sabato 31 maggio 2025

Poesie per Lei, Dottore, Vivian Lamarque

 

Mi arrendo mi addormento

senza di Lei accanto

se non in sogno

nei sogni è Lei che si arrende

che tra  le Sue oscure braccia mi prende. 

Poesie per Lei, Dottore (1984-2025) - Vivian Lamarque - ( infanzia )

 IL BAMBINO DELLE CANTINE

 

 Avendo bevuto tanto vino, era un bambino ubriachino.

Allora barcollava?

No, ma dava baci  a tutte le bambine, dietro i barili, nelle cantine.

INFRANERO

In mezzo al buio, all’oscurità, alle tenebre. È qui che ci troviamo. Nel nero che ci pervade, ci avviluppa, ci circonda. Fuori e dentro di noi. Davanti ai nostri occhi spalancati, l’abisso scavato dal pensiero raziocinante. Ogni giorno con la sua nuova catastrofe: un ecocidio, una guerra, un genocidio, lo sterminio generalizzato del vivente reso più possibile e tollerabile dalla formattazione algoritmica delle coscienze, garanzia di servitù volontaria. Nero come la morte. Ma dietro ai nostri occhi dischiusi, l’infinito squarciato dal desiderio. La folle scommessa di riaccendere la vita disobbedendo a norme, disertando ruoli, negando forme e apparenze del reale. Reclamare libertà civili porta a strisciare nelle istituzioni — ma la libertà è un salto nell’ignoto. Nero come l’anarchia. In mezzo al buio, all’oscurità, alle tenebre. Laddove, per cautela o discrezione, non si sbraita — si sussurra. Parole sconosciute, difficilmente afferrabili, che non acconsentono a farsi complici della propria epoca.

https://infranero.xyz/


(da Andrea T. )

giovedì 29 maggio 2025

no, non mi pento

 Non mi pento

di averti stretto con forza

la primissima sera

 

quando non c'erano giusto o

sbagliato

 

solo un mondo a parte

 

e il battito sconsiderato

del mio cuore agitato 

mercoledì 28 maggio 2025

Alcmane ,VII sec, a.C.

  -

e con desiderio che scioglie le membra, guarda con sguardi

più struggenti del sonno e della morte,

e non vanamente ella è dolce. 

Piccolo diario di viaggio - Portogallo

                            Coimbra, 19.5.2025

Coimbra si posa tra le pendici delle montagna e l’oceano vicino.

Case abbandonate, palazzi immensi, strade profonde, viali sospesi. Si articolano ricordi di canzoni smarrite, di viaggiatori, di combattenti, di studenti.

Quale spazio rimane tra i giardini e le piccole vie del centro, i ristoranti coreani e i kebab, i palazzi abbandonati, occupati per le libertà, le piazze piatte, gli edifici netti e l’immensità? 

Cosa rimarrà di Coimbra?

Cosa sogna Coimbra?

La sera si animano alcune piazze, musica e balli in strada.

Altre rimangono deserte, tra i cantieri e i rider affaticati.

Le finestre sono spesso aperte: parlano di una vita che non ha paura di raccontarsi.

Rimane poco da dare in pasto ai turisti.

Terrazze così piene di natura, palazzi talmente alti che dominano il cielo; tovaglie, vestiti stesi, gatti disorientati cercano un posto di vento e di sole che li accolga.

Così la città è dolce con chi beve, chi si dispera. Lo abbraccia con il silenzio, la musica, le mani gentili.

Coimbra sogna, sì. 

Sogna di rimanere libera.


                         Verso Nazarè, 20.5.25


A Nazarè la terra si dimentica di se stessa e si butta nell’oceano


Lungo la strada per Nazarè, nella campagna, si osservano boschi e coltivazione di ulivo, eucalipto, frutta, kiwi.

I paesi sono agglomerati di case: a quelle in rovina si accostano costruzione nuove, senza un’identità definita.

Tra piccoli bar isolati, stazioni di benzina, cimiteri, boschi immensi, pini sottili provati dal vento, si incontra un mondo fatto di ricordi. Quante vite immerse in cellule separate: ci si chiede chi passi per quelle strade e chi abiti quelle case.

In un piccolo bar lungo la strada, un signora ci accoglie con cura, sorpresa dalla nostra entrata. Tra espositori di cioccolato milka e tazzine per il caffè, abbiamo il dono di un volto sereno che ci saluta.


Arrivati a Nazarè


Nazarè si perde tra le piccole casette incastonate nelle strade minuscole e i palazzi che fagocitano la bellezza. Finestre dove non c’è luce, finestre che cercano disperatamente un contatto con il vento.

A Nazarè ondate di profumo di griglia invadono le strade: bambini giocano a palla davanti ad una casa in festa.

L’oceano, oltre la roccia, si sposa con i vento. Un verde così pieno di fiori ci saluta.

In mezzo alla spiaggia spessa, dove la memoria delle conchiglie è ancora viva, ci guarda l’infinito.


                        Verso Sintra, 21.5.25


La campagna portoghese ci abbraccia e ci accompagna da Nazarè a Sintra.

La luce di Nazarè solleva i nostri corpi in una dimensione fatata, sospesa. I boschi e le montagna non smettono di tenerli preziosamente elevati.

Povoa è il punto in cui le alture donano visioni di felicità. Un piccolo cimitero affonda nel punto di incontro tra le cime di questo mondo.

Una musica di festa rimane nei sogni degli abitanti.


Arrivati a Sintra


Tra frutteti e campi coltivati e poi ancora boschi di eucalipto, quercia da sughero e pini, Sintra compare all’orizzonte. Sintra è capricciosa, Sintra non sembra avere un cuore.

I turisti la mangiano a bocconi spessi; Sintra è illuminata dalle sue meravigliose piante. Platani gioiscono lungo i viali, sequoie tagliano il cielo.

Tra i palazzi reali e il desiderio ormai sprofondato, saltellano i merli e i passeri.

Il vento a Sintra arriva: sopra le chiome dei turisti indaffarati a scattare fotografie e a succhiare una linfa secca, illumina le piante e il cielo.

Qui le nuvole corrono veloci e i pensieri con loro.


                          Verso Cabo da Roca


Abbandoniamo i volti rigidi di Sintra, salutiamo quel piccolo bar il cui gestore serve il caffè con eleganza: ama il suo lavoro, ama i suoi clienti, le sue mani indicano i dolci con affetto.

Cabo da Roca è il punto più ad Occidente dell’Europa. Qui i colori dell’Irlanda dominano: verde intensissimo e marrone di terra oceanica.

Qui l’infinito esiste.

Qui l’oceano spaventa.

Qui la corrente non bacia le sirene, ma i pirati del nuovo mondo.


                              Lisbona, 21.5.25


Cara e meravigliosa Lisbona, la nostalgia della tua luce mi riempiva di angoscia e desiderio.

Tra querce da sughero e spighe in festa, arriviamo nella tua profondità.

Ci accogli nella notte, ci sorprendi nel mattino, ci porti verso i nostri sogni al tramonto.

Tra case e palazzi incastrati gli uni negli altri, la musica rimane un filo che ci accompagna.

Le strade divorate dai turisti sono tante. Canali zeppi di macchine, tuk tuk e pullman: come un formicaio di zainetti e scarpe da ginnastica, scavano nel cuore della città. 

Amata Bairro Alto, Amata Bica, Amata Alfama, qui si può trovare ancora la tua anima intera. 

Lisbona ha tante braccia e soffia con la sua bocca di conchiglia.

Fa spazio a tutti, per un po’.

Per chi rimane, è necessario stare in equilibrio nel suo vento.

Per chi non la dimentica, è necessario cucire un lenzuolo bianco e attendere il momento per volare quando la città soffia.


                          Porto, 23.5.25


Porto è energia. Porto è l’incontro tra un antico rumore profondo e il volo di un gabbiano.

Porto è squartata e dissanguata, ma resiste nella sua bellezza.

Il turismo la mastica e la vomita.

Ma Porto si difende.

La sua anima si estende dalla nudità della terra a dove solo gli uccelli possono stare.

Tra i vicoli che si nascondono fino al canale, il fuoco di Porto brucia l’anima di chi la vuole depredare.

Di notte, la magia di una cupola attorno alla quale i gabbiani dichiarano, a gran stridio: Porto è nostra.

Adorata Porto, resisti.

Amata Porto, la tua luce abbagliante, la tua sera dolorosa, la tua notte oscura siano sempre vicine a te. 


Charles Baudelaire - Le chat

 











Le chat

Viens, mon beau chat, sur mon coeur amoureux;
Retiens les griffes de ta patte,
Et laisse-moi plonger dans tes beaux yeux,
Mêlés de métal et d’agate.

Lorsque mes doigts caressent à loisir
Ta tête et ton dos élastique,
Et que ma main s’enivre du plaisir
De palper ton corps électrique,

Je vois ma femme en esprit. Son regard,
Comme le tien, aimable bête
Profond et froid, coupe et fend comme un dard,

Et, des pieds jusques à la tête,
Un air subtil, un dangereux parfum
Nagent autour de son corps brun.

{Charles Baudelaire — Le chat}


Il gatto

Vieni, mio bel gatto, sul mio cuore innamorato;
ritrai le unghie della zampa
e lasciami sprofondare nel tuoi begli occhi
screziati di metallo e di agata.

Quando le mie dita accarezzano liberamente
il tuo capo e il tuo dorso elastico
e la mano si inebria di piacere
nel toccare il tuo corpo elettrico,

rivedo la mia donna nello spirito. Il suo sguardo
come il tuo, amabile animale,
profondo e freddo, taglia e fende come un dardo.

E, dai piedi sino alla testa
un’espressione sottile, un profumo pericoloso
nuotano intorno al suo corpo scuro.

{Charles Baudelaire — Il gatto }


(by La Libraia)

martedì 27 maggio 2025

Teletrasporto


Quel giorno che camminavo cercando
Aggrappato a ogni sacro dettaglio
Afferrandone uno alla volta
Come i gorilla pesanti
Con liane pendenti
Varchi d'uscita
Teletrasporti
Trasporti tu
Tutte di là
Le mie
Cose

(fotografia scattata a Cremona, nel 2017)

 

lunedì 26 maggio 2025

Un uomo inutile (Sait Fatik, Adelphi ed.)
















Mi hai costretto a rileggerti per capire quanta poesia pensavi.
Mi hai costretto a rileggerti per capire quanto simile tu sia a me.
Mi hai costretto a rileggerti per capire quanto hai parlato per me.
Ti prego non andare via Ponjo, Kalinihta!


(by Prospero per Sait Fatik)

venerdì 23 maggio 2025

"Natura in posa" esposizione di Simone Bertuzzi

  In questa mostra, il paesaggio della Pianura Padana si offre allo sguardo e si lascia raccontare attraverso una doppia lettura: quella dell'obiettivo fotografico e quella, più sensibile, della stampa manuale. Le immagini raccolte in "Natura in Posa" nascono da un percorso a piedi lungo sentieri, argini e campagne, dove geometrie, riflessi d'acqua e alberi isolati diventano frammenti di un racconto visivo. Scattare fotografie camminando significa osservare il già visibile e, attraverso l'inquadratura, renderlo ancora più presente, più essenziale.

 

Successivamente, le fotografie vengono trasformate con la tecnica della Gum Print, procedura di stampa americana risalente agli anni Sessanta, che restituisce alle immagini una materia viva fatta di contrasti, imperfezioni e gesti artigianali.

Ogni stampa diventa così, un pezzo unico, un incontro tra natura,luce e mano.

La scelta di esporre molte di queste immagini in piccolo formato dialoga con il carattere raccolto della libreria che le ospita. Tra scaffali di storie e parole, le stampe trovano un ambiente  intimo e riservato, dove il visitatore è invitato ad avvicinarsi, a soffermarsi e a scoprire lentamente dettagli e diverse modalità di lettura.

 

Una mostra che invita a rallentare lo sguardo, a camminare con gli occhi e a riscoprire la pura bellezza dei paesaggi quotidiani.

                                                                  Simone Bertuzzi

 


 

                      

giovedì 22 maggio 2025

Nella notte più buia il linguaggio ci chiede di cosa siamo fatti , Han Kang

 Quanto è difficile per noi restare umani, qualunque cosa accada?

 Nella notte più buia il linguaggio ci chiede di cosa siamo fatti, insiste sulla necessità di immaginare i tanti punti di vista delle persone e degli esseri viventi che abitano questo pianeta; il linguaggio ci collega gli uni agli altri... 

          ... leggere e scrivere letteratura vuol dire opporsi a ogni atto che distrugga la vita.



Han Kang – Facts – 2024 - NobelPrize.org

Vivian Lamarque

 "Diviso in quattro stanze, più una camera degli inediti, questo libro è un’opera in versi sul transfert. Da tenere nella biblioteca di una scuola di specializzazione in psicoterapia. Brevi lezioni di psicoanalisi, ossessioni di una paziente che sogna poesie. Brevi testi che con il loro ritmo, alimentato dalle rime, attivano i nostri neuroni. Pagine che riflettono un percorso di analisi junghiana. Ringraziato più volte dall’autrice, venerato e domestico, Jung si diffonde per tutto il testo. Vivian Lamarque, d’altronde, sarebbe piaciuta allo psicologo svizzero, cultore del Rosarium Philosophorum. Anche lei, infatti, racconta una fiaba sul transfert. Anzi, una fiaba-trattato intessuta di poesie che dedica al suo analista B.M. Nel personalissimo Rosarium di Vivian, il re e la regina degli alchimisti diventano il signore e la signora: lei è imprevedibile nelle sue invenzioni e lui di volta in volta è il signore gentile, il signore mai, il signore intoccabile, il signore loden, il signore usignolo, il signore neve, il signore rapito, il signore d’oro. In questi frammenti di transfert, tuttavia, anche la paziente di volta in volta è la signora dei baci, la signora mezzasera, spostatrice di montagne, la signora dell’ultima volta. Signora d’oro perché è stata una paziente paziente, ma anche perché non ha mai tradito la poesia. Prima durante e dopo. Dimostrando che la psicoanalisi non porta via, insieme ai demoni, anche gli angeli, come temeva Rilke. Ma soprattutto che i demoni e gli angeli, nella poesia, spesso si confondono. Per anni Vivian scrive fogli su fogli e li dedica tutti al suo analista. «Quanto ha dovuto lavorare il mio Dottore», dice. Ne sono sicuro, ma so quanto ha lavorato lei per riconoscere e mettere in versi i grandi temi di un’analisi (e di una vita): accoglienza, frustrazione, confini, cocciutaggine, gelosia, premura, prepotenza, sincerità. Una signora che nell’arco di quarant’anni ha avuto tutte le età, è stata timida e indomita, «giovane e vecchina», capace di coprire l’analisi dei traumi con la polvere d’oro della poesia. In dono ci lascia la pietra filosofale della sua scrittura di puntigliosa puella. Come diceva Giovanni Raboni, la sua semplicità è quasi feroce. Jung sosteneva che il mistero dell’analisi è racchiuso nella coppia paziente-terapeuta e non può essere tradito dalle parole o esaurito dalle argomentazioni. Ma può essere affidato alla poesia. Di Vivian Lamarque." 

Vittorio Lingiardi

Vivian Lamarque, E intanto la vita?

 Prima durante e dopo. Dimostrando che la psicoanalisi non porta via, insieme ai demoni, anche gli angeli, come temeva Rilke...

Rumi, Poesie mistiche , 1227

 L'amante perfetto

 

 

Ho bisogno d'un amante che, ogni qual volta si levi,

produca finimondi di fuoco da ogni parte del mondo!

 

Voglio un cuore come inferno che soffochi il fuoco d'inferno

sconvolga duecento mari e non rifugga dall'onda

 

Un amante che entri in lotta come un leone, valente come il Leviatano,

non lasci nulla che se stesso, e con se stesso anche combatta  ...       

 

mercoledì 21 maggio 2025

Un sogno dentro un altro sogno

 



Romy Schneider e Tomas Milian
Il Lavoro, episodio di Luchino Visconti da Boccaccio '70 (1962)

(Estratto da THE CUBAN HAMLET, Linus Maggio 2025)
 

Pessoa 1930

 

" Ti voglio solo come sogno,"  dicono alla donna amata, in versi non inviati, coloro che non osano dirle nulla...

lunedì 19 maggio 2025

I giardini di Coimbra


 

Raccontano della luce
i giardini di Coimbra
I bambù suonano
per la festa
Nella città che si alza
le montagne accompagnano
la Resistenza
del Sentire

 

(by Fra)

A chi esita (Bertolt Brecht, 1933)

Dici:
per noi va male. Il buio
cresce. Le forze scemano.
Dopo che si è lavorato tanti anni
noi siamo ora in una condizione piú difficile di quando si era appena cominciato.

E il nemico ci sta innanzi piú potente che mai.
Sembra gli siano cresciute le forze. Ha preso una apparenza invincibile.
E noi abbiamo commesso degli errori, non si può negarlo.
Siamo sempre di meno. Le nostre
parole d’ordine sono confuse. Una parte delle nostre parole
le ha stravolte il nemico fino a renderle irriconoscibili.

Che cosa è errato ora, falso, di quel che abbiamo detto?
Qualcosa o tutto? Su chi
contiamo ancora? Siamo dei sopravvissuti, respinti
via dalla viva corrente? Resteremo indietro, senza
comprendere piú nessuno e da nessuno compresi?

O dovremo contare sulla buona sorte?

Questo chiedi. Non aspettarti
nessuna risposta oltre la tua.

 
An den Schwankenden (Bertolt Brecht, 1933)

Du sagst:
Es steht schlecht um unsere Sache.
Die Finsternis nimmt zu. Die Kräfte nehmen ab.
Jetzt, nachdem wir so viele Jahre gearbeitet haben
Sind wir in schwierigerer Lage als am Anfang.

Der Feind aber steht stärker da denn jemals.
Seine Kräfte scheinen gewachsen. Er hat einunbesiegliches Aussehen angenommen.
Wir aber haben Fehler gemacht, es ist nicht mehr zu leugnen.
Unsere Zahl schwindet hin.
Unsere Parolen sind in Unordnung. Einen Teil unserer Wörter
Hat der Feind verdreht bis zur Unkenntlichkeit.

Was ist Jetzt falsch von dem, was wir gesagt haben
Einiges oder alles?
Auf wen rechnen wir noch? Sind wir Übriggebliebene, herausgeschleudert
Aus dem lebendigen Fluß? Werden wir zurückbleiben
Keinen mehr verstehend und von keinem verstanden?

Müssen wir Glück haben?

So fragst du. Erwarte
Keine andere Antwort, als die deine! 


(by La Libraia da LIBRERIAMO)

sabato 17 maggio 2025

Rosa Matteucci, Cartagloria (Infanzia)

"Inseguo i fiochi raggi come se fossero messaggeri e simboli di energia vitale e salvezza, il giardino crepita mentre calpesto le foglie secche del castagno con gli scarponcini sdruciti ereditati da mia sorella maggiore. Ho sempre il ciuccio in bocca a onta dell'età ormai sinodale della prima classe elementare. In quel giardino d'autunno la bambina-io prova uno struggimento che non sa riconoscere come tale, un artiglio la stringe al centro del petto, come se il suo piccolo, valoroso cuore fosse acciuffato e strizzato da una benna della cava di marmo..."

venerdì 16 maggio 2025

Billy Woods - BLK ZMBY

Staggerin' post-colonial african zombie state chase the people into the waves

Watch every ship and raft 'til they disappear

Whether it make it or watery grave, hey, who's to say?

Il figlio di Chiarugi

 




L'apice della carriera agonistica di Luciano Chiarugi fu raggiunto nella sera di questo giorno, 52 anni fa, nello stadio di Salonicco. Fu lui, con la maglia numero 11 del Milan, a calciare la punizione vincente contro il Leeds, nella finale di Coppa delle Coppe di quella stagione. Sono andato a cercare una testimonianza filmata di quell'evento su YouTube e, benché non sia un abile moviolista, devo ammettere che nutro più di un dubbio sulla correttezza della decisione dell'arbitro. Bigon se la corre, palla al piede, fin verso i sedici metri dell'area di rigore e manco cade a terra. Viene sbilanciato dal numero 5 avversario, forse in un spalla contro spalla che, da quel che ricordo, dovrebbe essere un contrasto consentito. Credo che a Leeds, città dello Yorkshire settentrionale con un importante passato nell'industria laniera, ci sia ancora qualche anziano incazzato che ne parla (verosimilmente da solo, ubriaco, in un pub). C'è da dire che gli inglesi ci misero del loro schierando una barriera imbarazzante, giustamente perforata dal sinistro dell'attaccante di Ponsacco.

Aveva 26 anni, Chiarugi, detto Cavallo Pazzo. Oggi ne conta 78 e credo che neanche faccia più l'allenatore. Sono pronto a scommettere che la vita gli avrà riservato altri gratificanti approdi, dopo il ritiro, ma mi piace pensare che condividiamo quella data come un landmark. Un punto di arrivo per lui, quello di partenza per me, che in quelle ore mi trovavo a familiarizzare con un'incubatrice, macchina che mi mantenne in vita nei miei primi, difficili, giorni su questo pianeta, nel reparto ostetricia dell'ospedale San Carlo di Milano. 

La leggenda vuole che a casa, abbandonati a loro stessi, mio fratello e le mie due sorelle, abbiano cercato invano di rendermi istantaneamente figlio unico, arrivando a tanto così dal provocare un incendio, nel tentativo di friggere delle patate in padella. Sono lieto che l'impresa non sia finita in tragedia, se non altro perché così ho avuto modo di ringraziarli di persona per aver messo nel cappello i tre voti fondamentali per l'assegnazione del mio nome di battesimo. Contro i due di mamma e papà, costituirono la maggioranza assoluta che relegò "Giancarlo" a ingombrante comprimario da utilizzare tassativamente a ogni compilazione di generalità, pena l'attribuzione di un codice fiscale errato.

Per via di Chiarugi e della sua pedata vincente, si sarebbe detto che ero destinato a ingrossare le fila della tifoseria milanista e che, arrivata l'età in cui le partite in tv iniziano a interessare più dei cartoni animati, avrei dovuto legare il mio innato, italico e cattocalcistico senso di appartenenza ai colori rossoneri. Ma, giunto quel giorno, non ero ancora uno che si lascia impressionare da segni del destino, rovi ardenti e romanticherie varie e trovai naturale diventare un convinto interista, lasciando intravedere già in fase preadolescenziale una preoccupante vocazione all'autolesionismo. Smisi presto, per fortuna, all'età in cui le partite in tv iniziano a interessare meno delle femmine (scatto non automatico), per cercare nuove e più interessanti forme di dipendenza. Ovviamente l'Inter vinse lo scudetto l'anno dopo. 

Non ho mai pensato di scrivere a Chiarugi per informarlo di questo nostro sodalizio astrale. So che è superfluo. Un giorno ci incontreremo nel bar di un autogrill e ci riconosceremo. Io gli dirò sottovoce la data del sedici maggio millenovecentosettantatré e lui scuoterà la testa, rivelandomi che in realtà il suo successo più importante è stato lo scudetto con la Fiorentina nel '69.

(foto scattata nel parcheggio di un Decathlon, fine estate 2018)

giovedì 15 maggio 2025

mercoledì 14 maggio 2025

l'arte

 

L'arte cerca la libertà.

Unisce le persone, include la diversità.

Ecco perché rappresentiamo una minaccia per gli autocrati e i fascisti del mondo, ma la creatività non ha prezzo": l'urlo di Robert De Niro 

martedì 13 maggio 2025

"La llave", o dei nomi in movimento

 


07-2018
43°16'8.796''N 2°55'57.269''W

Il museo Guggenheim di Bilbao si trova accanto al fiume che attraversa la città e vicino a un ponte, noto come Puente de la Salve. Non è un ponte antico, lo hanno tirato su nei primi anni Settanta. Era inizialmente intitolato ai Principi di Spagna ma, da un certo punto in avanti, le autorità si sono rassegnate a ufficializzare il nome con cui tutti erano soliti chiamarlo, per via dell'abitudine dei marinai di recitare il Salve Regina in prossimità delle sue arcate e in vista della basilica di Nuestra Senora de Begona, probabilmente come ringraziamento per essere rientrati sani e salvi dalle insidie dell'oceano. 

Perché, prima di ogni celebrazione ufficiale o decreto, è l'associazione a un'abitudine o a una particolare circostanza o suggestione o idea che crea un nome e attribuisce un significato a un oggetto o a un luogo. A volte un significato molto semplice. Come Chogori, il nome dato in lingua Balti al K2, che niente altro vuol dire che "grande montagna" (niente altro? ma quanto altro può rappresentare una grande montagna...).

C'è però un secondo nome, più misterioso, che si intreccia alla storia del Puente de la Salve, ed è quello di un'opera d'arte. Si tratta del titolo del grande murale dipinto sotto il piano stradale del ponte, su un largo segmento di uno dei suoi pilastri. "La Llave / Giltza Bat" (la chiave) rappresenta due donne poste una di fronte all'altra, impegnate in una conversazione di parole e sguardi. Le poche informazioni che ho raccolto mentre ero lì e più avanti si riferiscono ai due soggetti come a due donne di età differenti. A quanto pare si tratta di un inno al dialogo come strumento di pace, e nei Paesi Baschi  questo avrebbe senza dubbio un suo particolare significato. Sarà l'espressione di un genuino e condiviso sentimento popolare? O piuttosto di un messaggio normalizzante, istituzionale, commissionato e voluto lì, non nel cuore del turistico ma pur sempre piratesco Casco Viejo, dove ancora i muri rivendicano la libertà per i prigionieri politici, bensì accanto al maggior simbolo della nuova Bilbao, resa ricca, più addomesticata e meno belligerante dall'arrivo di importanti investimenti e nuove forme di benessere?

Non ne so molto. Potrei indagare ma preferisco fantasticare, tentare esegesi approssimative o pindariche, senza venire a capo con certezza del titolo e della sua dietrologia. E mi va più che bene. Mi interrogo su quale sia la vera chiave della "Chiave" e mi viene in mente che,a partire dalla toponomastica, i significati non palesi e i misteri sono indispensabili al pari delle verità svelate, nel corso di un viaggio, per fare sì che lo stesso prosegua. E che dietro l'esplicito c'è sempre un genius loci furbetto, curioso di vedere se qualcuno è in grado di scovarlo e farselo amico, sia tra coloro che sono solo di passaggio, che tra indigeni che hanno smesso di farsi domande nel fluire quotidiano di gesti messi in scena sempre sullo stesso palcoscenico. La stessa fermata d'autobus per andare al lavoro, lo stesso bar della colazione, lo stesso supermercato, la stessa vecchia idea di essere speciali che ci è saltata in testa quando eravamo giovani e poi è rimasta lì a prendere polvere, disinnescata come una bomba a mano riutilizzata come cimelio e complemento d'arredo.

(foto scattata poco prima di accedere al Guggenheim, luglio 2018)

Lusiadi

 " Lei sa che Pedro de Alcacova ha detto che i Lusiadi hanno un solo difetto : il poema non è abbastanza breve per impararlo a memoria, né lungo abbastanza per non aver fine".

venerdì 9 maggio 2025

Bill Callahan - America!

Afghanistan!
Vietnam!
Iran!
Native American!
America!
Well, everyone's allowed a past they don't care to mention
America!
America!

Bifo presenta ‘Pensare dopo Gaza’

 


Saggio sulla ferocia e la terminazione dell'umano

 

E chi pensa non è solo. Altri pensano, altri contemplano il dramma, e lo vivono singolarmente   Ciò che accade nel presente- il genocidio eretto a nuova regola della storia, lo scatenarsi della demenza aggressiva in ogni nicchia delle relazioni sociali- è molto peggio di quel che accadde in Germania nel 1933, perché ora è definitivo e incontrastato e perché nel futuro non ci sarà nessuna Stalingrado-    Per questo pensare è tremendo, ma indispensabile.


giovedì 8 maggio 2025

Voce di donna

 Così dolce la voce di donna

timidamente ricorda le cose dell'amore

Senza intento senza 

scopo

 senza tempo né luogo

lunedì 5 maggio 2025

Si è aperta sabato la mostra "Fra Terra e Cielo", dipinti di Anna Cigoli


Con il sorriso, rinnoviamo l'invito a visitare "Fra Terra e Cielo", mostra di dipinti di Anna Cigoli (@madamakodama), in esposizione presso la Libreria Ponchielli fino al 15 Maggio. 
 

The only living boy in Oporto


Com'era già capitato a Gijon, sorpresi Porto in pigiama, in strade piene solo di alba, entrandogli in casa dalla gattaiola. Ero emerso all'improvviso dal gomitolo di vicoli della municipalità limitrofa di Vila Nova de Gaia, precipitando ai piedi del colossale ponte Luiz Primero, sulle rive del Duero. Sistemato il mulo in un luogo strategico per la notte a seguire, avevo atttaversato la passerella più bassa di quell'utilissimo gargoyle di ferro e mi ero concesso di visitare fuori orario il tempio serale delle taverne con vista sulla città vecchia, che si innalzava come un goloso mont blanc di colorati livelli architettonici, subito al di là del fiume.

Ondeggiavo sulle banchine assieme agli scenografici trialbero griffati Porto Sandeman, mentre il sole iniziava a guadagnare centimetri su stucchi, coppi e bovindi più alti, vestendoli di colori e forme, e tagli di luci e ombre che si offrivano con sempre minor pudore, a disposizione dei più mattinieri tra i fotografi. Ma c'ero solo io. E qualche cicloturista in fase di selfie rituale. E due camminatrici con zaino. Colsi un accento familiare, tipo Bologna. Sì, ciao, noi Bologna, e tu? Cremona. Dirette a Santiago? Sì, cammino portoghese,  appena partite.

Per il resto, silenzio al cospetto di un grande e variopinto scrigno addormentato. Un cofanetto stipato di anime e corpi, una pentola a pressione rimasta su tutta la notte, un pouf che trattiene e imprigiona una montagna di giocattoli che pretenderebbero vivere di vita propria, inerti, in attesa di esplodere fuori dal coperchio nel giorno dei bimbi. Ebbi chiara l'immagine di un'umanità presente per procura. Ne udivo il ronzio vago negli oggetti e negli edifici ma, di fatto, era nascosta, provvisoriamente invisibile, compressa nelle abitazioni.

Erano ancora tutti vivi? Che bel gioco di fantasia fu, in quel momento, pensare che la città potesse essersi svuotata in una notte, con un esodo di carri e masserizie nel buio di una luna nuova, effettuato per motivi misteriosi. O anche immaginare un sortilegio. Persone dissolte dietro l'uscio di casa allo scoccare delle quattro antimeridiane e, al mattino, ritrovate sottoforma di nebbia sottile che filtra verso l'esterno da sotto le finestre. Un barcaiolo superstite la osserva galleggiare sul Duero e non capisce di essere rimasto l'unico.

Ecco, dunque, come questa propaggine del vecchio Occidente mi era apparsa degna di far parte del novero onirico delle Città Invisibili Disegnando questa fantasia, avevo finito col trovarmi faccia a faccia con me stesso in un vetro. Mi diedi un titolo, prendendone un altro in prestito da una famosa, vecchia canzone che mi aveva intersecato la mente. La melodia mi rimase in testa fin dentro i ciottoli della Ribeira, svanendo infine nei tintinnii di un caffè all'aperto.

Tom, get your plane right on time
I know that you've been eager to fly now
Hey, let your honesty shine, shine, shine now
Doh-n-doh-de-doh-n-doh
Like it shines on me (Here I am)
The only living boy in New York
The only living boy in New York


domenica 4 maggio 2025

25 Aprile 2025



CHEAP Street Poster Art e ARCI

(Bacheca comunale 45.12838°N 10.02993°E)

sabato 3 maggio 2025

Di scirocco, di caldo e di Sicilia



 

Estratto da: Cammamoro, 'Cartoline da Trapani', Internazionale 1573 del 26/07/2024
(https://www.instagram.com/cammamoro)

giovedì 1 maggio 2025


 (By Roberta Boccacci)

Joule in rima


Lavoro
Genera
Entropia
Ora dimmi
Se questa
Non è
Commedia
Tragedia
Arte
Poesia

(foto scattata a Torre del Lago Puccini, nei giorni in cui le spiagge sono percorse da uomini in sella a setacci a motore per preparare la sabbia degli stabilimenti per la stagione, 30 aprile 2025)