lunedì 30 novembre 2015

"La botanica delle relazioni" di Massimo Geranio


Mercoledì 2 dicembre 2015 alla Casa del Gelato in Cso. Vittorio Emanuele II, 61, alle ore 18:30 si terrà l'incontro legato a Fleurette, in cui Massimo Geranio parlerà del suo progetto "La botanica delle relazioni". 
Interverranno Daniela Bernabé, maggiore conoscitrice dell'articolato lavoro di Geranio, l'artista Elena Baila, Luca Ferrari che presenterà la sua dotta e documentata biografia sul jazzista Mike Taylor, Paolo Bonini che ultimamente è assiduo collaboratore dell'artista e l'attrice Antonia Stradivari. 
Un nutrito e variegato appuntamento, che vuole offrire al pubblico stimoli e personaggi differenti, che a Massimo Geranio piace pensare come svariati e particolareggiati fiori di un comune giardino, "un universo di fiori, gigli bianchi, rose rosse, magnolie [...] che al profumo e non parliamo al tatto, fanno di questi personaggi, umori, fumi alchoolici, ectoplasmi, recitativi, musica, fonemi e non di più", come dice Carmelo Bene in commento al suo Romeo e Giulietta.       

"Gioverà aver ricordato anche questo"


domenica 29 novembre 2015

"Frieda" e "Il ritrattista" i primi due libri di Utopia Editrice!


"La botanica delle relazioni" di Massimo Geranio

     

Mercoledì 2 dicembre 2015 alla Casa del Gelato in Cso. Vittorio Emanuele II, 61, alle ore 18:30 si terrà l'incontro legato a Fleurette, in cui Massimo Geranio parlerà del suo progetto "La botanica delle relazioni". 
Interverranno Daniela Bernabé, maggiore conoscitrice dell'articolato lavoro di Geranio, l'artista Elena Baila, Luca Ferrari che presenterà la sua dotta e documentata biografia sul jazzista Mike Taylor, Paolo Bonini che ultimamente è assiduo collaboratore dell'artista e l'attrice Antonia Stradivari. 
Un nutrito e variegato appuntamento, che vuole offrire al pubblico stimoli e personaggi differenti, che a Massimo Geranio piace pensare come svariati e particolareggiati fiori di un comune giardino, "un universo di fiori, gigli bianchi, rose rosse, magnolie [...] che al profumo e non parliamo al tatto, fanno di questi personaggi, umori, fumi alchoolici, ectoplasmi, recitativi, musica, fonemi e non di più", come dice Carmelo Bene in commento al suo Romeo e Giulietta.       

Il cantiere dei saperi


martedì 24 novembre 2015

"Pinocchio" di Carlo Collodi



(Carmelo Bene, Pinocchio o lo spettacolo della Provvidenza, 1999)

[Il Re] Potrebbe aver scoperto che la << non esistenza >> è la sua forma tipica e inattaccabile di esserci. Colpo di stato negativo: il Re ha scelto di non essere, farsi inattaccabile alle indagini filosofiche, alle pie aggressioni archeologiche, alle minute pedagogie della storia; privo di azione, ingiudicabile ed ingiudicante, presente nell'unica forma che gli consenta di essere dovunque, cioé l'assenza, egli si candida come irriducibile centro del c'era una volta; centro privo di dove, totalmente clandestino: trafiggila, l'armatura di nulla. A che fare domande a colui che non risponde? 

Giorgio Manganelli, Pinocchio un libro parallelo   

GIOVEDI 26 NOVEMBRE 2015 ORE 18,30 AL CAFFE LETTERARIO KM ZERO V.LE PO 15 VINCENZO MONTUORI E ANNA PAULINICH PRESENTANO " RICORDARE PASOLINI?"

GIOVEDI 26 NOVEMBRE 2015 ORE 18,30 AL CAFFE LETTERARIO KM ZERO V.LE PO 15

VINCENZO MONTUORI E ANNA PAULINICH PRESENTANO " RICORDARE PASOLINI?" 

  
NEL  QUARANTESIMO ANNIVERSARIO DELLA MORTE.
UN RICORDO NON CONVENZIONALE
INGRESSO LIBERO

giovedì 19 novembre 2015

Fleurette: Riempire il mondo come una primavera"




Venerdì 20 Novembre alle ore 17.00 

presso la CASA DEL GELATO 
Corso Vittorio Emanuele, 61 

verrà inaugurata la mostra  

MASSIMO GERANIO @50 

con la presentazione dell'installazione Fleurette, comprendente una serie di lavori ispirati da motivi floreali o forme geometriche ad essi riconducibili. L'artista, che proprio il 20 Novembre compie 50 anni, esporrà inoltre alcuni dei suoi ultimi lavori, accomunati dal medesimo tratto elegante e delicato, in cui segno grafico e disegno quasi si confondono, fondendosi armoniosamente con frammenti di testi, quasi una partitura musicale che evoca e suggerisce visioni, rimandi, analogie o contrasti. Il fiore, ne "Il testamento di Orfeo" di Jean Cocteau, autore caro e prediletto dell'artista, è simbolo del poeta o meglio, della sua poetica che viene tradita e quindi trasmessa solo dal suo leve e leggiadro librarsi nell'aria. Il fiore quindi come testamento di rinascita, di resurrezione e nuova vita, sconfitta della morte o meglio, una nuova morte che non può che essere preludio di una nuova primavera in cui tutti i fiori sbocceranno e daranno vita a quello che è il cicaleccio di nuovi testamenti e poetiche che si potranno ascoltare e vedere nei lavori di Massimo Geranio durante questa installazione ed evento. Tra le opere in visione una pubblicazione a tiratura limitata stampata per l'occasione a cura dell'editore Pulcinoelefante, con cui l'autore collabora da anni, che racchiude alcuni versi di una poesia dello stesso Geranio, una sua incisione e una fotografia di Elena Baila, in quattro diverse e suggestive versioni.

lunedì 16 novembre 2015

E basta !









Trilussa
LA NINNA NANNA DE LA GUERRA
(1914)
 Ninna nanna, nanna ninna,
er pupetto vò la zinna:
dormi, dormi, cocco bello,
sennò chiamo Farfarello
Farfarello e Gujermone
che se mette a pecorone,
Gujermone e Ceccopeppe
che se regge co le zeppe,
co le zeppe d'un impero
mezzo giallo e mezzo nero.
Ninna nanna, pija sonno
ché se dormi nun vedrai
tante infamie e tanti guai
che succedeno ner monno
fra le spade e li fucili
de li popoli civili
Ninna nanna, tu nun senti
li sospiri e li lamenti
de la gente che se scanna
per un matto che commanna;
che se scanna e che s'ammazza
a vantaggio de la razza
o a vantaggio d'una fede
per un Dio che nun se vede,
ma che serve da riparo
ar Sovrano macellaro.
Chè quer covo d'assassini
che c'insanguina la terra
sa benone che la guerra
è un gran giro de quatrini
che prepara le risorse
pe li ladri de le Borse.
Fa la ninna, cocco bello,
finchè dura sto macello:
fa la ninna, chè domani
rivedremo li sovrani
che se scambieno la stima
boni amichi come prima.
So cuggini e fra parenti
nun se fanno comprimenti:
torneranno più cordiali
li rapporti personali.
E riuniti fra de loro
senza l'ombra d'un rimorso,
ce faranno un ber discorso
su la Pace e sul Lavoro
pe quer popolo cojone
risparmiato dar cannone!



[top]

mercoledì 11 novembre 2015

"Un topo! Un topo!"



Il presidente del Senato Pietro Grasso e il Garante per l'Infanzia Vincenzo Spadafora, l'11 novembre 2015 han presentato in Senato, presso la Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani, con l'ausilio di Geronimo Stilton, il volume edito da Piemme, "Geronimo Stilton. La costituzione italiana raccontata ai ragazzi" ... Non rimane che affidarsi al commento del video sovrastante ...

martedì 10 novembre 2015

librirari


Bruno Zanardi, Federico Zeri, Chiara Frugoni, Il cantiere di Giotto, Skira Editore, Milano 1995 

                                 

Faccio/solo/il/mio/lavoro (Immagine di Ugo Pierri)





Faccio/solo/il/mio/lavoro

«Posso affermare che, in conformità col mio giuramento, ho obbedito agli
ordini che mi sono stati impartiti; aggiungo che nei primi anni non ho
avuto nessun complesso o conflitto interiore. Stavo seduto davanti alla
mia macchina da scrivere e facevo il mio lavoro»

Nessun potere potrebbe esistere senza opprimere. O, per meglio dire,
ogni potere deve opprimere. È nella sua stessa essenza schiacciare la
libertà dell’uomo. Tuttavia i suoi ingranaggi non sono composti
unicamente da assassini e dittatori, da torturatori e militari. Se
conveniamo che il carcere, al di là di qualsiasi funzione si possa
attribuirgli, è un luogo di sofferenza in cui il potere fa gravare il
suo consistente peso sull’individuo recluso (nessuno, neanche l’essere
più tirannico, può pretendere che la libertà e la dignità dell’uomo
restino attive all’interno di una cella), dobbiamo logicamente
annoverarlo tra gli orrori più visibili del potere.

È l’apparato repressivo dello Stato: esercito, polizia, frontiera,
prigione.

Ma se riconosciamo il soldato che esegue gli ordini andando ad uccidere
nella sua divisa, gli altri ingranaggi del potere non si distinguono
necessariamente se indossano il color cachi dell’assassino
professionista o il blu scuro del difensore dell’ordine statale.
L’ingegnere, seduto dietro il suo computer, progetta gli schemi tecnici
per la costruzione di un nuovo edificio. L’architetto usa le sue
conoscenze in materia per creare dal niente i piani della nuova
struttura da erigere. Il capocantiere si occupa dell’organizzazione dei
lavori, calcola i tempi necessari, piazza le squadre degli operai.
L’operaio che travasa il cemento, l’elettricista che installa i
circuiti,… Tutti fanno il proprio lavoro. Tutti si guadagnano il pane.
Tutti obbediscono agli ordini e rispondono alle richieste. Tutti
parteciperanno alla costruzione della maxi-prigione.

Qualcuno ha posto la formula che segue per caratterizzare l’era
contemporanea: «Ogni uomo ha i principi della cosa che possiede». Se
consideriamo che possedere delle cose equivale all’attività svolta,
capiamo bene che, quali che siano le circostanze, quali che siano i
rapporti che ci circondano e ci influenzano, non possiamo sbarazzarci di
ogni responsabilità in quel che facciamo. Ciò che faccio caratterizza
anche ciò che sono. Il nostro tempo mistifica la relazione tra agire ed
essere. Facciamo cose che non corrispondono, in fin dei conti, a ciò che
siamo o vogliamo essere. Questa mistificazione ci disumanizza, nel senso
che più facciamo cose che non ci corrispondono, più diventiamo come le
cose che facciamo.

Se applichiamo questo ragionamento all’attitudine di chi, col suo
lavoro, partecipa alla costruzione di un luogo di sofferenza come la
maxi-prigione, non possiamo limitarci a considerare come soli
responsabili quei politici che hanno stabilito che occorre costruire la
più grande prigione della storia belga. Ogni persona che vi contribuisce
ha la sua responsabilità specifica. Dall’architetto fino all’operaio.
Sì, anche l’operaio. Applicando la stessa logica razionale, potremmo
andare anche oltre: se quel che facciamo ci caratterizza, allora chi
costruisce una prigione assume per forza di cose l’aspetto di un
secondino. La cosa che sta facendo, costruire una prigione, lo influenza
al punto che i principi della prigione (sofferenza, tortura, privazione,
degrado) si riflettono su di lui in quanto essere.

Se combattiamo la costruzione della maxi-prigione proponendo di
sabotarne gli ingranaggi, non possiamo puntare il dito solo sulle
attrezzature che scavano, gli uffici in cui si fanno i progetti, i
camion che trasportano le grate. Non possiamo far altro che appurare le
responsabilità personali, se non vogliamo contribuire, con la nostra
lotta, al rafforzamento della mistificazione disumanizzante di cui
sopra. Colui che partecipa col suo lavoro alla costruzione della
maxi-prigione sarà ritenuto responsabile di quello che fa. E ciò implica
che, o decide di rifiutare di partecipare ancora a un’opera destinata a
schiacciare migliaia di esseri umani, o prende coscienza della propria
responsabilità, se l’assume e la rivendica continuando a collaborare,
esponendosi così a coloro che sono determinati a fare tutto ciò che
reputano coerente col loro desiderio di libertà affinché quel luogo
atroce non veda mai la luce.

D’altronde, la citazione iniziale è di Adolf Eichmann, SS
Oberstrumbannführer, che ha avuto un ruolo determinante nell’organizzare
la deportazione di centinaia di migliaia di indesiderabili (ebrei,
rivoluzionari, handicappati, zingari,…) verso i campi di concentramento
e di sterminio. Un semplice burocrate che faceva solo il suo lavoro.

[Ricochets, n. 11, Ottobre 2015]

giovedì 5 novembre 2015

SEATTLE : il corpo del libro vince ( se mai il libro avesse deciso di combattere)

"Qualche anno fa, mentre firmavo copie del mio libro in una meravigliosa libreria indipendente di Seattle- la Elliott Bay-, notai un ragazzo..."

                                                   da " La Repubblica dell' Immaginazione ", Azar Nafisi


" Martedi 3 novembre ha aperto a Seattle, nello stato di Washington, Amazon Books, la sua prima libreria reale..."
                                                  Il Post


"Care, amatissime Librerie Indipendenti , nella vostra sincerità disarmante, nella vostra imperfetta ricerca sensibile, frammenti di uno specchio che anche Alice ha desiderato attraversare ... "

                             Rick Gekoski

Charlie Hebdo, Luz

a René Girard

                                       (Paul Klee, Gatto addormentato)
 
Calibano simboleggia il sentimento poetico non ancora educato, la poesia prima del linguaggio, senza forma, amorale, persino immorale, quindi pericoloso e addirittura riprovevole, ma ciò nonostante vera poesia. 

René Girard, Trangugeranno le nostre istruzioni come il gatto lecca il suo latte. l'autoironia nella Tempesta, in "Shakespeare. Il teatro dell'invidia"

Bellow e la Tartaruga



Dice infatti Moses: E se la vita non spiegata non vale la pena di essere vissuta, anche la vita spiegata è insopportabile

Bellow

mercoledì 4 novembre 2015

L'antiaccademia

(Gilles Deleuze & Claire Parnet)

[Deleuze]Si occupò di teatro come di altro per indisciplina e tuttavia con un rigore straordinario. Deleuze si è opposto all'umanistica gretta, come Lacan sul piano del linguaggio certa sistematica filosofica che continuava ad affrontare l'impensabile o l'inconscio col linguaggio sistemico. Deleuze era l'anti-accademia...  

Carmelo Bene su Gilles Deleuze, "Caro filosofo ti voglio bene" in Panta Carmelo Bene

 

a Pier Paolo Pasolini

(Maria Callas e Pier Paolo Pasolini sul set di "Medea")

Senza disobbedienza 
cosa farebbero  
i bambini,  
gli eroi, gli artisti?
                     
       Jean Cocteau, Il testamento d'Orfeo