomesticata e meno belligerante dall'arrivo di importanti investimenti e nuove forme di benessere?
Non ne so molto. Potrei indagare ma preferisco fantasticare, tentare esegesi approssimative o pindariche, senza venire a capo con certezza del titolo e della sua dietrologia. E mi va più che bene. Mi interrogo su quale sia la vera chiave della "Chiave" e mi viene in mente che,a partire dalla toponomastica, i significati non palesi e i misteri sono indispensabili al pari delle verità svelate, nel corso di un viaggio, per fare sì che lo stesso prosegua. E che dietro l'esplicito c'è sempre un genius loci furbetto, curioso di vedere se qualcuno è in grado di scovarlo e farselo amico, sia tra coloro che sono solo di passaggio, che tra indigeni che hanno smesso di farsi domande nel fluire quotidiano di gesti messi in scena sempre sullo stesso palcoscenico. La stessa fermata d'autobus per andare al lavoro, lo stesso bar della colazione, lo stesso supermercato, la stessa vecchia idea di essere speciali che ci è saltata in testa quando eravamo giovani e poi è rimasta lì a prendere polvere, disinnescata come una bomba a mano riutilizzata come cimelio e complemento d'arredo.
(foto scattata poco prima di accedere al Guggenheim, luglio 2018)
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